30. Non fai altro che guardarmi da quando sono entrato

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JUNGKOOK

"Ciao" dissi in tono praticamente "da fiaba" a Jimin non appena aprii la porta di casa mia, ritrovandomelo davanti con un cappello a coprirgli tutta la testa, e le orecchie, ed il naso leggermente arrossato per il freddo.
"Ciao" mi rispose lui a sua volta, rivolgendomi uno dei suoi soliti sorrisi estremamente adorabili e, poi, avvicinandosi per darmi un leggero bacio a stampo prima di entrare.

Io lo lasciai fare, mettendomi ad osservarlo con un'espressione spensierata e felice dipinta in faccia.

"Non fai altro che guardarmi da quando sono entrato" commentò lui dopo un po', voltando la testa nella mia direzione con uno sguardo incuriosito.
"Perchè sei bellissimo" gli risposi con sincerità, lasciando aprire le mie labbra in un sorriso reale e veritiero.

E, beh, dopo mesi passati a fingerli, quei sorrisi, poterne fare uno per davvero, finalmente, era una liberazione.

"Smettila, che poi arrossisco fino alla punta dei capelli" mi rimbeccò in tono ironico, abbassando, poi, lo sguardo per non farmi notare che fosse arrossito seriamente.
"Li hai già rossi" continuai, però, io, rigirando il coltello nella piaga divertendomi anche parecchio.
"Non è questo il punto del discorso" ribattette lui quasi offeso, non riuscendo ad evitare di scoppiare a ridere, però, quando ritrovò il contatto visivo con me.

E, ad ogni sua risata così, io mi innamoravo sempre un po' di più...

Okay, so già cosa state pensando: mi rendevo conto benissimo da solo del fatto che stessimo insieme relativamente da poco, ma...il legame che avevo con lui lo sentivo così speciale, proprio sulla mia pelle, che fare pensieri del genere mi veniva naturale.

Come mi veniva naturale voler stare con lui tutte le ore della mia giornata, ogni giorno. O prendergli qualcosa da mangiare dal frigo non appena sentivo i leggeri brontolii del suo stomaco. O abbracciarlo più forte che potevo, stringendolo al petto, quando lo sentivo tremare per via del freddo.

Con Jimin era tutto così facile e spontaneo...

"Che "film" hai preparato per oggi?" mi chiese dopo aver finito di togliersi cappotto e cappello ed averli riposti sull'appendiabiti in fondo al corridoio, avvicinandosi, poi, a me fino ad arrivare ad intrecciare le mani dietro al mio collo, alzandosi sulle punte dei piedi.
"Perchè hai detto film con quel tono?" gli domandai in tono leggermente confuso, prendendolo per i fianchi e sollevandolo in modo che intrecciasse anche le gambe intorno al mio corpo.

"Perchè, di solito, quando fai partire un film, poi, facciamo ben altro" mi spiegò con ovvietà, non muovendo nemmeno un dito quando mi incamminai fino alla mia stanza, lasciandolo cadere sul letto e distendendomici accanto subito dopo.
"Ed oggi tu avresti voglia di fare questo "ben altro" oppure no?" dissi, allora, in tono estremamente allusivo, avvicinando pericolosamente la mia mano all'estremità del suo maglioncino nero, iniziando a giocarci.

"Dipende da quanti vestiti hai sotto quei pantaloni".
"Ma...cosa vuoi che abbia sotto i pantaloni?" gli domandai un po' stranito, non capendo il senso di quella affermazione.
"Ti devo ricordare del fatto che, esattamente cinque giorni fa, togliendoteli nel bel mezzo del...tutto, mi sono ritrovato davanti il nulla e sono rimasto sconvolto?".

Io rimasi un po' a guardarlo dopo quelle parole, non riuscendo a non lasciarmi scappare una risatina piuttosto inopportuna nel momento in cui mi ritornò alla mente il ricordo dei suoi occhi sbarrati e dei suoi balbettii per i successivi due minuti.
E non che non avesse mai visto quello che stava sotto i famosi boxer mancanti...

"Smettila di ridere di me!" mi rimbeccò lui all'istante, prendendo a darmi dei leggeri schiaffi sul braccio fino a quando, per farlo smettere, lo avvolsi tra le mie braccia e rotolai nel letto, trovandoci faccia a faccia praticamente sul bordo.

"Con te sto così bene..." mormorai dopo qualche secondo di completo silenzio, prendendo ad accarezzargli una ciocca di capelli accanto alla fronte.
"Anche io, Kook. Veramente" sussurrò lui in risposta, accompagnando il tutto con un sorriso estremamente sincero.

"Trovarti...credo sia stata la cosa migliore che poteva capitarmi" continuai allora, non riuscendo a fare a meno di pensare, però, che avrei potuto dirgli tutte le parole del mondo e, comunque, non sarebbero bastate per esprimere come mi sentivo nei suoi confronti.
"Mi fai piangere ogni volta che siamo insieme da soli" commentò dopo qualche secondi, facendomi notare che avesse seriamente gli occhi lucidi.

"Spero che siano di gioia, almeno".
"Per te saranno sempre di gioia, te lo prometto".

E, dopo quella promessa che per me stava significando quanto un macigno, lasciammo aprire svariati minuti di silenzio, colmati solo non appena sentii nuovamente la voce di Jimin.

"Mi sono reso conto, giusto stamattina, che è quasi passato un mese" mi disse, infatti, con leggerezza, aspettando una mia reazione.
"Da cosa?" gli chiesi io, non riuscendo a capire nonostante avessi la risposta sotto al naso.
"Da quando mi hai detto che mi ami per la prima volta. Sai, quando ti sei presentato a casa mia praticamente in pigiama..." mi rispose in tono vagamente divertito, non prendendosela per il fatto che non l'avessi intuito da me.

Ma, probabilmente, aveva capito che quando ce l'avevo davanti agli occhi non ero così sveglio e concentrato...

"Giusto. E, di conseguenza, questo vuol dire che è passato anche più di un mese dal nostro primo bacio" constatai allora, passando appositamente un dito sulle sue labbra piene e rosee che mi facevano uscire di testa ogni volta che le sfioravo solamente.
"E dalla prima, e spero unica, volta che siamo rimasti chiusi nella piscina del nostro liceo" concluse con ironia, iniziando una sequela di nostre risate coordinate.

"Non ci avevo nemmeno pensato..." mormorai dopo un po', non appena ritornò il silenzio tra di noi, ottenendo, questa volta, un suo sguardo confuso.
"A cosa?".
"Che quella notte abbiamo anche dormito insieme per la prima volta" gli spiegai con un sorrisetto dipinto in faccia al pensiero di noi due, con i vestiti ancora leggermente umidi, raggomitolati uno contro l'altro sul minuscolo divano dell'ufficio della piscina.

"Ti ho anche detto che ti amavo quel giorno" aggiunse lui, assumendo la mia stessa espressione compiaciuta.
"Direi che è stata una serata molto importante".
"Puoi dirlo forte".
"Ma ci ha portato a questo, no?".

Jimin annuì solamente, affondando, poi, il viso nel mio petto, chiedendomi se potesse rimanere lì per tutta la sera.
E cosa mai volete che gli abbia risposto io?

SPAZIO AUTRICE:
Scusate per il ritardo, mi ero dimenticata che oggi dovessi pubblicare😅🙊😂.

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