Le dita di Alex scivolarono lungo il braccio di Claire, lente, calcolate, quasi a voler marcare ogni centimetro della sua pelle. Era immobile, bloccata tra il muro freddo alle sue spalle e la sua presenza opprimente, calda e soffocante. "Perché continui a fingere?" sussurrò, la voce un soffio che le fece tremare le ginocchia. "Sappiamo entrambi come va a finire. Tu. Io. Non c'è nessun altro." Claire si ritrasse leggermente, cercando un modo per sfuggire a quello sguardo azzurro che la trapassava. "Sei malato, Alex." Lui sorrise, un sorriso storto, inquietante. Si avvicinò ancora, abbastanza da farle sentire il suo respiro contro la guancia. "Forse sì. Ma tu non riesci a starmi lontana, vero? Sei attratta dal buio quanto me." Le sue mani si posarono ai lati della sua testa, intrappolandola del tutto. La guardava come se fosse una sua creazione, qualcosa che aveva modellato e plasmato con la stessa dedizione con cui un artista crea un capolavoro. "Non puoi scappare, Claire," disse con una calma glaciale. "Ci ho provato io stesso, ma è inutile. Tu mi appartieni. Sempre." Claire chiuse gli occhi, ma anche nel buio c'era solo lui. Alex era ovunque, un'ombra che non l'avrebbe mai lasciata andare. E forse, una parte di lei lo aveva sempre saputo.