12. Ti ho giudicato male

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JUNGKOOK

"I-in realtà...è una storia molto lunga" mi rispose Jimin in un sussurro, cercando, comunque, di sostenere il mio sguardo intimidatorio.
"Ho tempo per ascoltarla" gli risposi in tono glaciale, accomodandomi al suo fianco e rimanendo a guardarlo incrociando le braccia al petto.

So che ve lo state chiedendo, quindi, sì, la rabbia per quello che era successo tra lui e me non se ne era ancora andata.

Principalmente credo che fosse perchè, ora che i nostri amici avevano iniziato ad andare d'accordo tra di loro e, quindi, ci dovevamo vedere spesso, lui mi rivolgeva solamente un cenno di saluto. Nulla di più, nulla di meno.

Chiaramente oltre a delle scuse.
E la cosa mi dava veramente fastidio.

In quel momento ancora non sapevo, però, perchè bramassi il "contatto" con lui così tanto dopo che ci eravamo solamente parlati qualche volta.

Era come...se ci fosse un filo tra di noi, a collegarci.

Non importava se avessi Tae al mio fianco. Io, nonostante tutto, cercavo i suoi occhi se eravamo insieme. Come cercavo di sentire la sua voce, ma, a quanto pare, piuttosto inutilmente visto che, quando ci incontravamo, Jimin era semplicemente zitto con la testa abbassata.

E, Dio, questo comportamento era talmente simile a quello di Minho prima che conoscesse Jun veramente che mi sembrava che fosse lui quello che stessi guardando in quel momento...

"Mio p-padre se n'è andato qualche anno fa, scappando con quella che è diventata la madre della sua nuova figlia. Mia madre non ha preso benissimo la cosa e...ha iniziato a starci veramente male, arrivando al punto di buttare nella spazzatura qualsiasi cosa gli ricordasse lui e di ferire sè stessa per questo.
Così, ho parlato con i miei nonni materni della questione, perchè non potevo lasciarla continuare così, ed abbiamo deciso insieme di provare a farla anche solo parlare con uno specialista che potesse aiutarla a superare la cosa.
E...da quando veniamo qui, le cose sono molto migliorate.
Certo, forse non tornerà mai la donna spensierata e felice che è stata per tutta la mia infanzia, ma, almeno, ogni tanto vedo passare l'ombra di un sorriso sul suo volto" mi spiegò con insicurezza, osando incrociare il mio sguardo divenuto improvvisamente malinconico solo al termine delle sue parole.

Fu in quel momento che realizzai: quello era un centro di recupero per "problemi" non solo fisici, ma anche mentali...
E, inutile che ve lo dico, iniziai a sentirmi parecchio in colpa per le parole che gli avevo rivolto poco prima della sua spiegazione.

Forse perchè avevo anche capito che mi ero sbagliato sul suo conto nuovamente. O, più probabilmente, la prima volta ci avevo visto giusto, ma, poi, quel conflitto tra di noi mi ha portato a vedere una persona che, in realtà, non è lui.

"Dopo quello che è successo per la storia del gruppo di danza...ti ho giudicato male. Una persona che si prende cura di sua madre in questo modo non può avermi voluto ferire intenzionalmente. Quindi, probabilmente dietro al tuo gesto c'è una spiegazione che, forse, non puoi o ti è difficile darmi" gli risposi dopo svariati secondi di silenzio, lasciando aprire le mie labbra in un sorriso di circostanza, che, però, sentii fosse molto inopportuno.

Perchè non c'era proprio nulla da ridere...

"T-te la posso dare se vuoi" sentii uscire dalla sua bocca con indecisione, notando, però, il suo sguardo convinto non appena voltai lo sguardo, che avevo portato oltre la finestra nella direzione opposta, verso di lui.
"Sei sicuro?" gli domandai ancora leggermente sorpreso dalle sue parole, cercando di rilassarmi e di accomodarmi meno rigidamente sulla sedia non appena Jimin annuì leggermente con la testa ed iniziò nuovamente a parlare.

Fu durante tutto quel chiarimento che mi parlò di Youngmin, il ragazzo che dirigeva precedentemente il gruppo di ballo, e di cosa gli fosse successo, aggiungendo di come avessero deciso di mantenere gli orari, quasi in suo onore, finchè lui e Hobi non si fossero diplomati.

"N-non ti avrei mai attaccato come ho fatto se avessi saputo..." mormorai al termine delle sue parole, sentendomi doppiamente in colpa per tutto quello che credevo di avergli fatto passare con i miei sguardi superiori e gelidi.
"Ma non lo sapevi. Quindi non ti faccio nessuna colpa" mi rassicurò lui con uno dei piccoli sorrisi che gli avevo visto anche nei primi giorni di scuola sul viso, mettendomi una mano sul braccio in segno di sostegno.

E, Dio, la zona della mia pelle che era a contatto con la sua stava praticamente bruciando...

"Questa...cosa che sta succedendo tra di noi adesso, è una riappacificazione definitiva?" mi chiese dopo un paio di istanti di silenzio, mollando la presa sul mio braccio e facendomi percepire quella zona come insolitamente fredda e vuota.

Ma che diavolo mi stava facendo quel ragazzo?

"Esattamente" gli risposi con convinzione, ancora confuso, però, nella mia testa sul perchè il suo tocco mi stesse facendo un effetto così strano.
"Bene" concluse Jimin con un filo di imbarazzo, abbassando lo sguardo ed iniziando a giocare con le unghie delle sue mani dichiarando quella conversazione conclusa.

Ed anche io avrei dovuto farlo. Considerare la conversazione conclusa, intendo.
Però...le mie labbra non riuscirono a fermarsi dal pronunciare le mie parole successive. Quelle che, forse, hanno dato inizio a tutti gli avvenimenti dei mesi seguenti.

"Quindi, visto questo, ora possiamo riprovare a conoscerci ed a diventare amici?" gli domandai con trepidazione, sperando in una risposta positiva.

E sapete perchè? Solo perchè volevo stargli più vicino...

Jimin sbarrò gli occhi all'improvviso al primo istante, facendomi notevolmente preoccupare, ma, poi, annuì un paio di volte con la testa, facendomi spuntare un sorriso sincero sul volto.

Anche se...ho visto un'ombra passare sul suo viso prima di quella conferma.
Ma, preso da quella felicità che mi stava salendo dalla bocca dello stomaco, non ci feci nemmeno caso...

"Comunque, Hobi mi ha detto che ha sentito da Mark e Johnny che avete cambiato leggermente gli orari di nuoto. E, visto che ora ti ho spiegato tutto, potremmo trovare un compromesso per farti entrare ufficialmente nel gruppo di ballo" suggerì quasi di slancio qualche secondo più tardi, forse più per cambiare argomento che per altro.
"Sarebbe bello. Grazie".
"Non devi ringraziarmi. Avrei dovuto fare questa cosa tre settimane fa quando si è presentato il problema".

Fu proprio nel momento in cui aprii la bocca per rispondergli, non rendendomi nemmeno conto di quanto tempo fosse passato da quando ci eravamo messi a parlare, che sentii chiamare il nome di Jimin, voltandomi, nel suo stesso istante, verso una donna che capii in pochi secondi essere sua madre.

"Io...vado. Ci vediamo, allora" mi disse lui in tono cordiale, facendomi un cenno con la mano prima di raggiungere sua madre e di prenderla per braccetto, uscendo, poi, dalla struttura.
"Sì, ciao Jimin" gli risposi poco prima che se ne andasse, intercettando il suo sguardo ancora una volta prima di vederlo scomparire oltre la porta d'ingresso.

E...la prima domanda su cosa mi stesse succedendo me la iniziai a fare proprio in quel momento, quando mi resi conto che stavo aspettando con ansia il giorno successivo solo per poterlo vedere di nuovo...

SPAZIO AUTRICE:

Sebbene questo capitolo non mi convinca affatto, spero che a voi sia piaciuto❤️.

•We will meet again {Jikook}•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora