"Tommaso no, non te lo lascio fare, tu non esci da quella porta, non senza di me"
Visto il caos presente in casa ero corso verso la porta rossa, Tommaso stava per uscire e io lo avevo abbracciato da dietro per fermarlo. Tutti gli altri se ne erano andati lasciandoci soli.
"Tommy che hai? Ti prego cosa è successo? Parlami per favore"
Il riccio si girò, tirando su col naso. Era incredibile come riuscisse a essere bello, pure con gli occhi gonfi di pianto.
"Cos'è successo dovrei chiederlo io a te"
"Non sto capendo, cosa ho fatto"
"È tutta colpa tua" Mi disse Tommaso spingendomi all'indietro, per poi continuare.
"Va via, non ho bisogno di te"
Gli presi a coppa la guancia.
"Mi spieghi cos'ho fatto? Ora capisco tu sia una persona lunatica, apprezzo anche questo tuo lato. Però come siamo passati da stamattina in cui sembravi un gattino alla ricerca di coccole, a questo? Cosa ti fa stare così?"
Scostò la mia mano con fare indispettito.
"Ah, io sono lunatico, io?" Mi accussó con fare inquisitorio puntandomi il dito nel petto.
"Lo hai capito o no, che è tua la colpa se sto così."Mi arrovellai cercando una spiegazione plausibile, ma non ne trovai nessuna.
"Tommaso però, io non è che sono un chiaroveggente, se non mi dici qual è il problema, come posso aiutarti. Ti prego dimmi che c'è" Finii per implorarlo.
"Niente"
"Ma come niente? Sei peggio di una donna"
"Ah, ora ricadi anche negli stereotipi, di male in peggio Oppini"
Okay, mi aveva chiamato per cognome, quindi era arrabiato.
"Ma dai, era un modo di dire come un altro, per farti arrivare il messaggio che non ti capisco. C'è sicuramente qualcosa che mi stai nascondendo"
" O c'è qualcosa che tu stai nascondendo a me" disse il venticinquenne con fare sospettoso.
Quella discussione per me incomprensibile era sfiancante, così come la palese mancanza di fiducia nei miei confronti. Glielo dissi, sfinito.
"Pensavo ti fidassi di me" Pronunciai flebile.
Una singola lacrima gli rigó la guancia.
"Già lo pensavo anch'io"
Detto questo mi superò rientrando in casa sbattendo la porta alle sue spalle.
Entrando, Andrea in corridoio mi fece segno che era entrato in stanza blu.
Lo raggiunsi, solo per trovarlo accucciato tra le braccia di Maria Teresa, mentre piangeva.
La donna accortasi della mia presenza mi disse subito.
"Francesco vattene, non vuole che tu stia qui"
"Me ne vado se me lo dice lui"
"Te lo sto dicendo io"
Ma era dura di comprendorio.
"Con tutto il rispetto Maria Teresa, ma non è che fai le sue veci, non siamo all'asilo. Siamo adulti, grandi e vaccinati, io sono qui perché voglio parlargli e stargli accanto e non sarai di certo tu a dirmi cosa fare"
"Sei insopportabile Francesco! Ti vuoi levare dalle palle" Non era mai stata così sgarbata nei miei confronti, nei confronti di nessun' altro, in realtà.
"Ascolta, Maria Teresa, mi sto rompendo un po' il cazzo. Siamo in questa stanza in tre, e non è a te che mi sto rivolgendo, quindi fatti gli affari tuoi"
"Come ti permetti di rivolgerti a me in questo modo? Sono una donna e sono più grande di te, non te l'hanno insegnata l'educazione?"
"Me l'hanno insegnata molto bene e mi hanno anche insegnato a parlare quando richiesto. E il tuo intervento in questo caso non era richiesto, avresti fatto meglio a tacere. Non prendo ordini da te"
Una voce roca, forse dal troppo pianto, si levò dalle braccia della donna.
"Francesco, Maria Teresa ha ragione. Esci, non ti voglio qui con me" Nonostante tutto il tono era deciso, non il minimo segno di incertezza nella voce.
Ripercorsi le poche ore trascorse dal nostro risveglio a ritroso nella mia mente e mi resi conto che il suo atteggiamento era cambiato dal suo discorso con quella donna. Avevano prima parlottato fitto fitto in giardino, per poi continuare in bagno. Chi sa cos' avevano poi da dirsi. L'avrei scoperto, prima però volevo comunque rassicurare la persona che amavo o almeno provarci.
"Tommy ascolta, io me ne vado, va bene. Perché così mi hai chiesto, però ti prego quando c'è un problema, se ho sbagliato e sbaglio qualcosa, parlarmene. Puoi fare quello che vuoi, urlarmi addosso, insultarmi, perfino nominarmi, ma almeno parlami. Io ti ascolterò. E se sapessi cosa ho fatto di male per ridurti così, non esiterei un secondo a chiederti scusa. Ora esco, ma quando vorrai io ci sono, ricordati quello che ci eravamo detti. A prescindere da tutto, io sono con te, sono sempre con te"
Detto questo lasciai la stanza, deluso e amareggiato. Mi misi in un angolo del divanetto che si trovava in piazzetta Morra, ero da solo, meglio, non volevo nessuno intorno.
Mi presi la testa tra le mani, mi sentivo impotente.
A un tratto un tocco leggero sul braccio mi fece alzare il capo. Era Stefania. La bionda si sedette accanto a me, abbracciandomi.
"Tesoro come stai?"
"Sono stato meglio e tu?
"Anch'io Fra, anch'io, ma sta tranquillo, ne verremo a capo insieme. Ti aiuterò"
"Anche a te sembra strano Stefy?"
"Si, c'è qualcosa che non mi convince, soprattutto nell'atteggiamento di Maria Teresa. Prima sono entrata in stanza per vedere come stesse Tommy e non mi ha lasciato avvicinare"
"Si c'è qualcosa che ci stanno nascondendo"
"Beh non possono nasconderci proprio niente. Insomma sono o no la portinaia di questa casa? Nessun segreto può sfuggirmi"
Era riuscita a strapparmi un sorriso.
Non avrei mai smesso di lottare per lui, o per noi. In un modo o nell'altro ne saremo usciti più forti.
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Con te
FanfictionInizio col dire che è da tanto che non pubblico una storia. Questo è il mio ritorno e ho deciso di concentrare la mia storia su Tommaso e Francesco, due personaggi del gfvip. Ovviamente è una storia di fantasia, ho grande rispetto per le loro vite...