Alex guidava con rabbia, il motore che sembrava vibrare sotto le sue mani strette sul volante. Claire, seduta accanto a lui, fissava il finestrino, cercando di ignorare il silenzio pesante che li circondava. Il profumo del suo stesso respiro mescolato al fumo della sigaretta era l'unica cosa che riusciva a percepire. Quando Alex parlò, la sua voce gelida tagliò l'aria."Non capisci quanto ti stai facendo del male?" disse, con un tono che non ammetteva risposte.
Claire lo guardò brevemente, ma subito tornò a fissare il paesaggio fuori dal finestrino. "Non è un tuo problema," mormorò, la voce dura, quasi sibilante.
Alex prese un respiro profondo, cercando di non perdere la calma. "Lo è, quando ti vedo fare queste cose davanti a me," rispose, con gli occhi fissi sulla strada, ma il suo corpo rigido, come se fosse teso a ogni movimento.
Claire sbuffò, un sorriso amaro le sfiorò le labbra. "Ti sei dimenticato che sono già stata in un centro di recupero, vero?" rispose, con sarcasmo. "Quindi smettila di giocare a fare il mio salvatore. È inutile."
Il tono di Alex non cambiò, ma l'intensità nella sua voce era palpabile, come se volesse scuoterla, ma sapesse che non sarebbe stato facile. "Claire, sei qui, fuori controllo."
"Non voglio il tuo aiuto," ribatté Claire, il suo tono più accigliato, come se cercasse di rinforzare una barriera che stava iniziando a crollare. "E non mi serve il tuo giudizio."
Alex la guardò, il volto serio, e per un attimo sembrò quasi più stanco che arrabbiato. Il suo tono si fece più calmo, ma c'era qualcosa di preoccupato nella sua voce, come se stesse cercando di arrivare al cuore di una verità che Claire non voleva affrontare. "Non voglio che ti autodistrugga," disse, gli occhi fissati sulla strada davanti a loro, come se avesse paura che la realtà che stava cercando di ignorare li inghiottisse entrambi. "So che pensi che ti aiuti, ma non è così. Ti farà solo perdere il controllo."
Claire lo fissò, gli occhi pieni di un misto di rabbia e frustrazione, ma c'era qualcosa di più profondo sotto la superficie. "Cosa vuoi da me, Alex?" chiese, la voce più bassa, ma con una nota di vulnerabilità che cercava di mascherare. "Spedirmi in un altro centro di recupero? Un'altra promessa che non manterrò? Perché cazzo ti fai sempre gli affari miei?"
Dopo un momento di silenzio, in cui l'aria sembrava farsi ancora più pesante, Alex rispose in tono neutro, ma il suo sguardo tradiva la preoccupazione. "Perché non voglio che tu faccia scelte che ti possano rovinare."
Il silenzio che seguì fu denso e carico di tensione. Claire non sapeva come reagire, ma dentro di sé sentiva il peso delle sue parole, come se le stesse venendo ricordato qualcosa che aveva cercato di seppellire. Non voleva ammetterlo, ma forse, in qualche modo, Alex aveva ragione.
Il mattino seguente, Claire si svegliò con la testa pesante e un mal di stomaco persistente, ma non era nulla di cui non fosse abituata. Il suo telefono vibrava incessantemente, una serie di messaggi che, seppur fastidiosi, non erano una novità per lei. Le sue mani scivolarono sullo schermo, scorrendo i messaggi come se fossero solo rumore di fondo, un disturbo che doveva gestire.
Becca: "Dove sei stata? Stai bene?"
Taylor: "Ragazza, che diavolo è successo ieri?"
Steven: "Tutto ok? Ho sentito qualcosa, ma non ho capito bene..."
Kyle: "Claire, che è successo? Sei sparita senza dire nulla. Sto cominciando a preoccuparmi."I messaggi non la toccavano più di tanto, tranne quello di Kyle. La sua preoccupazione era diversa, più genuina, e Claire la sentiva, nonostante tutto. Provava a ignorarla, a far finta che non le importasse, ma non riusciva a smettere di chiedersi cosa stesse davvero succedendo tra loro. Ogni volta che il pensiero si faceva strada, lo respingeva, ma c'era qualcosa che non riusciva a scacciare.
STAI LEGGENDO
Ossessione proibita
RomanceLe dita di Alex scivolarono lungo il braccio di Claire, lente, calcolate, quasi a voler marcare ogni centimetro della sua pelle. Era immobile, bloccata tra il muro freddo alle sue spalle e la sua presenza opprimente, calda e soffocante. "Perché cont...