XXVII. Non posso più aspettare

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Bussarono alla porta, era Andrea, voleva sapere come stessi, io volevo solo scappare.

Mi sembrava di essere tornato all'adolescenza, quando spesso l'ansia mi divorava a tal punto da diventare un malessere fisico, oltreché mentale.

Io, sempre consapevole di essere forte, di poterla vincere quest' ansia, mi ero ritrovato ora a combatterla stremato , esausto, perché in una situazione che mi stava stretta.

Non solo etero, ma anche fidanzato. In più avevo scelto al mio fianco il figlio della Parietti, si sa, al cuore non si comanda, ma in quel momento nonostante l'amore, mi stavo rendendo conto che ciò in cui mi ero cacciato, era molto grande, forse più grande di me, ma ormai non potevo più tirarmi indietro.

La puntata riprese, senza altre grandi emozioni. Ignorai Francesco e il suo sguardo interrogativo su di me per tutto il tempo, si era accorto della mia assenza, di come fossi praticamente fuggito da quel divano, ma non era venuto da me. Era rimasto seduto. Zelletta era invece lì ad assicurarsi che stessi bene, con al di fuori del bagno Stefania e Maria Teresa.

Sapevo che non era razionale pensarlo, ma per me quello era quasi un tradimento. Non dovevo dipendere da lui, basta bastoni, mi dissi, avrei fatto di tutto per stare bene, dovevo imparare per una volta a mettermi al primo posto.

Tanto, avevo capito che con le telecamere nuovamente in funzione, io e il liscio avremo drasticamente perso occasioni per passare del tempo assieme. Sarebbe iniziato un altro periodo di distacco, l'ennesimo.

E pensare che se solo lui avesse chiarito tutto, avrei potuto dormire con lui, abbracciarlo, baciarlo solo perché mi andava, senza sotterfugi. Iniziare a vivere per davvero una quotidianità fatta di piccoli momenti solo nostri.

Invece mi trovavo in quel limbo, amici, per tutti eravamo solo e semplicemente amici, niente di più. Volevo urlare, volevo dire che quell'uomo, quello stupido, splendido uomo, era il mio uomo, ma non era il mio posto, dovevo stare zitto e buono, messo all'angolo.

Quella notte avrei avuto bisogno di una sana dose di melatonina per andare a dormire, ma era finita. Mi misi al letto di fianco, togliendo il microfono, ero rivolto verso Maria Teresa, senza nemmeno badare al fatto che Giacomo fosse lì o meno. Dopo il confessionale che avevo visto era il minimo, molte delle cose dette potevano essere evitate, mi aveva fatto star male e non me l'aspettavo proprio da lui.

Chiusi gli occhi cercando di non pensarci, in quel momento era tutto troppo per me, persino i miei pensieri erano diventati assordanti.

Improvvisamente però, un paio di braccia mi strinsero da dietro, portando la mia schiena ad aderire completamente, con il petto della persona sdraiata accanto a me.

Conoscevo quelle braccia a memoria.

Aprii gli occhi, dovevano aver spento le luci già da un po'.

Mi girai, trovandomi faccia a faccia con la persona che ormai da tempo era il centro di ogni mio pensiero.

"Cosa ci fai qui?"

"So tutto quello che è successo in puntata, della tua crisi. Andrea si è offerto di venire da te, mentre io parlavo con Giacomo. Ha accettato di farmi dormire qui"

Non me l'aspettavo, non capivo perché Giacomo l'avesse fatto, ma non avevo comunque voglia di pormi troppe domande.
"Dormirai sempre con me?" Chiesi felice come un bambino.

"Fin quando lo vorrai" rispose il maggiore, facendomi poggiare la testa sul suo petto. Il cuore gli batteva veloce, chissà se ne ero io la causa.

"Sempre Fra, ti vorrò sempre"

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