JIMIN
"Si può sapere cosa hai combinato?" mi sentii praticamente urlare addosso nel momento in cui entrai con la bicicletta nel vialetto di casa, irrigidendomi all'istante e girandomi con estrema lentezza nel momento in cui riconobbi la voce della persona che aveva pronunciato quelle parole.
"Ecco..." iniziai a dire in un tono di voce bassissimo, stringendo il manubrio della bici tra le mani con forza e rivolgendo uno sguardo pieno di vergogna in direzione di Hobi."Ecco niente. Voglio una spiegazione, perchè mi sento estremamente preso il culo" mi ordinò in tono quasi furioso, facendomi abbassare automaticamente lo sguardo nel tentativo di sprofondare ai miei piedi oppure di nascondermi.
Erano passati quattro giorni da quella mia "discussione" con Jungkook. E, beh, uno da quando quest'ultimo non si era ovviamente presentato all'allenamento del gruppo di ballo ed io avevo inventato bugie su bugie con Hobi per coprire tutto quello che, in realtà, gli avevo detto.
Perchè, sì, mi sono sentito parecchio in colpa per quello che avevo fatto, ovvero togliere ad un ragazzo che non mi aveva fatto assolutamente niente di negativo l'opportunità di liberarsi per un attimo da tutto quello che lo circondava attraverso la danza. Ovvero quello che avevo sempre fatto anche io...
Solo che...averlo dovuto vedere spesso, sapendo che, nonostante tutte le sensazioni che mi sentivo addosso quando lo guardavo, avrei dovuto lasciarlo perdere perchè era già di qualcun altro, sarebbe stato farmi del male da solo.
"Sto aspettando" sentii dire improvvisamente davanti a me, rendendomi conto che, purtroppo, il tempo delle menzogne doveva finire.
Quindi, rialzai la testa, passandomi una mano davanti alla fronte per togliermi dei ciuffi ribelli che non ne volevano sapere di non cadermi davanti agli occhi, ed incontrai nuovamente lo sguardo arrabbiato e giudicante di Hobi, non sapendo minimamente da dove iniziare quella questione.
Ma, alla fine, decisi di cominciare dalla cosa che aveva scatenato tutta quella catena di eventi."Hobi, è lui" mormorai ad un tono di voce bassissimo ma con convinzione, vedendolo sbarrare gli occhi praticamente all'istante.
Il mio amico, infatti, era quello che aveva preso più sul serio la questione: "devo trovare qualcuno o qualcuno deve trovare me" che andava avanti da tutta la mia vita. E...con quelle parole aveva capito subito a cosa mi stessi riferendo.
"Abbiamo diciotto anni. Come fai ad essere così sicuro che sia lui?" mi chiese in tono estremamente serio, allontanandosi per un attimo dalla questione per cui si era presentato nel giardino di casa mia.
"L'ho capito subito, non appena ho incontrato il suo sguardo quando mi era finito addosso per sbaglio il primo di giorno di lezione. Non so come spiegartelo...è come se i suoi occhi io li avessi già "vissuti", se così possiamo dire. E ti giuro, diciotto anni o non diciotto anni, che sono sicuro che è lui" gli spiegai a cuore aperto, vedendo il suo viso rilassarsi sempre di più man mano che procedevo con il mio discorso."Okay, quindi ti piace. E, da come mi stai parlando, direi anche parecchio. Ma...comunque non ho ancora capito cosa c'entri tutto questo con il fatto che gli hai detto che non avremmo cambiato gli orari per lui quando, tra di noi, avevamo deciso il contrario" mi informò dopo qualche secondo di silenzio, facendomi cenno di sederci sull'uscio di casa mia.
"Ha un ragazzo. Da tre anni" gli risposi non appena compimmo questo gesto, sedendoci in modo che le nostre ginocchia si sfiorassero.Quasi a darci coraggio e sostegno a vicenda nonostante tre minuti prima stessimo discutendo...
"E quindi?" mi chiese in tono confuso, non riuscendo a capire.
"Quindi i miei sentimenti mi porterebbero solamente a sbattere contro un muro".
"Non riesco a capire..."."Non posso competere con uno con cui sta da tre anni. Sia perchè, insomma, penso sia molto legato a lui sia perchè non posso distruggere una relazione così duratura solo perchè i miei sentimenti per lui, sebbene sia proprio lui quello che sto "cercando" da tutta la vita, si sono messi in mezzo. Quindi ho bisogno di stargli lontano e di non averlo attorno se non voglio fare qualcosa che possa rovinare questa sua relazione. E, effettivamente, non sarebbe giusto farlo" dissi pieno di rammarico e rimpianti, sapendo, però, che quella era la decisione più corretta che potessi prendere.
"E tu vuoi fare tutto questo nonostante ci soffrirai?" mi domandò qualche istante dopo la fine del mio discorso, rivolgendomi uno sguardo quasi...malinconico.
"Altrimenti soffrirebbe qualcun altro. Nel caso Jungkook potesse mai provare qualcosa per me, cosa che non posso sapere visto che ci siamo rivolti poche parole e basta, dovrebbe lasciare il suo ragazzo, standoci male e facendo stare male lui.
Non...voglio che ci sia tutto questo dolore" conclusi annuendo ripetutamente per convincere anche me di quelle parole.Hobi, a quel punto, mi mise solamente una mano sul braccio in tono di conforto, aggiungendo che, di qualsiasi cosa avessi bisogno, lui ci sarebbe stato.
E...beh, fu allora che capii che l'amicizia tra Hobi e me non sarebbe mai stata una di quelle che dopo il liceo sarebbero svanite nel nulla.*******
Qualche giorno più tardi, Hobi mi aveva già perdonato per avergli fatto perdere un "membro che avrebbe potuto portarci a qualche risultato decente ad una possibile competizione interscolastica".
Ma, effettivamente, tra di noi funzionava spesso così. Nel senso che avevamo due caratteri parecchio simili, che il più delle volte finivano per scontrarsi. Ma, allo stesso tempo, si sentivano talmente a disagio per la situazione che mettevano le cose apposto da soli senza nemmeno battere ciglio.
Eravamo seduti al nostro solito tavolo in mensa insieme a Yoongi, che aspettavamo Nam, ormai dato per disperso.
"Ehy, ragazzi. Scusate il poco preavviso, ma...gli amici del mio nuovo compagno del gruppo di cucina possono sedersi al tavolo con noi oggi? Sapete, visto che è tutto pieno..." sentimmo improvvisamente chiedere da quest'ultimo, comparso fuori dal nulla, praticamente sobbalzando.
"Certo, nessuno problema" rispose Hobi per tutti e tre, rivolgendo, poi, un piccolo sorriso a Nam."Perfetto, grazie. Jin, vieni pure!" ci rispose lui con estrema gratitudine, alzando, poi, il tono di voce nel rivolgersi ad un ragazzo poco più lontano, che, a sua volta, fece un altro cenno a dei ragazzi ammassati nel gruppo di persone che stava pagando il pranzo nella cassa della mensa.
Io, dal canto mio, dopo aver salutato quel ragazzo piuttosto alto, con capelli ed occhi neri, dalla risata contagiosa, ritornai a piluccare con calma dal mio piatto, ripetendomi mentalmente che dovevo evitare di guardare tutte quelle serie boy love thailandesi fino a tardi se non volevo addormentarmi sul piatto a mensa ogni giorno.
Solo qualche minuto più tardi, ovvero quando sentii il rumore di una voce ed un fruscio davanti a me, rialzai la testa, per vedere chi fossero i ragazzi seduti al nostro tavolo.
E, beh, di sicuro non mi sarei aspettato di incontrare gli occhi magnetici e talmente familiari di Jungkook...Fu esattamente in quel momento che capii che tutto quello che avevo fatto in modo da non vederlo più e non poter "affezionarmi" ulteriormente a lui non era servito proprio a niente. Perchè realizzai che saremmo tornati al punto di partenza, ma con una piccola differenza. Lo sguardo che Jungkook mi stava rivolgendo allora non era quello leggermente imbarazzato e divertito del primo giorno, ma era, invece, pieno di gelo e di rabbia.
E come biasimarlo, effettivamente...
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•We will meet again {Jikook}•
FanfictionCOMPLETATA Jimin e Jungkook ancora non si conoscono, ma hanno una cosa in comune. Entrambi, ogni notte, sognano vari episodi della storia d'amore di due giovani ragazzi, Minho e Jun, la cui fine è stata tragica. Jimin, inoltre, da tutta la vita è co...