XXXV. Cappelli bianchi

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"Ecco tu lo conosci meglio di chiunque altro qua dentro, quindi mi chiedevo. Mi aiuteresti a conquistarlo?"

Provai davvero a rimanere serio, ma fallii miseramente scoppiando a ridere. Non riuscivo neanche a formulare una frase, stava chiedendo a me, come conquistare il mio ragazzo.

Ah, spettacolare. Cercai di tenermi sul generico.

"Prova a essere semplicemente te stesso, magari ci riuscirai"

"Beh, sai per me è difficille. La mia personalità ha davvero tante sfaccettature, anche perché sono un artista poliedrico, ti sarà sicuramente capitato di vedermi in qualche fiction no?"

Che pallone gonfiato.

"Sinceramente no" Esclamai incrociando le braccia al petto.

"Beh che ne vuoi sapere tu, d'altronde non ci si poteva aspettare nulla di diverso da un appassionato di calcio"
Mi diede poi una pacca sulla spalla e cominciò a ridere, come fossimo grandi amici.

Non lo eravamo e il suo comportamento stava cominciando a darmi l' urticaria.

"Seguo anche molte serie tv su Netflix e comunque anche alcune fiction nelle reti principali, ma non penso che tu sia approdato ancora in una di quelle vero?" Ricambiai poi la sua pacca sulla spalla di poco prima e senza dargli il tempo di rispondere, andai nella stanza blu senza esitazione.

Tommaso aveva messo in chiaro che d'ora in poi avrei dormito con lui e guai a chi si fosse permesso anche solo di dire qualcosa in contrario.

Ed eccolo il mio piccolo, che dormiva con una mano sul mio cuscino, come se mi stesse cercando, come se anche nel sonno avesse bisogno di sentirmi lì con lui.

E lo ero, lo spostai lentamente per cercare di non svegliarlo, stringendolo poi tra le braccia.

Finalmente ero dove volevo essere, nulla di quella giornata pesante aveva più importanza.

Sentii un bacio sul collo.

"Tommy pensavo dormissi"

"Stavo dormendo mi hai svegliato perché mi hai spostato, abbracciandomi"

"Scusa non volevo svegliarti" gli spostai i capelli piano, dandogli un bacio sulla fronte.

"Puoi sempre rimediare ai tuoi errori Oppini, facendomi delle coccole"

"Meno male che eri un duro tu eh"

"Anche i duri hanno bisogno di coccole ogni tanto" e lo ribadì dandomi un pugno sulla spalla.

"Va bene tigrotto"

"Tigrotto?"

"Lupachiotto?"

"Fra abbi pietà"

"Leoncino"

"Oppini continua e giuro che ti lascio

"Gattino? Dai gattino è carino, penso che d'ora in poi ti chiamerò così"

"Non osare"

"Va bene gattino"

"Ma la vuoi finire!" Concluse tirandomi un calcio alla ceca e colpendomi l'inguine col ginocchio.

"Tommaso Dio! Sei completamente impazzito! Ah, che dolore!"

Gli girai le spalle fingendomi offeso.

Il più piccolo prese a darmi tanti piccoli baci alla nuca e dietro le orecchie, cercando di convincermi a voltarmi nuovamente verso di lui.

Mi abbracciò allora, mettendo la sua gamba sopra le mie.

"Dai sii serio, non sei veramente offeso"

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