La macchina si fermò davanti a un piccolo appartamento nascosto tra le strade tranquille di una cittadina lontana da casa. Alex e Claire avevano detto agli amici di essere partiti per un viaggio familiare, mentre alla famiglia avevano parlato di un'esperienza universitaria, un'opportunità di crescita accademica. Ma dietro quella facciata si celava una realtà ben più oscura e privata.
Alex spense il motore e rimase immobile per un attimo, osservando Claire dal lato del passeggero. Era pallida, i suoi occhi verdi spenti, persi nel vuoto."È qui," disse semplicemente, spezzando il silenzio.
Claire annuì senza dire nulla, stringendo le braccia attorno al suo corpo. Non si era mai sentita così vulnerabile, così vuota. Sapeva di aver toccato il fondo, e la consapevolezza era soffocante.
Alex scese e aprì il bagagliaio, prendendo le valigie. "Vieni," disse con calma, la sua voce stranamente priva di giudizio.
Claire lo seguì lentamente, le gambe pesanti come se camminasse attraverso la melma. Quando entrarono nell'appartamento, il posto era semplice, quasi spartano: un soggiorno con un divano, una piccola cucina, e due stanze. Niente a cui Claire era abituata.
"Non è casa, ma andrà bene," disse Alex, poggiando le valigie accanto al divano. "È abbastanza lontano da tutto. Nessuno ti disturberà qui."
Claire si sedette sul divano senza dire nulla, fissando il pavimento. Alex la osservò, poi si sedette accanto a lei, lasciando uno spazio minimo tra loro.
"Non sarà facile," disse, rompendo il silenzio.
"Lo so," mormorò lei, stringendosi nelle spalle.
Alex la fissò per un momento, poi il suo tono si fece più deciso. "Non sto parlando di qualche giorno di disagio, Claire. Sto parlando di notti in bianco, vomito, dolori che ti faranno desiderare di arrenderti. Devi volerlo davvero."
Claire lo guardò, una lacrima che le scivolò lungo la guancia. "Non voglio vivere così," sussurrò, la voce incrinata. "Non voglio essere questa persona."
Alex allungò una mano, asciugandole la lacrima con il pollice. "Allora combatti. Io sono qui, ma tu devi combattere."
La sera calò rapidamente, e con essa iniziò il vero inferno. Claire tremava, il corpo piegato su se stesso mentre il sudore le bagnava la fronte. Alex era accanto a lei, con un asciugamano bagnato in mano, tamponandole il viso.
"Non riesco..." gemette Claire, il respiro affannato.
"Sì che riesci," rispose Alex, il tono fermo. "È il tuo corpo che sta cercando di ingannarti. Non gli dare retta."
Lei scosse la testa, le mani che si aggrappavano al divano. "Fa troppo male. Non posso farcela."
Alex si chinò davanti a lei, afferrandole le mani. "Claire, guardami."
I suoi occhi incontrarono i suoi, pieni di lacrime e disperazione. Alex strinse le sue mani più forte. "Non ti lascerò. Passeremo attraverso tutto questo insieme. Ma tu devi crederci. Puoi farcela."
Claire annuì debolmente, stringendo le sue mani come se fossero l'unica cosa che la tenesse ancorata alla realtà.
Più tardi quella notte, Alex la portò in bagno quando iniziò a vomitare. Lei si piegò sul water, il corpo scosso dai conati, mentre lui le teneva i capelli lontani dal viso.
"Faccio schifo," mormorò lei tra un attacco e l'altro, con una voce carica di vergogna.
Alex la guardò, impassibile. "No, non mi fai schifo. Sei solo malata. E io sono qui per aiutarti."
Dopo un'ora, la rimise a letto, avvolgendola in una coperta. Si sedette accanto a lei, osservandola mentre cercava di calmarsi.
"Perché stai facendo tutto questo per me?" chiese Claire con un filo di voce.
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Ossessione proibita
RomansaLe dita di Alex scivolarono lungo il braccio di Claire, lente, calcolate, quasi a voler marcare ogni centimetro della sua pelle. Era immobile, bloccata tra il muro freddo alle sue spalle e la sua presenza opprimente, calda e soffocante. "Perché cont...