I. Il mondo

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"No, stanotte amore
Non ho più pensato a te
Ho aperto gli occhi
Per guardare intorno a me
E intorno a me
Girava il mondo come sempre"

Ero in giardino con Tommaso, quando all'improvviso partì questa canzone. La nostra canzone, mia e di Cristina. Ma non era lei con me in quel momento, ma Tommaso. In quel momento, per quanto provassi a concentrarmi, non riuscivo a pensare a lei, alla vita al di fuori, che sicuramente andava avanti senza di me, ma a ciò che avevo trovato lì dentro. A un amico, un confidente, una spalla, ero stato fortunato.

"Gira, il mondo gira
Nello spazio senza fine
Con gli amori appena nati
Con gli amori già finiti
Con la gioia e col dolore
Della gente come me"

Già... il mondo, era stato da un lato molto generoso con me, dall'altro crudele. A soli 24 anni, avevo perso la donna che credevo della mia vita. Ma mi ero rialzato, avevo lottato e finalmente potevo dirmi felice di ciò che avevo costruito. Alla fine so di essere un uomo come tanti, che ha al suo carico gioie e dolori.

"Oh mondo
Soltanto adesso io ti guardo
Nel tuo silenzio io mi perdo
E sono niente accanto a te"

Non mi ero neanche accorto di essermi emozionato, talmente preso dalle parole della canzone. Ma Tommaso, se ne era accorto eccome. Ed era lì ora, accanto a me, con la testa sulla mia spalla, in quell'intimo abbraccio. Lui che si è sempre definito incapace di consolare, era lì per me, su quelle scale. E io gli ero grato. Perché ne avevo bisogno. Solo in quel momento mi girai a guardarlo. Eravamo in religioso silenzio, quando lo guardai negli occhi. Erano lucidi. Che persona straordinaria era, senza neanche accorgersene. Quanta intelligenza, scaltrezza, forza, in una persona che si riteneva fragile. Ma la fragilità lo rendeva solo più bello. Bellissimo.

"Il mondo
Non si é fermato mai un momento
La notte insegue sempre il giorno
Ed il giorno verrà"

Gli accarezzai i cappelli, erano cosí morbidi, e lui alzò lo sguardo verso di me. Eravamo così vicini, come mai lo eravamo stati in quel mese passato insieme. Un mese, che sembrava una vita.

"Che cretini che siamo, a piangere per una canzone" Dissi un po' perché era vero, un po' per stemperare l'atmosfera.

"Hanno scelta la canzone giusta. Non credi?" Mi rispose il riccio.

"Direi proprio di si". Mi trovai a ribadire, posandogli la mia sigaretta sulle labbra, visto che la sua era finita. Fece due tiri, per poi rimetterla sulle mie labbra, con un sorrisino.

Stefania, in tutto ciò era in veranda, rinominata ormai piazzetta Morra, e ci guardava, studiando quella scena con la sigaretta tra le dita. Inutile dire che nessuno di noi se ne era accorto. Eravamo solo noi. Io e lui, Tommaso e Francesco. Per quel poco tempo, non esisteva nient'altro, nessun reality, nessuna telecamera e soprattutto nessun'altro.

Lo abbracciai un altra volta, appena alzati, perché potevo, perché mi andava. Era caldo. Sapeva di casa, era la prima volta che mi sentivo a casa in quel gioco. Ci guardammo negli occhi, sciolto l'abbraccio, come se conservassimo un segreto tra noi, e forse era così.

Entrammo in casa, e subito fummo travolti dagli altri. Stefania andò a parlare con Tommaso, Andrea venne a raccontarmi qualcosa che era successo nella nostra stanza poco prima. Forse riguardava Dayane, non gli stavo prestando troppa attenzione. La mia mente, era rimasta in quel giardino. Non mi ero mai sentito così. Mi sentivo malato, chissà cosa mi stava succedendo.

Per distrarmi mi offrii con Andrea di apparecchiare, mentre Tommaso e Stefania si cimentavano ai fornelli, cantando "Maracaibo" e improvvisando un balletto. Pensai a Stefania, ad Andrea, agli altri, anche a loro ero molto legato, ma non era la stessa cosa. Lo sapevo e speravo che anche Tommaso lo sapesse. Da quando la mononucleosi gli era passata e stava meglio, era ritornato in stanza blu, con Guenda, Maria Teresa, Stefania e Massimiliano. Non c'era posto in quella stanza per me, ma avrei voluto dormire con lui, non so perché, ma ne sentivo il bisogno. Anche solo per dargli un ultimo abbraccio prima di andare a dormire, per rasserenarlo come si fa coi bambini, se mai avesse avuto un brutto sogno. In quel momento, come se sapesse che i miei pensieri gravitavano intorno a lui, alzò lo sguardo e mi sorrise.

Per la prima volta, persi un battito.













*Angolo autrice*
Ecco qui. Allora parto col dire che questo capitolo, ha sicuramente una grande carica emotiva. O almeno questa era l' intenzione, vi giuro che ci ho provato. Il capitolo è ambientato il 20 di Ottobre, Guenda è ancora in casa. Tommaso dorme in stanza blu e Francesco in arancione. Sicuramente ci saranno altri capitoli più leggeri e poi deciderò che piega far prendere a questa storia, ma mi piaceva l'idea di iniziare con questo momento. Spero possa piacere anche a voi. Sono un attimo in ansia ahaha. Adios.


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