19 - Incubi

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Tornarono presto a casa, il tempo di un battito di ciglia e la loro vacanza era già finita. Tony era tornato a lavoro, e le loro vite ripresero da dove le avevano interrotte. Ma nonostante tutto, le giornate che dovevano dissolvere quella sensazione di pericolo che si era annidata nel cuore del meccanico, non facevano altro che rafforzare quel sentimento, radicandolo sempre di più nella sua mente. E non passava istante in cui non guardava la sua famiglia, e venisse travolto dall'ansia che qualcosa gli potesse succedere, qualcosa al di fuori del suo controllo, una minaccia che non poteva sconfiggere. Era chiaro, quella sensazione non sarebbe sparita da sola, il tempo non avrebbe assopito nulla. Ma al contrario, forse doveva dare ascolto a quella voce che urlava così forte nella sua testa. E le sue giornate andarono avanti così, arrovellato in un problema che non riusciva a capire, schiavo di quel sentimento che non comprendeva, vittima di una minaccia invisibile, frutto della sua testa. O almeno, così credeva.
A cena, chissà per quale assurdo motivo, Steve era solito chiedere a Peter che cosa avesse fatto durante la giornata, e il ragazzo gli raccontava tutto, enfatizzando sulle parti che gli erano piaciute di più. Gli raccontò che quel giorno, dopo scuola, era andato a casa di Ned, il suo migliore amico, per costruire la morte nera di Star Wars. Steve lo guardò stranito, ignaro di ciò che stava raccontando il ragazzo. Tony lo guardò leggermente stupito e rise sotto i baffi, intenerito dall'espressione del capitano.
«Davvero non hai mai visto Star Wars?» gli chiese il meccanico ridendo.
Steve prese un boccone dal piatto che aveva davanti, e senza alzare gli occhi fece cenno di no con la testa.
«Che cosa?! - esclamò Peter scattando in piedi e sbattendo le mani sul tavolo - Non è possibile che tu non abbia mai visto Star Wars!».
«Peter non sbattere le mani sul tavolo...» disse Tony guardando la sua reazione a quella scoperta, per lui, a dir poco sconcertante.
«Ma!...».
«Peter, siediti - disse il meccanico indicandogli la sedia con il coltello - Steve è un uomo anziano, lo sai che non guarda certe cose».
«Tony!» disse il capitano fulminandolo con lo sguardo.
Tony posò le posate sul tavolo e rise «Scherzo, scherzo» disse ridendo e appoggiando il gomito sul tavolo e la fronte sulla mano.
Steve sorrise a mezza bocca, poi ricominciò a mangiare.
«Hey! Stasera serata cinema, che ne dite?» disse il meccanico guardando prima Steve poi il ragazzo.
«Si! A patto che guardiamo Star Wars» rispose il ragazzo.
«Per te va bene Steve?» chiese Tony guardandolo.
«Ho forse voce in capitolo?» chiese sarcastico il capitano.
«No» risposero all'unisono Tony e Peter.
Steve li guardò rise di gusto, contagiando anche gli altri due.

Quella sera sembrava come tante altre. Steve guardava il film concentrato, cercando di capirne la storia, mentre, in sottofondo, il ragazzo gli spiegava tutto quello che c'era da sapere, recitando, di tanto in tanto, le battute del film che ormai sapeva a memoria. Il capitano era intenerito da quella scena, non aveva mai visto Peter così felice. Era bello, pensò, vederlo sorridere in quel modo, e scorgere le stesse fiamme di Tony risplendere nei suoi occhi. Ma mentre quei due si godevano tranquillamente il film, Tony era distratto. Ancora, quella sensazione di pericolo che riecheggiava nella sua testa, e il suo cuore non aveva pace. Era diventato impossibile ignorarla, la sua mente niente non glielo permetteva. E mentre i due si godevano il film, Tony girò appena la testa e li guardò. Guardava il sorriso di Peter, il suo saltellare sul divano eccitato. Osservava l'espressione concentrata del capitano, la mano appoggiata sulla bocca che sosteneva tutto il peso della testa. Guardava i suoi occhi cambiare colore grazie alla luce dello schermo, ma vedeva, comunque, l'azzurro delle sue iridi, acque così profonde che gli fecero mancare il fiato. Osservò per qualche istante la sottile fede al dito del capitano, per poi spostare, nuovamente, gli occhi su Peter. Percepì qualcosa premergli sul petto, il cuore cominciare a battere sempre più veloce. Si alzò di scatto dal divano e corse in bagno. Steve e Peter si girarono e lo guardarono preoccupati, mentre quest ultimo, nell'allontanarsi, sbatté la spalla contro l'angolo del muro.
«Che cosa gli succede?» chiese Peter.
«Non lo so - gli rispose Steve - tu resta qui» concluse alzandosi e andandogli dietro.
Tony chiuse la porta dietro di se, vi si appoggiò contro con la schiena e si accasciò a terra. Doveva trovare una soluzione, non poteva più andare avanti così. Quella sensazione era diventata soffocante, e non sopportava l'idea che qualcosa potesse capitare a Steve e Peter. Ignorarla avrebbe voluto dire tutto e niente. E se si fosse sbagliato? E se gli fosse successo qualcosa? Allora non se lo sarebbe mai perdonato. Raccolse le gambe, abbassò la testa in avanti e si tappò le orecchie con le mani, cercando di soffocare quella voce, ma era inutile. Chiuse gli occhi e si concentrò sul respiro, cercando di calmarsi. Percepiva ogni singolo battito del suo cuore, sempre più veloci, sempre più fuori controllo. Improvvisamente, qualcuno bussò alla porta.
«Tony, stai bene?».
"Merda!" Pensò il meccanico alzando di scatto la testa. Era Steve, e probabilmente si era accorto di qualcosa.
«Si, sto bene, non ti preoccupare».
«Sei corso via, io e Peter ci siamo preoccupati».
Il meccanico tirò su con il naso nervosamente, quel maledetto tic era ritornato.
«Tranquillo Steve - disse Tony con voce leggermente tremante - sto bene, veramente».
«D'accordo... - disse il capitano titubante - allora... Torno da Peter».
«Si io... Vi raggiungo subito» rispose Tony da dietro la porta chiusa.
Tony gettò indietro la testa facendo sbattere la nuca contro il legno scuro della porta. Lasciò cadere gli avambracci in avanti, appoggiandoli sulle ginocchia, le mani a penzoloni. Chiuse gli occhi e respirò profondamente "Maledizione" pensò mentre li riapriva e guardava il soffitto del bagno "Devo trovare una soluzione".

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