School lunch

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Quella sera tornai a casa completamente  da solo. Attraversai quel viale buio con un dolore forte al petto. Pensavo alle sue parole, ai suoi lineamenti perfetti, ai suoi bellissimi occhi blu e poi c'era Eleonor. C'era sempre stata lei in mezzo a noi, ed è per questo che io e lui non potevamo stare insieme e non sapevo ancora il perché.
Quel giorno però, appena varcai la porta di casa mia e mi affiancai ad Ashley l'abbracciai, promisi a me stesso che non mi sarei fatto mai più del male, che non avrei più lasciato lui farmi del male.

Iniziai ad andare a scuola dopo una settimana da quella sera, dovevo essere sicuro che il giorno in cui l'avrei visto non mi sarei lasciato guidare dai miei sentimenti verso di lui. Non che in una settimana siano svaniti, ma dovevo continuare a vivere la mia vita e purtroppo nella mia c'era lui, che mi piacesse oppure no.

Varcai l'ingresso della scuola con i miei soliti jeans neri, la t-shirt smanicata e il mio skateboard sottobraccio. Espirai sentendo l'odore di cornetti con l'impasto chimico provenire dal bar della scuola. Mi era mancato tutto questo.
Mi incamminai verso il mio armadietto dove mi stava aspettando la mia ragazza.

'Buongiorno' mi disse appena alzó lo sguardo sul mio, sorridendo
'Buongiorno a te' le ricambiai il sorriso, scoccandole un piccolo bacio sulla fronte
'Harry, stavo pensando, potremmo uscire un giorno io, te, Eleonor e..' Disse poggiando la sua mano sulla mia nuca, mi scostai
'No' dissi secco aprendo l'armadietto che cigoló facendo girare due ragazzi di fianco a noi.
'Harry lo so che non gli parli più, ma Eleonor ci tiene molto che voi vi parliate di nuovo ed io.. io anche'
'Oh..vorresti dirmi che è Eleonor che ti ha detto questo?' Dissi con una risata ironica
'Si perché?'
'È lei il motivo per cui io e Louis non stiamo più insieme!' Le urlai sbattendo forte l'armadietto per chiuderlo.
'Volevo dire, il motivo per cui io e lui non parliamo più.. insomma hai capito' affrettai a dire e la lasciai da sola li andando verso la mia classe.

All'ora di ricreazione mi precipitai nel cortile, dove poco tempo prima avevo scoperto un piccolo spazio cui non andava mai nessuno. C'era un grosso salice che faceva ombra su una bella parte del territorio. Poche volte l'avevo visto fiorito e quando lo era... era stupendo, rilasciava un profumo che ti entrava dentro le narici, si liberava nell'organismo e ti calmava. Beh, non è sempre così purtroppo, ci sono cose belle e cose brutte ogni giorno ed io quel salice lo amavo anche senza fiori.
Mi poggiai al grosso tronco con la schiena e prendendo il panino che la mattina mi ero preparato. Mi guardai le scarpe tutto il tempo addentando si e no cinque volte il panino. Era bello quel posto, ma era tutto deserto, non c'era neanche una persona o qualche scoiattolino, niente.
Avevo lo sguardo imbambolato, quando mi accorsi che qualcuno mi stava fissando, alzai leggermente lo sguardo davanti a me e misi a fuoco per vedere meglio quella figura da lontano.
Vidi Niall, il mio amico che non sentivo da quando eravamo partiti da Los Angeles, e mi stava salutando. Mi girai per vedere se quel saluto, strano, era riferito a qualcun'altro e, invece, era rivolto a me.

NIALL

Ero rimasto con i ragazzi tutta la mattina e mi stavano dando alla testa, loro e i loro stupidi discorsi sul futuro. Odiavo parlare del futuro, perché mentre le altre persone vedevano il loro con una famiglia e uno splendido lavoro, io non vedevo nulla. Per me il futuro era nero, il colore della morte si, nero come il mio futuro. Chiesi ad una signora della scuola pietà, facendomi dire uno spazio dove non ci fosse nessuno a parlare del futuro e lei mi rispose che dietro il campo da futbol non ci andava mai nessuno.

'Non posso giurarti che oggi non ci sarà nessuno, ho visto un ragazzo della tua età circa andarci' mi disse quella signora anziana con i capelli biondi tinti e troppo colore sulle guance.

Mi incamminai con le mani in tasca in quel viale pieno di fango con lo zaino solo su una spalla, per darmi più l'aria da duro. Sperai con tutto il cuore che nessuno mi avrebbe disturbato, perché volevo stare in silenzio e sentire solo il canticchiare degli uccellini. Gli animali per me erano segno di vita, quello che gli esseri umani non riuscivano a trasmettermi.
Vidi una panchina che si affacciava sul campo abbandonato, ormai rotta dalla pioggia, ma ancora in piedi. Ci poggiai prima lo zaino girandomi verso destra. Vidi un ragazzo seduto sotto un albero con le ginocchia al petto e un panino tra le mani. Mi avvicinai un po' di più e riconobbi quei ricci con la loro solita benda militare, era Harry, Harry il solitario aggiungerei.
Era dalla partenza dal matrimonio di mio fratello che non lo vedevo, però era questo che ci disse di fare Louis, dicendo che era meglio per lui. Ci disse che era per colpa del nostro gruppo che Harry era cambiato, anche se a me sembrava sempre lo stesso. Rimasi un po' scioccato quando Zayn fu d'accordo con lui, perché insomma Lou e Zay si odiavano, ma qualcosa era cambiato da Los Angeles e forse io ero l'unico che non sapeva nulla. Alzai una mano agitandola per salutare Harry che subito dopo alzó lo sguardo guardandomi.
Fa che mi vede, fa che mi vede, fa che mi saluta. Si è girato... non mi saluta, complimenti Niall.

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