Capitolo 15

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Era una di quelle serate eleganti, immerse in un'atmosfera ovattata di lusso e formalità. Claire si trovava al fianco di sua madre, Gemma, in un'enorme sala illuminata da lampadari scintillanti e decorata con dettagli dorati. Una raccolta fondi per una causa che Claire non aveva nemmeno ascoltato: un'occasione per sua madre di sfoggiare i nuovi contatti e per Claire di sentirsi, ancora una volta, intrappolata in quel mondo che non le apparteneva del tutto. Alex e Jack, il marito della madre erano riusciti a scampare alla serata ,ma Claire non ha avuto la stessa fortuna.

Si sistemava la piega dei suoi capelli biondi, osservando distrattamente il tavolo dei vini, quando un volto familiare attraversò la stanza. Un ragazzo biondo, elegante ma non rigido, con un sorriso accennato e uno sguardo azzurro intenso che sembrava vedere oltre la superficie. Era impossibile non notarlo. Claire rimase per un attimo immobile, cercando di collocarlo nei ricordi sfocati della sua infanzia.

Lui si avvicinò con calma, sicuro di sé ma senza ostentazione, portando con sé un'aria di naturalezza che raramente si vedeva in quelle occasioni. "Claire Sinclair, vero?" disse, con una voce profonda ma calda.

Claire lo fissò, cercando freneticamente di ricordare. "Sì... ma mi dispiace, non riesco a ricordare...?"

Lui rise piano, una risata genuina. "Non mi sorprende. Sono cambiato parecchio da quando eravamo bambini, a quei noiosissimi eventi di famiglia. Jace Cavendish."

Il nome le accese un ricordo. Flash di un bambino che correva nei giardini immacolati di una villa, le mani macchiate di terra nonostante gli sguardi indignati degli adulti. "Jace? Non ci posso credere!" esclamò, con un sorriso incredulo. "Quanti anni sono passati? Non ti avrei mai riconosciuto."

"Beh, sono passati almeno dieci anni. E tu sei cresciuta... decisamente bene," disse con un leggero sorriso malizioso, ma senza perdere la sua eleganza.

Claire alzò un sopracciglio, divertita. "E sei sempre così diretto?"

"Solo quando ne vale la pena," rispose, con un tono che lasciava intendere molto.

La conversazione proseguì fluida, come se il tempo non fosse mai passato. Jace le parlò della sua passione per l'arte, del suo amore per la cucina e per i viaggi, raccontando con entusiasmo dei suoi ultimi mesi a Parigi. Claire si ritrovò a ridere sinceramente, cosa che raramente accadeva in quelle serate.

"A dire il vero, stavo pensando di andarmene presto," confessò lei, inclinando la testa verso di lui. "Ma poi sei arrivato tu e... beh, sembra che questa serata abbia finalmente trovato un senso."

"Allora direi che sono stato fortunato," disse lui, sollevando un calice di champagne verso di lei. "Brindiamo a incontri inaspettati."

Claire sorrise, incantata dalla sua disinvoltura e dalla sua capacità di farla sentire al centro dell'attenzione senza alcuna pressione. Al brindisi seguirono altre chiacchiere, altre risate, e il tempo sembrò scivolare via troppo velocemente.

Quando fu il momento di salutarsi, Jace le prese la mano con naturalezza. "Se il destino ci ha fatto rincontrare, direi che non possiamo ignorarlo. Che ne dici di un pranzo insieme? Ho appena scoperto un ristorante qui in città che potrebbe piacerti."

Claire lo guardò, sorpresa ma affascinata. "Mi hai già convinta," rispose, lasciandogli il suo numero.

Mentre lui si allontanava, Claire sentì un sorriso nascere spontaneamente sulle sue labbra. Non succedeva spesso, ma quella sera si sentiva davvero... felice. Claire rientrò a casa tardi quella sera, con ancora il sorriso sulle labbra e il profumo di champagne addosso. Non appena varcò la soglia, trovò sua madre Gemma comodamente seduta sul divano del salotto, con un bicchiere di vino in mano. Accanto a lei, Jack, il padre di Alex, stava sfogliando svogliatamente un giornale. Alex, invece, era seduto a un lato, con lo sguardo fisso sul cellulare, ma Claire percepì subito la tensione nei suoi movimenti.

Ossessione proibitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora