35. Jun e Minho

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JUN

Probabilmente avete sentito parlare molto di me...
O, forse, è meglio dire che avete sentito parlare molto di me ed un altro ragazzo, insieme.

Ecco, non so quanto vi possa essere chiaro lo svolgimento della storia mia e di Minho e non so nemmeno quanto ve ne possa importare, però...le prossime righe sono dedicate al modo in cui mi sono innamorato di lui, se avete piacere di leggerlo.

Posso dire che sia iniziato tutto nel momento stesso in cui mi sono reso conto, quando ha dovuto farmi da "guida" al mio primo giorno nella sua stessa Università, che non mentiva quando mi aveva detto di non sapere come mi chiamassi.

Perchè...non avevo ancora mai incontrato nessuno che non mi avesse riconosciuto come "il figlio del bastardo che aveva fatto perdere la casa ad amici di amici". E, vista quest'ultima cosa, nel mio percorso di studi precedente, avevo conosciuto parecchi doppiogiochisti che volevano solamente vendicarsi di mio padre su di me.

Quindi, principalmente era quello il motivo per cui avevo deciso che, tra quelle nuove mura, non avrei dovuto dare retta a nessuno, visto che credevo che l'intenzione di chiunque era quella di umiliarmi pubblicamente.
Ma, a quanto pare, Lee Minho non aveva voglia di assecondare questo mio desiderio...

Tentò di avvicinarmi per settimane, non demordendo minimamente ogni volta che, da parte mia, ricevette un silenzio oppure delle parole sgarbate. L'unica cosa che faceva, dopo questi miei gesti, era rivolgermi uno dei suoi soliti sorrisi contagiosi e dirmi: "Ci riproverò domani".

Purtroppo, per quanto le sue intenzioni sembrassero veramente buone, la paura che avrebbe potuto "tradirmi" esattamente come tutti gli altri prima di lui non mi permetteva di, nemmeno, capire che persona fantastica lui fosse.

Mi ritrovavo spesso a guardarlo, però. Quando non se ne accorgeva, ovviamente.
Forse era che il suo sorriso era così bello che non poteva passarmi inosservato. O forse che i suoi modi di fare ed il suo gesticolare continuo mi attiravano visibilmente.
O, ancora, che posare i miei occhi su di lui, ridendo da solo nel momento in cui vedevo lui fare lo stesso, mi veniva praticamente naturale...

Alla fine, nonostante tutti i miei tentativi di tenerlo il più possibile lontano da me, Minho diventò il mio tutor di Inglese, ad insaputa di entrambi.
Non vi dico che scenata che ho fatto non appena l'ho visto entrare dalla porta dell'aula dove la segreteria mi aveva detto di presentarmi. Roba che penso mi avesse sentito tutta l'Università...

Lui, dal canto suo, rimase solamente fermo e seduto, in attesa che smettessi di urlare e di lamentarmi, cosa che, dopo un po', successe visto che mi rassegnai al fatto che così stavano le cose e dovevo farmele andare bene.

Penso che quella fu l'unica volta in cui vidi Minho arrabbiato. Già durante tutta la lezione che, poi, mi fece lo vidi parecchio alterato, ma lo sguardo gelido che aveva dipinto addosso non appena finimmo non lasciava dubbi.

Tra i miei sensi di colpa per tutte le cose ingiuste che gli avevo detto, nella mia sfuriata, e la pioggia battente, dopo, gli offrii un passaggio fino a casa, che lui, dopo un po' di esitazione, accettò.

Fu durante quel "viaggio" che gli chiesi scusa per come mi ero comportato e gli spiegai le ragioni della mia inavvicinabilità, ottenendo da lui tutte le rassicurazioni, espresse in un tono talmente sincero che non riuscii a non crederci, che mi bastavano per abbattere il piccolo muro che mi ero costruito intorno.

Da lì, poi, diventammo amici. Ci salutavamo sempre quando ci vedevamo per i corridoi o i giardini dell'Università, ridendo e scherzando come matti invece di fare lezione di Inglese quando eravamo da soli.

Già durante quelle settimane sentii che qualcosa stava nascendo dentro di me verso quel ragazzo minuto, sognatore e divertente, ma...non volevo ancora ammetterlo.
Non che il problema fosse che lui era un ragazzo, ovviamente. Non ero di mentalità così ristretta.
Solo che...era la prima volta che provavo questo genere di cose nei confronti di qualcuno, e volevo essere realmente sicuro del fatto che fosse una cosa seria prima di "farmi avanti".

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