Capitolo 15

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Attenzione: scene sessualmente esplicite. (ma poco, a dire il vero)

"Buongiorno." disse Giuseppe, dopo essere entrato nell'ufficio di Aurora.

Teneva in mano una cartella piena di documenti, che appoggiò subito sulla scrivania, e aveva un'insolita aria nervosa.

"Alla buon'ora!" disse Aurora sorridendo e guardando l'orologio. L'uomo aveva fatto tre quarti d'ora di ritardo e la giovane ragazza aveva iniziato un po' a preoccuparsi. Pensò di chiamarlo ma si tranquillizzò, vedendolo entrare nel suo ufficio.
Si alzò e si avvicinò a lui, salutandolo con un bacio delicato sulle labbra.
Ormai non poteva fare a meno di cercare sempre qualche tipo di contatto fisico con lui, di qualsiasi tipo. Era attratta da lui, sia fisicamente, ma soprattutto mentalmente. Era nato un nuovo tipo di connessione, più profonda che mai, guidata da sentimenti sinceri. Ogni istante che passava con lui, era un istante di cui faceva tesoro.
Anche quel bacio casto e innocente elettrizzò la ragazza. Avrebbe voluto qualcosa di più, ma temeva di risultare troppo invasiva e appiccicosa. Inoltre non riusciva a togliersi dalla mente il fatto che lui fosse sposato, che fosse il suo capo e che avesse quasi il doppio della sua età. Ma alla fin fine, perchè avrebbe dovuto crearsi tutti quei problemi? Tra loro ormai era già nato qualcosa, che senso avrebbe avuto tornare indietro? Nessuno dei due lo voleva, seppur fosse sbagliato.

"Mh... Stamattina non mi partiva l'auto, ho preso un bus." disse lui, alzando gli occhi al cielo.
Prima di sedersi, osservò attentamente la ragazza in piedi di fronte a lui. Trovava che quella mattina fosse più bella e smagliante del solito. Forse era grazie al vestito nero che indossava, che le fasciava perfettamente il corpo, mettendo in risalto le sue forme. Forse erano i capelli, tenuti in un elegante chignon basso. O forse era il suo viso, che lasciava trasparire solo tranquillità e serenità. Sembrava a tutti gli effetti un angelo.

"Com'è stato farsi un giro tra i comuni mortali?" chiese lei, scoppiando a ridere.

"Ma come sei spiritosa!" rispose lui, sarcasticamente, ridendo a sua volta. Poi tornò serio e sbuffò, sedendosi sul divanetto lì presente. "Comunque abbiamo un sacco di lavoro da fare... Che giornata di merda." disse poi, guardando la pila di documenti appoggiata sulla scrivania.

"E c'è qualcosa che posso fare per aiutarla a rilassarsi, capo?" chiese lei, sorridendogli maliziosamente, e avvicinandosi con passo lento a lui. Si sedette lì vicino e appoggiò una mano sulla guancia dell'uomo, che accarezzò dolcemente.
Poi la sua mano scese lungo il collo, fino al petto, alla pancia. Con esitazione, scese ulteriormente fin sotto la cintura, appoggiando la mano lì.
Non sapeva dove avesse trovato il coraggio per farlo, continuava a essere insicura, ma gli occhi dell'uomo sembravano supplicarla di continuare.

"Che ne dici di chiudere prima quella porta a chiave?"

"Ai suoi ordini." rispose lei, facendogli l'occhiolino. Lentamente si alzò e si avvicinò alla porta per chiuderla a chiave.
Lui la osservò, ammirando ogni suo singolo movimento delicato ed elegante, ogni singolo passo che faceva. Avrebbe voluto dirle che la trovava bellissima, ma sarebbe stato riduttivo.
Quel suo tono di voce e le parole che usava per riferirsi a lui, fecero aumentare il desiderio nei suoi confronti e soprattutto l'eccitazione che stava ormai iniziando a essere ben evidente.
La ragazza tornò lì, ma invece di sedersi sul divanetto, si inginocchiò davanti a lui. Appoggiò le mani sulla sua cintura e alzò lo sguardo verso di lui, leccandosi un labbro.
A quel punto Giuseppe si inclinò verso di lei e le prese il viso tra le mani. La guardò negli occhi e senza esitare, si avvicinò e la baciò delicatamente, impaziente di assaporare nuovamente le labbra della ragazza. Mugugnò di tanto in tanto, percependo le sue mani che gli accarezzavano il cavallo dei pantaloni e che gli aprivano la cintura.
Aurora si staccò, senza fiato, e sorrise. Ormai i loro baci erano tutti così, duravano finché uno dei due - o entrambi - non rimaneva senza fiato.
Con estrema lentezza, sotto lo sguardo attento di Giuseppe, gli sfilò i pantaloni. E guardandolo negli occhi, iniziò ad accarezzargli il rigonfiamento dei boxer, sorridendogli maliziosamente.
L'uomo gradiva quella lentezza dei movimenti della ragazza. Avrebbe certamente voluto passare dritto al punto, ma capì che sarebbe stato meglio godersi ogni singolo istante, senza nessuna fretta.
La ragazza, infine, lo liberò anche da quell'ultimo strato di tessuto, che era diventato ormai superfluo, e gli prese l'intimità in mano, iniziando a fare movimenti lenti e delicati.
L'uomo si rilassò, lasciandosi sfuggire alcuni gemiti sommessi di piacere, e abbassò lo sguardo su di lei.
In quell'istante, la ragazza decise di proseguire il suo lavoro aiutandosi anche con la lingua e le labbra, con l'unico intento di farlo rilassare e dargli piacere.
Giuseppe buttò la testa all'indietro, concentrandosi solo ed esclusivamente sulle sensazioni che la ragazza gli stava facendo provare.
Appoggiò una mano sul bracciolo del divanetto, mentre l'altra la allungò per appoggiarla sulla testa della ragazza, per spostarle alcune ciocche di capelli che continuavano a ricaderle sul viso, non per guidarla o darle il ritmo giusto. Non gli sembrava una cosa adeguata da fare in quell'istante perchè era stata lei a prendere l'iniziativa, atteggiamento che apprezzava tantissimo, quindi avrebbe preferito lasciarle il controllo della situazione.
Più i minuti passavano, più i suoi respiri diventavano affannosi e i suoi gemiti si intensificarono.

I Wanna Be Yours // Giuseppe ConteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora