XLII. Piani Futuri

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Fecero togliere a tutti le manette, bastava la defezione di una sola coppia per interrompere il gioco.

Mi fiondai su Tommaso, portandolo in stanza blu.

Lo spinsi in un angolo cieco, dove le telecamere non ci avrebbero raggiunto e lo baciai fino a lasciarlo senza fiato.

"Fra, Fra che c'è...Fra guardami"

Il più piccolo mi prese le guance, guardandomi preoccupato.

"Se sapessero che stiamo insieme non avrebbe mai potuto farlo. Si sarebbe tenuto alla larga, lo avrei fatto stare lontano da te. Mi fa impazzire che gli altri ci provino con te, non lo sopporto."

Mi abbracciò.

"Lo sai come sono le cose, per ora è così, ma non è successo niente davvero. Sai che per me ci sei solo tu, devi credermi"

Mi addolcii, leggevo sincerità nel suo sguardo.

"È la stessa cosa per me. Ed è per questo che voglio uscire e sistemare le cose una volta per tutte, per costruire un nostro futuro. Tutta questa situazione è surreale, quanto estenuante"

"E mi lasceresti qui in balia di Mario?" Mi chiese il mio piccolo provocatore.

"Ho visto che ti sai difendere bene però"

"Certo sono fidanzato io, per chi mi hai preso"

"Ah si? E lo conosco?"

"Diciamo che è molto sexy, capelli lunghi, occhi magnetici, il tipico uomo che ti fa burro e sugo. Bisogna aggiungere però che è anche dolce tenero. Con lui si può parlare di tutto, ed è sempre lì a sostenermi. Sono molto fortunato"

"Burro e sugo? Si capisce che il cibo è una tua grande passione."

Scoppiai a ridere, mentre il più piccolo mi tirò un pugno sulla spalla. Cambiai poi argomento.

"Ma hai visto che alla fine a Urtis piaceva Mario? E tu che ti preoccupavi tanto per nulla."

Il riccio mise il broncio.

"Per nulla? Ma se non ha perso occasione  per insaponarti sotto la doccia. Detesto che qualcuno che non sia io ti metta le mani addosso"

Incrociò poi le braccia al petto. Sembrava proprio un bambino, con quell'espressione corrucciata.

"Piccolo non fare così, avrai tutto il tempo per mettermi la mani addosso fuori da qui"

Gli diedi un bacio a stampo.

"A proposito di questo...sappi che le manette mi hanno dato qualche idea, quindi tieniti pronto, mi piace l'idea di legarti e averti alla mia mercé"

Cominciò a baciarmi il collo e a mordere,  quasi a voler ribadire le sue parole. Come poteva passare dal sembrare un cucciolo, a essere un diavolo tentatore, ancora dovevo capirlo. Faceva parte anche quello del suo fascino.

Decisi di giocare un po' e presi i suoi polsi tenendoli dietro la schiena.

"Chi ti ha detto che quello con le manette finirò per essere io?" mormorai al suo orecchio prima di morderlo piano.

Il minore spinse allora il suo bacino verso il mio, per farmi sentire la sua eccitazione. Non potevamo fare nulla purtroppo o lo avrei volentieri preso contro quel muro.

Liberai i suoi polsi dalla mia stretta, per poi abbracciarlo.

"Dobbiamo darci una calmata. Non possiamo Tommy e lo sai, non siamo a casa nostra, siamo costantemente tenuti sott'occhio"

"Casa nostra?" Persi un battito.

"Beh, usciti di qui, casa mia sarà anche tua, potrai venire ogni volta che vorrai e magari, se le cose più avanti continueranno ad andare bene, potremo pensare a una convivenza. So che è presto, che devo risolvere tante cose ancora, ma mi capita a volte di pensare al di fuori. Comunque è solo un idea, capisco se non ti trovi d'accordo o non ti piace, nel senso non sentirti obbligato a rispondermi ora, io-"

Il più piccolo scoppiò a ridere. Poggiando le sue mani sui miei fianchi.

"Straparli quando sei agitato, te l'hanno mai detto?"

"Sì nota molto? Comunque-"

Il venticinquenne non mi lasciò continuare, poggiandomi un dito sulle labbra.

"Comunque ci ho pensato anch'io. Non ti nego che in passato la convivenza mi abbia sempre spaventato. Non sono abituato a condividere la mia quotidianità con qualcuno, ma con te è più l'ansia di dover stare lontani, che quella di vivere insieme. Forse anche il fatto di esserci conosciuti in questa casa e aver passato così tanto tempo assieme, mi ha fatto apprezzare questa idea. Certo non subito, ma la convivenza è un passo che sono pronto a prendere seriamente in considerazione, se è con te."

Stavo per baciarlo ancora, quando entrò Stefania, guardando i nostri microfoni sul comodino e noi imboscati in quell'angolo. Scosse la testa con fare bonario, per poi buttarsi a letto come se niente fosse.

Lo strinsi felice che fossimo sulla stessa lunghezza d'onda, l'incidente con Mario in quel momento completamente dimenticato. E ci distendemmo sul letto, la sua testa sulla mia spalla.

Ero pronto a rilassarmi, quando l'uragano Giulia Salemi si gettò tra noi sul letto.

Ma non potevano lasciarci in pace?

"Tommyyy, non mi consideri più, noi siamo amici da sei anni e ora stai sempre con Francesco. Percepisco del distacco tra noi due e io ho bisogno di te, mi manca la mostra amicizia"

Ma come stava parlando? Ma era ubriaca?

Detto questo praticamente si arrampicó su di lui, spostandolo dal mio fianco e abbracciandolo.

Lo guardai alzare gli occhi al cielo.

"Dai Giuli spostati, mi soffochi così. Se vuoi fare un riposino mettiti pure accanto a noi, non c'è problema"

La ragazza sbuffò.
"Ma dai amore, io voglio riposare abbracciata a te. Tu puoi stare abbracciato a Francesco e io non posso dormire su di te?"

"Giuli mi schiacci, ti prego"

Guardavo quella scena con un misto tra il fastidio e il divetito. Pensavo Giulia fosse più matura ,ma evidentemente mi sbagliavo, d' altronde la conoscevo poco.

"E poi tu Francesco smettila di rubarmi l'uomo"

"Io? E poi non è mica il tuo uomo"

Ignorò la mia frase finale e rispose.

"Sì tu, sareste sempre insieme se ne aveste occasione. Non puoi tenere Tommy tutto per te, devi imparare a condividere"

Ricordandomi che i due, in tempi non sospetti erano stati a letto insieme, risposi.

"No, sai, certe cose preferisco non condividerle"

Il minore scoppiò a ridere, forse capendo la mia allusione.

Alla fine Giulia si alzò, rassegnata per le poche attenzioni ricevute e il riccio riprese il suo posto sulla mia spalla.

"Simpatica " iniziai.

"Lei è un po' così, un po' donna, un po' bambina, che ci vuoi fare"

"E a te piacciono le persone così?"

"A me piaci tu" mi sussurò e un brivido mi percorse la schiena.

"Anche tu non sai quanto. Ma ora riposiamoci un po', sono stanco"

Detto questo le nostre gambe si intrecciarono, eravamo pronti a riposare, ma rimasi in dormiveglia.

Volevo dare tutto a quel ragazzo, ma ancora non era possibile. Speravo di poterlo rendere felice quella era la cosa più importante. La mia priorità. Lo strinsi di più a me e
presi sonno finalmente, le preoccupazioni almeno per un breve momento accantonate.

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