8. - Fraintendimenti

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Scrivile scemo, Pinguini Tattici Nucleari
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Se c'è qualcosa di più doloroso del ciclo per una donna, è sicuramente la febbre per un uomo. Esatto ragazze mie, quello che proviamo noi per una settimana (per le più sfigate, tra cui io quindi) è niente in confronto alla sofferenza a cui vengono sottoposti i nostri uomini quando quel lieve calore si impadronisce di loro quando hanno la febbre.

Una volta ho letto che una donna può capire il dolore che prova un uomo con 37 di febbre solo durante il parto, ma io penso che anche in quel caso la sofferenza non sia paragonabile.

Oggi, mie care, il mio adorato fratello è vittima di questo terribile morbo che lo fa girare e rigirare nel letto in preda dai lamenti mentre mia madre, per niente preoccupata, guarda con espressione accigliata il termometro.

"Tesoro, hai 37,3 di febbre..." dice guardandomi con un'espressione divertita mentre io continuo a sbattere la testa contro lo stipite della porta.

"Sto per morire!" si lamenta lui con la testa sepolta nel cuscino. Stamattina dopo essermi svegliata e aver usato il bagno in tranquillità mi sono accorta che c'era qualcosa che non andava, così mi sono precipitata in camera di Evan trovandolo steso sul letto in posizione fatale e la pelle di una sfumatura più rosata. Non appena mi ha vista, Evan ha iniziato a dire che stava per morire, ho chiamato subito la mamma in modo da lasciare a lei il compito di sopportare la sua crisi.

"Piantala razza di idiota e piuttosto dimmi che fine ha fatto Liam." dico stizzita lanciando un'occhiata all'orologio che segna le otto meno un quarto, se non si sbriga arriveremo in ritardo.

"Gli ho detto di non venire dato che ho la febbre." borbotta con voce debole ma riesco a percepire il tono divertito con cui l'ha detto... razza di bastardo, sta troppo male per venire a scuola, ma non per rendermi la vita impossibile.

Lancio un'occhiata alla mamma la quale si precipita da me in modo da fermarmi in caso saltassi addosso a Evan e impedire in quel caso un omicidio. "Mi spieghi come faccio ad andare a scuola senza arrivare in ritardo adesso?" urlo facendo ricorso a tutto il mio autocontrollo per non picchiarlo.

"A piedi?"  chiede guardandomi retorico per poi mordersi il labbro per non ridere "E poi non gridare, mi fa male la testa." aggiunge con un borbottio tirando le coperte fin sopra la coperta. Sbuffo rumorosamente e afferro lo zaino ai miei piedi pronta a fare la camminata con più maledizioni lanciate nella storia ma proprio in quel  momento sento qualcuno suonare il clacson.

"Traditore." urla Evan mettendosi a sedere mentre io esulto, do un bacio alla guancia che sta ridendo e corro giù per non far aspettare Liam. Esco dalla porta di casa e percorro il vialetto correndo mentre sento Liam ridacchiare, mi siedo sul sedile del passeggero e mi metto la cintura di sicurezza per poi guardare Liam con un sorriso riconoscente.

Casa mia è parecchio lontana da scuola, tanto che dovrei alzarmi mezz'ora prima per potermi preparare e partire senza arrivare in ritardo. Per anni, io e Evan abbiamo preso l'autobus, dato che mamma non poteva accompagnarci, ma da quando Liam ha preso la patente e i suoi genitori gli hanno regalato un auto tutta per se, ci fa il favore di venirci a prendere ogni mattina per andare a scuola, favore che Evan ricambia quelle poche volte che la mamma ci lascia l'auto, io invece mi limito a fare da passeggero e a fare legge sulla musica dato che sono stata bocciata all'esame per la patente per la mia pessima guida.

"Non ti ho mai voluto tanto bene quanto oggi." ammetto e lui alza gli occhi al cielo sorridendo per poi partire "So che per avere la borsa di studio devi fare meno assenze e ritardi possibili Carly, per quanto ami darti fastidio non ti avrei mai lasciata a piedi, soprattutto con questo freddo! A proposito perché non hai il cappotto?"

Questa non è una fanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora