Capitolo 9

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"Ah, Giuseppe, complimenti."

"Ca-cazzo, Paolo... Cosa fai qua?" chiese l'uomo, balbettando, visibilmente imbarazzato.
Aurora e Giuseppe si allontanarono, provando a tornare composti, pur non riuscendoci del tutto.
Paolo camminò lentamente nella loro direzione, ridendo, e tirando fuori dalla tasca della giacca un paio di chiavi e avvicinandosi a un'auto parcheggiata là vicino.
Oh, quanto avrebbe voluto non aver assistito a quella scena.
Inizialmente era divertito, stupito del fatto che il suo collega si fosse comportato in quel modo. Proprio lui, che era sempre stato razionale, composto, ma soprattutto fedele.
Poi, però, iniziò a infastidirsi. Giuseppe aveva dimenticato di essere sposato? O che fosse stato proprio lui a stabilire che nel suo studio legale non ci potessero essere relazioni tra gli impiegati?

"Io sto tornando a casa, voi invece?" chiese Paolo marcando quelle ultime parole, con tono ironico, salendo nella sua auto.

"Cosa? No, guarda, è che..."
Giuseppe sospirò. Non sapeva veramente cosa dire, che scusa inventarsi. Quell'incontro con Paolo lo aveva riportato alla realtà, spazzando via quel piccolo angolo di paradiso che aveva costruito con la ragazza, in quei pochi istanti. Era, però, un paradiso oscuro. Lo rendeva felice, lo faceva sentire vivo, ma allo stesso tempo era consapevole che fosse tutto sbagliato e che non avrebbe dovuto essere lì.

"Non importa adesso." disse l'uomo, guardando nella loro direzione. Poi sospirò. "Non mi sembrate messi tanto bene, volete un passaggio a casa?"

"Eh? No, lascia stare..."

"Se vi lascio qui, tra una decina di minuti vi beccherete una bella denuncia per atti osceni in luogo pubblico. Articolo 527 del codice penale. Forza, salite su." insistette l'uomo, facendo cenno a entrambi di salire.
Solo in quell'istante Aurora alzò per la prima volta lo sguardo da quando l'uomo era arrivato lì, interrompendo il loro bacio. Era così imbarazzata che non aveva nemmeno avuto il coraggio di aprire bocca.
Si sentiva come una ragazzina incapace di controllare i suoi istinti. Perdipiù, i sensi di colpa stavano iniziando a farsi vivi. Non solo aveva baciato un uomo sposato, ma qualcuno li aveva anche visti. E se Paolo avesse parlato con la moglie di Giuseppe? Cosa sarebbe successo dopo? Non era in grado di darsi una risposta precisa, era troppo agitata, e forse anche troppo brilla, per riuscire a pensare lucidamente.
Il tragitto per tornare a casa durò una ventina di minuti, eppure la loro percezione del tempo era così alterata, che avevano l'impressione di essere in quell'auto da un'eternità.
Inizialmente ci fu un classico silenzio imbarazzante. Nessuno sapeva cosa dire. I due provavano un forte senso di vergogna, mentre Paolo era semplicemente a disagio, non riusciva ancora a metabolizzare la scena a cui aveva appena assistito.
L'uomo era sorpreso di sapere che tra i suoi due colleghi di lavoro fosse effettivamente scattato qualcosa e che non fosse solo una sua impressione. Aveva provato a convincersi che i loro sguardi e i loro sorrisi fossero solo un segno di cortesia, di amicizia. Ma vederli baciarsi appassionatamente gli aprì gli occhi, gli fece vedere ciò che fino ad allora aveva provato a ignorare.
Uno strano e insensato senso di colpa lo pervase. Avrebbe dovuto prevedere che prima o poi sarebbe successo qualcosa di più e di conseguenza avrebbe dovuto parlarne con Giuseppe per fargli capire che doveva tenere mani e labbra al loro posto.
Ma ora cosa c'era da fare? Ormai si sentiva "in mezzo" alla faccenda.
La vita sentimentale di Giuseppe non era sicuramente una cosa che lo riguardava, però non gli andava giù il fatto che ci fosse qualcosa tra lui e una sua dipendente. Era severo su certe questioni, inoltre erano d'accordo entrambi che lì non ci dovessero essere relazioni sentimentali tra gli impiegati.
Giuseppe e Paolo non erano certamente esonerati da quella regola, pur essendo entrambi proprietari di quello studio legale.
Ma parlare di loro sarebbe stato scontato, visto che erano entrambi sposati con due donne stupende e quel problema non sarebbe nemmeno dovuto esistere per loro due.
Però ora ecco Aurora, tra le braccia del suo capo.
Paolo avrebbe tanto voluto parlare e fare la ramanzina a entrambi, ma non era veramente il momento più opportuno. Avrebbe preferito affrontare la questione un altro giorno, in cui sarebbero stati sobri entrambi. O tentare di far ragionare Giuseppe.
Provò a scacciare la tensione che si stava creando in quell'auto iniziando una conversazione leggera, parlando dell'unica cosa che accomunava tutti e tre: il lavoro.
Parlò di alcuni casi difficili su cui stava lavorando, di alcuni clienti un po' troppo folli per i suoi gusti, ma nulla da fare. Non riuscì nel suo intento, Aurora e Giuseppe parlarono ben poco, perlopiù a sillabe, non riuscendo a sciogliersi del tutto.

I Wanna Be Yours // Giuseppe ConteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora