Capitolo 48

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*GIUSEPPE*

Ero seduto al tavolo della mia cucina, e guardavo con occhi spenti il piccolo calendario appoggiato sul bancone.

12 agosto 2018.

Erano passati quattro giorni dal mio compleanno.
Era stato un compleanno orribile, avevo passato la giornata chiuso a Palazzo Chigi, ma poi per fortuna avevo trascorso la serata con mio figlio, che poi si era anche fermato a dormire da me.
Non accadeva da tanto, e mi era mancato passare dei momenti così teneri con il mio bambino.
Quella serata con lui mi aveva reso felice, mi aveva fatto provare quella allegria che ormai non sentivo da settimane.
Sentirlo parlare delle sue cose, dei suoi amici, dei corsi di teatro, di videogiochi, mi liberava completamente la testa.
Era quasi come se in quei momenti esistessimo solo io e lui, un padre e un figlio, e nessun altro.
Niente politica, niente lavoro, semplicemente noi due.

Eppure, per quanto fossi felice, sentivo comunque quella mancanza.
Era il primo compleanno dal 2015 che passavo senza Aurora.
Fu così strano e triste svegliarmi la mattina solo, in un letto troppo grande per una persona sola, senza lei che mi riempiva il viso di baci e mi faceva gli auguri.
Volevo che fosse lì, avrei dato oro per vederla tutta assonnata, appiccicata a me come una cozza, che mi sussurrava all'orecchio parole dolci di prima mattina.
Ma no, lei non ci avrebbe più dormito in quel letto, e io dovevo farmene una ragione.

12 agosto 2018.

Già otto giorni, erano passati.
Tornò la malinconia, assieme a quella spiacevole sensazione di vuoto che mi portavo dietro da quando ci eravamo lasciati.
Speravo solo che finisse tutto presto, non volevo passare il resto della mia vita con il cuore spezzato, eppure sapevo che ci avrei messo tanto a riprendermi.
Intanto, l'unica cosa che potevo fare era smettere di pensarla e occuparmi la testa con altre cose.

Mi alzai dalla sedia e andai a prendere il quotidiano, poi tornai al tavolo.
Ero arrivato al punto in cui dovevo riempirmi la testa con il lavoro o svagarmi in qualche modo, altrimenti il mio pensiero sarebbe volato ad Aurora. E avrei pianto, sicuramente.
Quasi come avevo fatto la fatidica sera in cui avevamo messo fine alla nostra storia.
Avevo pianto davanti a lei, e avevo anche pianto dopo essere uscito dal suo appartamento.
Ero rimasto per un lasso indefinito di tempo nella mia auto, con la testa appoggiata sul volante, a piangere come farebbe un bambino a cui è stata portata via la cosa più preziosa che ha.
Tornato a casa, non avevo praticamente chiuso occhio.
La mattina seguente, a Palazzo Chigi, sembravo uno zombie e Rocco non si era fatto scrupoli nel farmelo notare.
Gli avevo raccontato tutto, ritenevo giusto che il mio portavoce, colui che si occupava della mia immagine pubblica, sapesse cosa mi stava accadendo.
Aveva provato a essermi vicino quasi come farebbe un amico, non solo un semplice collega di lavoro, ma non aveva funzionato più di tanto.
La ferita era ancora aperta, e ci avrei messo sicuramente parecchio tempo per riprendermi.
Chissà quanto, però... Volevo solo stare bene, volevo pace e tranquillità.

In quell'ultima settimana mi ero sentito come se la testa mi stesse per esplodere, ero sovrappensiero e perennemente stressato.
Aurora non voleva uscirmi dalla testa, ormai era la padrona assoluta dei miei pensieri.
Mi alzavo la mattina e pensavo a lei.
Andavo a letto la sera e pensavo a lei.
Non sapevo più cosa fare, ormai il pensiero di lei mi tormentava.
Era finita. Ma era davvero finita?
Non l'avrei mai più vista, non l'avrei mai più baciata? Non avrei mai più potuto passare le mani tra i suoi capelli, facendola sorridere?

Eccomi, ero tornato al punto di partenza. Non riuscivo ad accettare il fatto che fosse veramente finita.
Proprio ad agosto, sarebbero stati cinque anni da quando era entrata nella mia vita e mi aveva fatto innamorare di lei.
Ma non c'era più, non c'eravamo più.
Era cambiato tutto in quegli anni, avevamo trovato così tanti ostacoli lungo i nostri percorsi, ma li avevamo superati tutti.
Ne uscivamo sempre vincenti.
Sempre a testa alta.
Sempre più forti e innamorati di prima.
Sì, avevamo superato tutti gli ostacoli, tranne quello.
Arrivai addirittura a chiedermi se ne fosse valsa la pena.
Avevo fatto di tutto per averla con me.
Avevo tradito e ferito la mia ex.
Mi ero fatto odiare dal mio bambino, da Angela.
Anche dai miei genitori, che credevano fossi stato pazzo a mettere fine a un matrimonio durato così tanto.
Avevo cambiato la mia vita per Aurora, semplicemente perché volevo seguire il cuore, volevo stare con lei.
Ma era andato tutto a rotoli.

I Wanna Be Yours // Giuseppe ConteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora