Claire si sentiva come se fosse costantemente osservata, come se ogni sua mossa fosse sotto il microscopio di sua madre. Gemma non aveva mai smesso di cercare di "guidarla", ma ora, con l'approssimarsi della stagione delle feste, la pressione sembrava insostenibile. Ogni volta che Claire pensava di aver trovato un momento di respiro, Gemma era lì, pronta a ricordarle come avrebbe dovuto comportarsi, cosa avrebbe dovuto fare, chi avrebbe dovuto frequentare.Quel pomeriggio , Claire trovò sua madre in soggiorno, sorseggiando il suo consueto bicchiere di vino rosso, come se fosse il modo più naturale di affrontare la giornata. Gemma sollevò lo sguardo non appena Claire entrò, uno sguardo che tradiva una curiosità subdola .
"Allora, come sta andando con Jace?" chiese Gemma, con un sorriso che non riusciva a nascondere il suo interesse morboso per la sua vita sentimentale.
Claire si fermò sulla porta, cercando di controllare la rabbia che cresceva dentro di lei. Non riusciva a sopportare come Gemma cercasse sempre di manipolare ogni aspetto della sua esistenza. "Sta andando bene", rispose, mantenendo la voce calma, ma c'era una freddezza sottile nelle sue parole. Non voleva parlare con Gemma di Jace, o di nessun altro.
"Lo sai, cara", continuò Gemma, ignorando il tono distante di Claire, "a volte è importante fare le scelte giuste. Jace è un ragazzo perfetto per te. È elegante, ha una buona famiglia, è ambizioso... Penso che dovresti approfondire questa storia. La famiglia è importante, sai?"
Claire sentì una fitta di fastidio crescere nel petto. Non voleva che la sua vita sentimentale fosse una merce da scambiare per guadagnare l'approvazione di sua madre. "Non voglio fare le scelte che vuoi tu", rispose, avvicinandosi al divano e mettendosi comoda, cercando di mantenere il controllo. "Non voglio che mi dica cosa fare, e non voglio che sia nessun altro a decidere per me."
Gemma alzò un sopracciglio, un'espressione che Claire conosceva bene: una combinazione di curiosità e disappunto. "Sei ancora arrabbiata per quello che è successo in passato, Claire? Smettila. La vita va avanti. Dovresti solo capire che, a volte, è meglio fare quello che è giusto."
Claire sentiva il cuore batterle forte, ma non si lasciò sopraffare. "La mia vita non è un gioco, mamma. Non sono un pezzo da sistemare su una scacchiera."
Gemma fece una pausa, fissandola. Poi, come se avesse preso una decisione, lasciò cadere la maschera. "So cosa stai cercando di fare, Claire. Ma non pensare che possa andare sempre a modo tuo."
Claire si alzò dal divano, il corpo rigido, e lasciò la stanza senza dire altro. Non avrebbe più permesso a Gemma di controllarla.
Più tardi, quella sera, Claire si trovò a pensare a Jace. Aveva chiuso la porta a Gemma, ma il suo cuore era ancora in subbuglio. Si stava davvero avvicinando a Jace, o era solo una fuga da tutto ciò che la circondava?
Jace non era come gli altri ragazzi. Non era come Alex, con il suo sorriso affilato e i giochi psicologici. Jace era diverso, ma forse era proprio questo che la confondeva. La sua vita sembrava così perfetta, senza angoli, senza ombre. Eppure, Claire sentiva che dietro quella facciata di perfezione c'era qualcosa di più profondo.
Non riusciva a non pensare a come si fosse sentita con lui. Quando si erano visti l'ultima volta, c'era stata una connessione che non riusciva a spiegare. Forse era troppo presto per etichettarla, ma sentiva che tra loro c'era qualcosa di reale.
Quella sera, il telefono squillò, e Claire guardò il nome sullo schermo: Jace. Il suo cuore fece un salto, e un sorriso incerto si dipinse sulle sue labbra.
"Ciao," rispose, cercando di mantenere un tono tranquillo.
"Ciao," rispose Jace, con una voce calda che sembrava rassicurante. "Ti va di uscire domani? Penso che potremmo trascorrere del tempo insieme, solo noi due."
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Ossessione proibita
Storie d'amoreLe dita di Alex scivolarono lungo il braccio di Claire, lente, calcolate, quasi a voler marcare ogni centimetro della sua pelle. Era immobile, bloccata tra il muro freddo alle sue spalle e la sua presenza opprimente, calda e soffocante. "Perché cont...