27 - Guardiani

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Odino era morto. Hela era tornata per riprendere il trono che riteneva suo di diritto, e Asgard era andata distrutta solo le furia di Surtur. "Niente male" pensò Thor mentre si esaminava l'occhio che la sorella gli aveva tagliato via "un re senza un regno".
Guardò il suo volto ancora madido di sudore, e improvvisamente divenne triste. Ora assomigliava a suo padre più di quanto non avesse mai voluto. Essere un re giusto o un re saggio, questo stava soltanto a lui. E per quanto la brama del trono imperversava ancora nelle sue vene, capì che ciò che credeva di volere, alla fine, non lo desiderava veramente. Forse, in tutti quegli anni era cresciuto, e forse non voleva più quel trono macchiato di sangue e bugie. Si guardò il viso attraverso il piccolo specchio posto sul ripiano: una macchia nera di sangue rappreso al posto del suo occhio, il volto sporco di polvere e di sudore, i capelli scompigliati. Quel viso non gli sembrava nemmeno più il suo, ed ebbe l'impressione che nello specchio vi fosse il riflesso di qualcun'altro. Si sfiorò l'occhio mancante con il polpastrello delle dita, sussultando per il dolore. Appoggiò pesantemente la mano sul tavolo e lasciò che la testa cadde leggermente in avanti, accompagnata da un profondo sbuffo. Guardò la benda per l'occhio appoggiata li, vicino alla sua mano. Era identica a quella di suo padre, e per un breve secondo, il dio del tuono sorrise malinconico nel ripensarvi. Aveva perso tutto: sua madre, suo padre, il suo regno, la sua casa. Quella benda, forse, rappresentava tutto ciò che era Asgard prima della sua caduta, prima di Ragnarok. Lentamente la prese in mano e se la mise sull'occhio ferito, poi alzò la testa e si guardò allo specchio. Si versò da bere e sfiorò quella benda con le dita. Nonostante tutto, quell'immagine aveva un qualcosa di familiare. Con un lieve cigolio, la porta si aprì, dei leggeri passi decisi rimbombarono nella stanza. Thor vide Loki, suo fratello, comparire alle sue spalle, nell'immagine dello specchio.
«Ti dona» disse Loki.
Thor lo guardò «Forse non sei così male dopo tutto, fratello».
Loki sorrise compiaciuto e imbarazzato «Forse no».
«Grazie - disse Thor prendendo un soprammobile li vicino tra le mani - se fossi davvero qui, potrei anche abbracciarti» concluse tirando quell'oggetto.
Loki lo afferrò al volo «Sono qui» rispose beffardo.
Sorrisero e si guardarono negli occhi. Dio quante ne avevano passate, quante pugnalate nella schiena, metaforiche e non, e quanti problemi avevano creato insieme. Forse, per la prima volta da quando lo conosceva, Thor riusciva a vedere chi era il vero Loki, suo fratello. "Nessun cattivo è veramente cattivo" pensò il dio del tuono "Nessun buono è veramente buono".
«Forza, vostra maestà. Il popolo vi attende» disse Loki con tono dolce.
Improvvisamente, Thor si fece cupo in volto e abbassò la testa. Giocava con un altro oggetto che aveva trovato lì vicino, mentre rimuginava sulle parole che aveva appena sentito.
«Il mio popolo» mormorò tra sé e sé.
Loki lo guardò incuriosito «Stai bene?» gli chiese.
«Si - disse Thor alzando di scatto la testa - è solo che... non sono più così sicuro di volere il trono».
Loki lo guardò stranito e dispiaciuto «Che cosa stai dicendo - chiese avvicinandosi a lui - è quello che hai sempre voluto. Regnare su Asgard».
«No, Loki - disse Thor voltandosi e guardandolo - nessuno ha mai desiderato il trono quanto lo desideri tu. Io...».
«Tu sei Thor, figlio di Odino».
«Ma io non sono nostro padre. Non lo sarò mai. Come posso anche solo sperare di essere come lui?».
Loki lo guardò sbalordito. Era insolito, per lui, vedere tanta saggezza nel fratello. Era cambiato, ciò che era successo, forse, gli aveva fatto aprire gli occhi su tutto. E proprio per questo, era degno di regnare sul popolo di Asgard. Aveva messo da parte la stoltezza e l'arroganza, per lasciare che la saggezza e l'altruismo prendessero il loro posto.
«Thor...».
Improvvisamente, un rumore, seguito da una violenta scossa, attirò la loro attenzione. Thor e Loki si guardarono per un breve secondo negli occhi, per poi correre verso quelle urla che trapassavano le fitte pareti d'acciaio. Varcarono la porta, e ciò che si trovarono davanti li inorridì. Il suo popolo disteso, riverso in pozze di sangue nero. Bocche contorte in smorfie di terrore, occhi strabuzzanti rivolti, umidi di lacrime. Mani inermi sul pavimento, le unghie ricoperte di sangue che avevano graffiato il metallo. Braccia e gambe piegate in modi innaturali, corpi sopra corpi, sangue, vestiti a brandelli. E trionfante, sopra quel mare di cadaveri ancora caldi, lui. Un uomo, un mostro, alto e muscoloso, ricoperto da un'armatura dorata. In mano quella che a Thor sembrava essere una spada a doppia lama. Sentì il sangue ribollirgli nelle vene, ma sapeva benissimo che, pur essendo il dio del tuono, non sapeva minimamente contro chi, o per meglio dire cosa, si stesse mettendo. Loki, al contrario, era pietrificato, e guardava quella figura con puro terrore negli occhi. Sentì suo fratello sbuffare, e non fece nemmeno in tempo a fermarlo che quest'ultimo partì alla carica, invano. Thor cercò di colpirlo con la stessa potenza con cui aveva colpito Hela, sua sorella, scaricando su di lui la furia dei suoi fulmini, ma quel mostro, chiunque esso fosse, fu rapido nell'afferrarlo e colpirlo violentemente in viso, tramortendolo. Loki sobbalzò leggermente ed indietreggiò appena di qualche passo.
«No... non può essere» disse appena con un filo di voce.
Quel mostro avanzò di qualche passo, uscendo dalla penombra. Una sinistra luce viola brillava appena dietro la sua figura, illuminando i suoi occhi di bagliori purpurei. Thor, ancora stretto nella sua presa, si lamentava dolorante, le braccia a penzoloni e la testa piegata all'indietro. Gli faceva male tutto, ogni muscolo, ogni tendine, ogni osso. Sentì uno strano sapore mentre un rivolo di sangue gli colò dall'angolo della bocca. Con fatica immane, aprì gli occhi: una figura nera si stagliava conto luci innaturali e fiamme che brillavano di viola e di bianco. Sentiva voci, passi, parole, ma non ne distingueva nessuna.
«Udite e gioite! Avete avuto il privilegio di essere stati salvati dal grande titano. Forse voi penserete che sia sofferenza... no. Questa è redenzione, poiché anche nella morte, siete diventati figli di Thanos»
Loki lo guardò con occhi che sapevano di sfida.
«So che cosa significa perdere. Sentire disperatamente di avere ragione, e ciò nonostante... fallire. È spaventoso, fa tremare le gambe. Ma io vi chiedo, per quale fine? Lo temi, lo sfuggi, ma il destino arriva ugualmente, e ora... eccomi».
Il titano afferrò Thor per la testa. Il dio del fulmine gemette agonizzante e senza fiato, come se quel la presa fosse stata la cosa più dolorosa che avesse mai provato sulla sua pelle.
«Tu parli troppo» disse a fatica.
«Il Tesseract - continuò il titano pazzo senza badare alle parole di Thor - o la testa di tuo fratello».
Thor gemette mentre sentiva le dita di quella immensa mano stringersi sempre più forte attrono al suo cranio
«Presumo tu abbia una preferenza» concluse beffardo Thanos.
Loki lo guardò «Oh certo - sibilò - uccidilo pure».
Thanos divenne improvvisamente serio, alzò la testa leggermente sorpreso dalla risposta del dio degli inganni, ma senza farselo ripetere due volte, portò il guanto che indossava vicino alla tempia di Thor. Quest'ultimo cominciò ad urlare in maniera disumana nel momento stesso in cui la gemma dello spazio cominciò a brillare. Sentiva il potere della gemma perforagli la tempia, fino al cervello, i muscoli si fecero tesi e contratti, mentre l'occhio buono gli sembrò schizzargli fuori dall'orbita. Loki guardava la scena con un sorrisetto malizioso, come se provasse gioia in tutto quello. La vista di Thor divenne offuscata, come poteva avergli fatto questo? Fino a poco fa Loki si era comportato come un fratello, e gli sembrò addirittura che quasi gli volesse bene, quindi perché? Perché tutto questo? Perché Loki era diventato così?
Il dolore diventava sempre più forte, sempre più insopportabile. Se solo Thor avesse potuto si sarebbe staccato la testa con le sue stesse mani. Loki continuava a guardarlo, sentiva le sue urla trapanargli le orecchie, e lentamente realizzò che ciò di cui si era convinto, era solo una bugia. Capì che, nel prfondo della sua anima, voleva veramente bene a suo fratello, e pur non essendo legati dal sangue, lo erano nello spirito. Thor urlava sempre più forte, sempre più disumanamente, sempre più straziante. Thanos non accennava a fermarsi, lo avrebbe ucciso, lo avrebbe fatto davvero.
«Va bene, basta!» urlò in fine Loki.
Il titano si fermò, la testa del dio del tuono ancora stretta nella sua mano.
«Non abbiamo il tesseract - cercò di dire Thor agonizzante di dolore - è stato distrutto su Asgard».
Loki guardò il titano come se sapesse una verità diversa da quella di suo fratello. Allungò la mano, il palmo rivolto verso l'alto, e magicamente, un cubo azzurro e luminoso comparve tra le sue dita. Thor lo guardò con il tradimento negli occhi «Oh... Sei davvero... il peggiore dei fratelli» disse con quel poco di fiato che gli era rimasto in corpo.
Loki si avvicinò al titano, gli occhi che sapevano di sfida fissi nei suoi compiaciuti «Ti assicuro fratello, il sole brillerà nuovamente su di noi» disse mentre porgeva il tesseract al titano pazzo.
Thanos lasciò cadere Thor a terra come un sacco di spazzatura. Quest'ultimo sbatté la testa al suolo, non riusciva più a pensare. Era stanco, soffriva, e voleva solo che, in un modo o nell'altro, tutto questo finisse.
«Bene - disse Loki porgendo il tesseract - hai avuto ciò che volevi, ora... lascialo andare».
Thanos rise «Il tuo ottimismo è mal riposto asgardiano».
Loki sospirò appena «Beh... Prima di tutto, non sono asgardiano, e poi... noi abbiamo Hulk».
Loki si gettò all'indietro, lasciando cadere il tesseract. In un instante, Hulk sbucò fuori da chissà dove, e senza che nemmeno avesse il tempo di realizzare la cosa, Thanos si stava fronteggiando con lui. Hulk colpiva il titano pazzo con tutta la forza e la brutalità che aveva in corpo, tanta era la voglia di uccidere l'essere che aveva causato una tale distruzione. Thor e Loki guardavano quella scena compiaciuti, convinti che nulla avrebbe potuto battere quel mostro di muscoli verde. Ma si sbagliavano, dio se si sbagliavano. Hulk inchiodò Thanos al muro con un pugno talmente potente, che piegò persino il metallo stesso dell'astronave, ma improvvisamente, Thanos reagì. Sferrò un pugno sotto il mento di Hulk, che lo destabilizzò e lo fece barcollare. Ora, era il titano ad avere la situazione in pugno, e con quella che sembrava pura furia omicida, mascherata da disciplina e tecnica, cominciò a colpire ripetutamente Hulk, fino a che non fu a terra privo di sensi.
Thor si alzò di scatto, e afferrata una spranga di acciaio li vicina, si scagliò contro il titano, spezzandola in due sulla sua testa. Thanos si girò verso di lui lentamente, disgusto e disprezzo nei suoi occhi che brillavano di fiamme omicida. Thor indietreggiò di appena qualche passo, come aveva fatto a non ferirlo? Gli aveva appena rotto una spranga di acciaio in testa con tutta la forza che gli era rimasta in corpo, come aveva fatto a non scalfirlo nemmeno?! Il dio del tuono lo guardò stupito, la bocca leggermente aperta e gli occhi sgranati. Cercò di colpirlo di nuovo, ma Thanos gli diede un calcio alla bocca dello stomaco che lo fece volare in dietro. E mentre cercava di rialzarsi, annaspando disperatamente per un filo d'aria, sentì un distinto schiocco di dita, mentre delle sbarre di metallo che si accartocciarono attorno il suo corpo, intrappolandolo. Cercò di liberarsi ma era tutto inutile, quel l'essere era troppo potente persino per lui, persino per il potente dio del tuono. Cominciava a sentire la fatica avanzare, il suo corpo non rispondeva più a dovere e le ferite cominciavano a bruciare. Le tempie gli pulsavano in una maniera quasi disumana e la vista, per quanto poco, gli era diventata offuscata. Per qualche secondo, mentre i passi del titano rimbombavano riecheggianti nella fusoliera dell'astronave, Thor incontrò gli occhi di Heimdall. Quest'ultimo si girò verso di lui, la bocca contorta in un ghigno di rabbia che, man mano che passavano i secondi, aumentava sempre di più. Heimdall attivò ciò che poteva essere il Bifrost e trasse in salvo Hulk, mandandolo sulla terra. Thor lo guardò, voleva dire qualcosa ma era troppo debole anche per parlare. In una qualche maniera, quegli occhi che vedevano sempre tutto, gli dissero che quella sarebbe stata la sua fine. "No, no, no!" Pensò Thor "Heimdall non farlo!". Voleva supplicarlo, dirgli di non fare ciò che temeva nella sua testa. Aveva già perso troppo, non poteva perdere anche lui. Ma a nulla era valso quel pensiero, quella supplica. Thanos si avvicinò all'uomo che, steso su un cumulo di macerie, lo guardava inerme e con aria di sfida. Compiaciuto, il titano pazzo afferrò la spada dell'asgardiano, dorata e lucente, la guardò per qualche secondo, come se ne stesse apprezzando la fattura, e in meno di un istante, la impungò saldamente con entrambe le mani e gli trapassò il cuore.
«No! - urlò disperato Thor mentre guardava la vita spegnersi negli occhi del suo migliore amico - giuro che morirai per questo!».
Qualcuno gli tappò la bocca con un altro pezzo di metallo «Shhh...».
Thanos guardò il piccolo cubo di luce azzurra brillare tra le mani di uno dei suoi sudditi, uno spilungone alto e grigio «La mia umile persona - cominciò quest ultimo - si inchina davanti al tuo splendore. Nessun altro essere... ha mai avuto la potenza, tanto meno la nobiltà, di impugnare non una ma due gemme dell'infinito». Si bloccò per un istante, mentre guardava il titano prendere tra le mani quel piccolo cubo blu «L'universo, è alla tua portata».
Thanos strinse forte il cubo nella mano, frantumandolo e facendone uscire una piccola gemma azzurra, tanto sembrava fragile e minuscola tra le sue dita. Lentamente, come a gustare ogni secondo di quel momento, avvicinò la mano destra, su cui giaceva l'enorme guanto dorato, ornato di sei incavi vuoti e una piccola gemma viola. Vi avvicinò la gemma dello spazio che, attratta come un magnete, si incastonò perfettamente nel secondo buco, sprigionando una potente luce azzurra che irradiò l'intera astronave. Thanos avvertì un leggero dolore alla mano. Ad ogni gemma, quest'ultimo aumentava sempre di più, ma ne valeva la pena, eccome se ne valeva. Guardò il suo guanto compiaciuto, altre quattro e avrebbe portato a termine lo scopo della sua vita.
«Ci sono altre due gemme sulla terra - disse con tono troppo calmo - trovatele figli miei, e portatele da me su titano».
«Padre, non ti deluderemo» disse uno dei suoi "figli".
«Scusate se mi intrometto! - disse Loki spuntando fuori da chissà dove - sulla terra, forse, vi servirà una guida! Io... ho un po' di esperienza in quell'arena».
«Si, sopratutto in fallimenti».
Loki sbuffò «Io considero l'esperienza esperienza».
Thanos lo guardò con aria strana.
«Onnipotente Thanos. Io, Loki. Principe di Asgard... - Loki si bloccò, i suoi occhi caddero su quelli del fratello. Quelle parole gli si annodarono in gola, come se ciò che stava per dire significasse rinnegare ciò che era stato - figlio di Odino... Legittimo re di Jotunheimr e dio dell'inganno, ti faccio promessa... della mia immortale fedeltà».
Thor lo guardò, e notò un piccolo pugnale materializzarsi nella sua mano.
Loki chinò la testa davanti al titano, poi sospirò, quasi fosse incredulo di ciò che stava per fare. In un gesto fulmineo, si allungò verso la gola del titano, cercando di trafiggerla con il suo pugnale. Ma a niente era valso quel gesto. Thanos fu più veloce, e con la nuova gemma di cui era entrato in possesso, riuscì a bloccarlo. Loki sgranò gli occhi, Thanos lo guardò compiaciuto.
«Immortale? - sussurrò beffardo - dovresti scegliere i termini con più cautela».
Il titano gli prese la mano che brandiva il pugnale, la strinse fino a che quest'ultimo non cadde a terra, tintinnando sordamente. Poi, con la freddezza negli occhi, prese il dio per il collo, stringendovi e lo sollevò. Loki cercò di togliersi di dosso quella mastodontica mano, provava in tutti i modi a fargli mollare la presa, mentre sentiva l'aria venirgli sempre meno. La sentiva avvolgergli il collo, stringerlo sempre più forte. Sentiva la trachea chiudersi e le vertebre scricchiolare. Thanos spostò la sua attenzione su Thor, che inerme e a terra, osservava la scena con occhi che sapevamo di supplica e vendetta. "Lascialo andare" si ripeteva nel vano tentativo che quel pazzo sentisse i suoi pensieri "ti prego lascialo andare!". Loki si dimenava, i suoi occhi erano diventati rossi e strabuzzanti, la lingua gonfia e le vene ingrossate. La vista gli divenne offuscata e sentì anche l'ultima boccata d'aria uscire dai suoi polmoni. Era la fine. Immortale? Quale bugia. Anche un dio può morire, e questa ne era la prova.
«Tu... - cercò di dire Loki - non sarai mai... un dio».
In fine, un rumore raccapricciante di ossa che si spezzavano riempì le orecchie di Thor, mentre guardava le braccia del fratello cadere a penzoloni lungo il suo corpo. Thanos guardò il volto di Loki ormai privo di vita e sorrise compiaciuto. Thor cercò di urlare, la disperazione e le lacrime invasero il suo viso. Il titano si voltò e si avvicinò a lui con passo lento, il corpo del fratello ancora stretto nella mano. Guardò quel cadavere con occhi furiosi, come aveva potuto un dio, provare a sfidarlo. Thor fremeva dalla rabbia. Alzò lo sguardo, non provava nemmeno a nascondere la furia che imperversava dentro di lui. Il titano pazzo gettò il corpo di Loki ai piedi di Thor «Nessuna resurrezione adesso» disse con tono di sfida poco prima di dare completamente alle fiamme quel posto e sparire dentro ad un portale, diretto chissà dove, ma comunque lontano.
Il metallo che teneva bloccato Thor si sgretolò, il dio cadde in avanti, quasi come se il suo corpo non riuscisse più a reggere il suo peso. Si trascinò verso il corpo ormai senza vita, del fratello.
«Loki... - disse sussurrando appena, mente le fiamme bruciavano e scoglievano il ferro - Hey Loki, svegliati. Fratello... Devi alzarti!».
Thor lo afferrò per la giacca e lo scosse, da prima leggermente, poi sempre più forte. Lo guardò, le braccia l'unge distese, la testa piegata di lato che si muoveva morbida a ritmo dei suoi scossoni, gli occhi vitrei. Lentamente, Thor cominciò a realizzare.
«No... - disse incredulo, una lacrima che si mischiava con il sangue sulla sua faccia e gli rigava il viso - Loki, se questo è uno dei tuoi scherzi, allora smettila!».
Nessuna risposta. Le esplosioni tuonavano sempre più forti, sempre più vicine.
«Loki...» disse ancora, mentre disperato, lasciò cadere la testa sul petto del fratello. Le lacrime cominciarono a cadere copiose, la disperazione era tale, che quasi gli sembrava assurda. L'intera situazione era assurda. Loki non poteva essere morto, non così, non in quel modo. Ma sentiva il calore del suo corpo svanire lentamente, mentre le fiamme che stavano distruggendo quel posto, li avvolsero, facendoli sparire.

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