IX. Etero

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"Perché non mi vuoi?"

Non so neanche il perché posi quella domanda, forse il vino mi aveva dato quel coraggio, che per qualche ragione, almeno con lui, mi è sempre mancato.

Lui reagí allontanandomi.

"Francesco ma stai scherzando? Sei impazzito? Ti sei drogato? Cosa cavolo c'era nel tuo bicchiere? No, perché per farmi un uscita del genere, secondo me non sei lucido."

"No hai ragione Tommy, non lo sono. È che non lo sopporto"

Detto questo lo spinsi nuovamente verso la porta col mio corpo, più scappava da me, più lo volevo vicino, e per la mia mente ottenebrata dall'alcol, questo ragionamento aveva perfettamente senso.

"Fra hai gli occhi di un pazzo, mi spaventi. Sì può sapere cosa c'è che non va? Cosa non sopporti?"

"Non sopporto gli altri"

"Cerca di essere più preciso"

"Non sopporto il fatto che tu stia sempre con altre persone. È raro che tu passi del tempo con me come prima. Anche alle feste, stavamo sempre insieme, ballavamo. Oggi invece hai ballato il tango con Andrea e baciato Enock e Pierpaolo. Ovviamente sono contento che vai d'accordo con loro, ma non mi piace che ti tocchino."

" E perché non ti piace? Sono un uomo libero, posso fare ciò che mi pare"

All'improvviso cambiò sguardo, quasi avesse avuto un illuminazione

"Francy, Francy...sei geloso non è così?"

Panico.

Era mia amico. Io non potevo essere geloso di lui. Però lo volevo. Come amico? Non lo so. Non mi era mai successo, gli uomini prima di allora non mi erano mai piaciuti, non fisicamente. Non me ne sarei mai portato a letto uno. Ma con Tommaso mi resi conto era diverso.

La cosa non era più solo mentale, ma anche fisica. C'era attrazione, chimica, mi trovavo spesso a sognarlo, a chiedermi che sapore avrebbero avuto le sue labbra se l'avessi baciato. Un bacio vero, passionale.

Ma non potevo parlagliene, lui era così giovane, così pieno di vita. Soprattutto non potevo cambiare tutto ciò che avevo costruito in tanti anni, la mia stabilità, solo per un capriccio.

Per una persona che probabilmente non ricambiava neanche. Chissà quanti uomini pendevano come me dalle sue labbra. Non sarei stato nè il primo, né l'ultimo, a desiderare ardentemente qualcosa che non avrei mai potuto avere.

"Non sono geloso, non dire cazzate"

"Beh perfetto, perché stavo pensando di mettere la lingua in gola a Pier. Che te ne pare?"

"Tommaso smettila sai che è etero"

"Beh lo sei anche tu no? Eppure mi stai facendo una scenata di gelosia"

"Sono geloso del nostro rapporto, non di te" Patetico come tentativo di fuga lo ammetto, potevo sentire da solo il fallimento del mio arrampicarmi sugli specchi.

"Ah ora sei geloso del nostro rapporto? Eppure hai nominato la mia vicinanza agli altri, che mi baciano, a differenza tua"

"Lo faccio anche per te, non vorrei ti prendessi una sbandata per uno di loro. Come sai etero"

Scoppiò a ridere, di una risata amara.

"Sempre questa parola etero. Lo sei anche tu amore si?"

"Sì"

"Non hai mai avuto alcun dubbio?"

Questa domanda la pronunciò mordendosi il labbro, cosa che in quel momento mi mandò fuori di testa.

"Non morderti il labbro, o ti uscirà il sangue"

Gli liberai il labbro inferiore dai denti col pollice, non riuscendo poi a distogliere lo sguardo dalla sua bocca, come ipnotizzato.

"A cosa pensi Oppini? A quanto sei etero?"

"Tommaso, lasciami in pace. Non sento nulla per te, oltre l'amicizia. Voglio solo proteggerti nient'altro, non voglio che ti innamori della persona sbagliata"

I suoi occhi sembravano spiritati, era arrabiato, lo percepivo. Mi allontanò per poi sedersi sulla lavatrice e chiamarmi

"Che c'è non ti avvicini?"

Non capivo il cambio di location, ma mi avvicinai comunque. Ero in piedi davanti a lui, quando dal bordo della lavatrice mi cinse la vita con le gambe. Eravamo separati solo dai vestiti, ma sentivo il suo calore.

Era una follia.

"Allora Oppini voglio fare un test con te"

"Zorzi spostati. Non ho tempo per queste cose"

"E invece lo hai. Se ci mettessi la forza necessaria potresti anche liberarti delle mie gambe intorno a te Ma io penso invece, che dovresti prima passare il mio piccolo esame"

"Di cosa stai parlando"

Smise di parlare e con sguardo diabolico mi morse l'orecchio, poi il collo, prima un morso, poi ci passò sopra la lingua come per lenire il dolore e poi un bacio. E un altro e un altro ancora, persi il conto.

Mi abbassò la cerniera del costume nella parte superiore. Io ero immobile. Come stregato, non ero in grado di proferire parola, una parte di me, voleva si fermasse, un altra ancora più grande, voleva vedere fin dove si sarebbe spinto.

Volevo il suo tocco, ma non lo toccai. Le mani strette a pugno lungo i miei i fianchi.

Aveva scoperto il mio petto e sorrise quando iniziò a baciarlo. Un sorriso infantile, quasi stesse scartando il regalo di Natale che aveva sempre sognato.

"Francy, Francy" mi sussurrò all'orecchio, "tu davvero non hai idea."

No non avevo idea. E non avevo nemmeno più alcun pensiero. La mia testa ormai aveva inserito il pilota automatico già da un po', non pensavo a niente, sentivo e basta.

Avevo i brividi e non era per il freddo.

Sì alzò di scatto dalla lavatrice, continuando coi suoi baci e leccate fino ad arrivare sempre più in basso. Era in ginocchio, davanti a me, un sorriso predatore sul viso, davanti a lui la mia cintura.

Sì alzò di scattò, una mano sui miei pantaloni.

Ero eccitato, era evidente.

"Ecco a voi signore e signori, Francesco Maria Oppini in tutta la sua eterosessualità"

Un bacio sulla guancia e scappò viva da quella stanza ridendo, lasciandomi distrutto.

Mi svegliai di getto.

Dovevo calmarmi, nulla di tutto questo era successo. Dopo la mia domanda Tommaso aveva semplicemente dato la colpa all'alcol, dicendo che dovevo limitarmi, aveva preso il vino ed era corso in salone stranito. Non mi rivolse parola per tutta la sera.

Ormai era come se non sopportasse di passare neanche più 5 minuti del suo tempo, chiuso nella stessa stanza con me.

E io mi ero ridotto a questo, a fare sogni erotici su di lui, a svegliarmi in piena notte, sperando che l'intera stanza arancione dormisse e di calmarmi in fretta.

Cosa che non avvenne.

Forse era meglio, che le cose non fossero realmente andate così, ma in quel momento ero pazzo, non ragionavo.

Quel sogno mi aveva solo messo davanti a una grande verità.

Se anche fossi stato etero, con Tommaso era diverso. Per lui avrei fatto volentieri un eccezione, anche se ormai ero convinto che mi odiasse, avrei voluto le sue mani su di me.

Era affascinante, quanto pericoloso.

Mi sentivo sporco, dovevo stargli lontano, prima di commettere un altro passo falso.

Ero etero. Non per me, ma per il mondo si.

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