Il capitano correva a perdi fiato tra le macerie di quello che una volta, era il quartier generale dello S.H.I.E.L.D., e in spalla, portava il corpo dell'amico svenuto. Orde di agenti erano alle sue calcagna, ma doveva proteggere Bucky a tutti i costi, anche a discapito della sua stessa vita. Ma era veramente questo quello che voleva? Tony aveva provato ad ucciderlo, Bucky, il suo amico d'infanzia, l'unico in tutto il mondo, che aveva condiviso la sua stessa sorte. La loro era una promessa solenne, inviolabile. Si sarebbero protetti a vicenda, era questo il patto, costi quel che costi, e il capitano, adesso, stava mantenendo quel giuramento fatto. Ma ne valeva la pena? Andarsene voleva dire voltare le spalle a tutto ciò che si era costruito da quando si era risvegliato dal ghiaccio, la sua vita, il suo lavoro, Tony... Come avrebbe potuto voltargli le spalle. Per un secondo, Steve si fermò e si guardò indietro. Una goccia di sudore gli cadde lungo la sua tempia, mentre si domandava se ciò che stava facendo, era la cosa giusta da fare. Voleva proteggere Bucky, ma allo stesso tempo, il solo pensiero di dover abbandonare Tony gli faceva venire una stretta al cuore. Aveva sofferto tanto per lui, aveva passato le notti insonni a piangere soffocando ogni singola lacrima, ogni singolo sussulto, così come Tony aveva sofferto per lui. E a distanza di tutto quel tempo, i ricordi del capitano erano ancora segnati da quell'immagine di stupore negli occhi del meccanico, nel vedere che, contro ogni aspettativa, lui era ancora vivo. Si, ricordava quello sguardo come se si fosse svegliato ieri, quegli occhi color nocciola, carichi di gioia e di entusiasmo irrefrenabile, nel vedere che il suo amore a lungo perduto, era vivo, ed era tornato da lui. Il destino? Può essere, ma qualunque fosse stata quella forza ultraterrena che li aveva fatti riconciliare, gliene erano debitori. Ma adesso, in quell'effimero atto, il capitano stava distruggendo la promessa fatta a Tony, per salvare la vita dell'uomo che, fino a poco tempo prima, aveva cercato di ucciderlo. E mentre guardava la polvere innalzarsi al crollo di un'altra colonna, il capitano sentì le urla degli agenti farsi sempre più forti, segno che si stavano avvicinando. Steve si caricò meglio il corpo di Bucky sulle spalle, e corse via, lontano da tutto ciò che era il suo mondo.
Quella notte, rimuginante sui propri pensieri, Steve non chiuse occhio. Avevano trovato rifugio in un vecchio appartamento disabitato, nella zona più malfamata di New York. Li, Steve guardava imperterrito fuori dalla finestra, pronto a fuggire al primo accenno che gli agenti li avessero trovati. Sul logoro letto di quel minuscolo appartamento, Bucky mugugnava qualcosa di incomprensibile nel sonno, ma qualunque cosa fosse quella che stava dicendo, al capitano non importava. No, perché mente i suoi occhi guardinghi controllavano ogni singolo movimento di ogni singola persona, la sua mente galoppava tra i ricordi e i risentimenti di ciò che aveva fatto. "Perché?" Si domandò "perché ho fatto così?!". E in quel momento, in quel minuscolo secondo, il suo cervello ritornò al ricordo di del volto di Tony, baciato dai raggi caldi di un sole morente, mentre quegli occhi color nocciola lo fissavano felice, innamorato. Poi, il tradimento, l'odio. Si, quegli occhi, quel l'ultimo sguardo disperato, era carico di rammarico, disprezzo, disgusto. Mai avrebbe pensato di rivedere quello sguardo nei suoi occhi. Mai avrebbe pensato che Tony fosse ancora in grado di provare un tale disprezzo. Ma Steve non aveva scelta, se fosse rimasto, lo S.H.I.E.L.D. avrebbe preso Bucky, e con tutta probabilità non lo avrebbe mai più rivisto. Ma andarsene, voleva dire non rivedere più Tony, e tra tutti, questo, forse, era stato l'errore più grave. Aveva combattuto tanto per lui, e si era ripromesso che nulla lo avrebbe più ferito, ma mai avrebbe immaginato che le sue azioni portassero a questo. Mai avrebbe pensato che sarebbe stato proprio lui a spezzargli il cuore. Si, lo aveva visto in quel loro ultimo sguardo, occhi ricoperti di lacrime. Ma un rumore improvviso fece saltare il capitano giù dalla sedia, che fulmineo, afferrò lo scudo e si girò in direzione della porta, pronto a combattere. Ma non appena vide Bucky alzarsi lentamente dal letto, Steve si rilassò, appoggiando lo scudo a terra. Con passo leggero si avvicinò all'amico che, ancora mezzo stordito, si alzava a fatica da quel materasso logoro.
«Hey Bucky... Come stai?» gli chiese in capitano inginocchiandosi davanti a lui.
Il soldato emise un lamento, mettendosi la mano sul fianco dolorante. Steve lo guardava preoccupato «Fammi vedere» gli disse.
Bucky tolse la mano e il capitano gli alzò la maglia sporca di sangue. Aveva una brutta ferita sul fianco, probabilmente, inflitta da Tony
«Aspetta qui, vado a vedere se c'è qualcosa per quella ferita» gli disse Steve alzandosi.
«Steve, fermati...» provò a dire il soldato.
«La cassetta del pronto soccorso...» disse tra se e se Steve.
«Steve!» urlò il soldato.
Il capitano si voltò, guardandolo con uno sguardo stupito. Bucky, seduto sul letto, lo guardava fin troppo serio.
«Non c'è bisogno di fare così Steve, sto bene».
«Ma il tuo fianco...» replicò il capitano.
«Steve» controbatté il soldato.
Steve sospirò profondamente, rassegnato all'idea di non dover aiutare il suo amico. Poi si voltò, afferrò una sedia li vicino, la spostò e ci si sedette sopra pesantemente, appoggiando il gomito sul legno marcio del tavolo e piegando la testa di lato, appoggiando la glabella tra il pollice e l'indice della mano. Ancora seduto, Bucky lo guardava leggermente sconsolato, mentre si domandava perché avesse deciso di salvarlo dalle grinfie di Tony. Il capitano aprì gli occhi, gettò la testa leggermente all'indietro e appoggiò la mano, chiusa a pugno, sulla bocca, guardando malinconico fuori dalla finestra. Dal suo letto, il soldato vide quello che gli sembrò la parvenza di una lacrima, comparire negli occhi rossi del capitano.
«Allora, era lui» disse disinvolto Bucky.
Steve si voltò, guardandolo incuriosito «Come?».
«Tony. Quello di cui mi parlavi sempre al campo».
«Ti ricordi di lui?».
«Si. Ho qualche ricordo confuso di te che me ne parli, ma comincio a ricordare... è lui?».
Il capitano abbassò la testa e fissò per qualche secondo il pavimento «Si, è lui».
Bucky lo osservò per qualche secondo in silenzio «Perché lo hai fatto?».
«Di che cosa parli?» chiese distratto il capitano.
«Tutto questo, Steve - disse il soldato alzandosi - Perché hai deciso di dirgli addio per me».
Steve si voltò verso di lui «Sei mio amico Bucky» gli rispose guardandolo sconcertato.
«E lui è l'uomo che ami» controbatté, invece, il soldato.
«Ti avrebbe ucciso!» rispose, ancora, il capitano, alzandosi rabbioso dalla sedia.
Bucky lo guardò dritto negli occhi. Scorgeva, in quelle iridi azzurre, l'amarezza e la tristezza della decisione appena presa, il rimorso di aver detto addio al meccanico.
«Gli avevi fatto una promessa?» gli chiese quasi sotto voce l'amico.
Il capitano sospirò sconcertato, mentre il ricordo della promessa infranta tornava a flagellare la sua mente «Si» disse piano, cercando di trattenere le lacrime.
«Ma l'avevi fatta anche a me».
«Si» rispose il capitano praticamente sotto voce.
«Devi tornare da lui, Steve».
«Non posso» rispose il capitano cercando di soffocare il pianto e dando le spalle all'amico.
«Perché?».
«Perché gli ho detto addio».
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Fire on Fire
FanfictionDAL CAPITOLO 5: «Io ti ho odiato Steve - riprese Tony - non ho mai odiato nessuno nel modo in cui ho odiato te. E Dio! Vorrei poterti odiare ancora, ma non posso... Non ci riesco». È il 1991, sono appena iniziate le vacanze di Natale, e gli studenti...