24 - L'attacco

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Il centro di New York era più affollato che mai quel giorno. Le strade erano intasate dal traffico, mentre le persone, chissà per quale assurdo motivo, invadevano numerose le vie e i marciapiedi. Natasha e Clint erano appena usciti dal quartier generale dello S.H.I.E.L.D., diretti verso la Stark Tower, proprio al centro di New York, quando, improvvisamente, la terra sotto i loro piedi cominciò a tremare. Natasha si guardò i piedi per poi alzare lo sguardo, e lo scenario che gli si presentò davanti era qualcosa di apocalittico. Il suono delle urla dei passanti in fuga, uno strano riverbero trasportato dal vento che raggiungeva le loro orecchie. Nei loro auricolari, la voce di Fury che si sentiva a tratti.
«...tasha... mi ric... ag... ton...mi...qualcuno?!».
«Signore?!» provò ad urlare Clint, ma niente, era tutto inutile, il segnale era disturbato.
Un'altra scossa fece tremare la terra, i palazzi attorno a loro cominciarono ad oscillare. Enormi crepe comparvero lungo i loro lati, mentre ciottoli di calcestruzzo caddero polverizzandosi al suolo. Improvvisamente, un potente boato pervase l'aria, seguito da quella che sembrava una coltre di polvere invadere le strade e i cunicoli maleodoranti. Un palazzo era ceduto sotto quelle violente scosse, cadendo al suolo e uccidendo chiunque vi si trovasse dentro. Nella fuga generale, l'ennesima scossa, ma ben più forte, fece tremare i palazzi di quella città. Natasha e Clint correvano veloci in direzione di quel rumore che non riuscivano a distinguere. Ma improvvisamente, un palazzo appena poco più avanti a loro crollò, venendo travolti dall'onda d'urto che generò l'impatto di quest'ultimo con il terreno, potente come poche cose avevano sperimentato nella loro vita. E tutto divenne buio, confuso, offuscato. Con gli occhi ancora chiusi, e le orecchie che fischiavano, la Vedova Nera sentiva appena il rumore soffocato delle urla degli agenti di polizia e dei vigili del fuoco, seguite dal pianto di quello che le sembrò un bambino. Poi sentì una voce familiare, e nel tentativo di aprire gli occhi, tutto ciò che vide furono solo delle ombre.
«Natasha. Natasha!» disse Barton mentre le toglieva i ciottoli di cemento dai capelli spettinati.
«Che cosa... Clint? - rispose lei cercando di alzarsi - che cosa è successo?».
«Ah, niente di che. C'è solo crollato un palazzo addosso, ma ne abbiamo passate di peggio no?».
Natasha si sedette e si mise una mano sul fianco dolorante, poi alzò lo sguardo e lo guardò dritto negli occhi «Budapest?» chiese ironica.
«Budapest» affermò lui sorridendo.
Si guardarono attorno. Era impossibile, pensò Clint, che in meno di dieci minuti, la città si fosse ridotta così.
«Che cosa sta succedendo?» chiese lei.
«Questo non lo so, ma qualunque cosa sia, non la possiamo gestire da soli» rispose Occhio di Falco.
Clint la aiutò a rimettersi in piedi, e ciò che vide Natasha, in qualche modo, la inquietò: quello scenario era ben più che apocalittico. Laddove prima si poteva ammirare uno dei tanti grattacieli di quella città, adesso si vedeva il cielo libero dalle nuvole e limpido, che si era ripreso il suo posto d'onore sotto gli occhi spaventati dei passanti in fuga. Poi, lentamente abbassò lo sguardo: le persone erano ricoperte di polvere, le macerie, in alcuni punti, sporche di sangue, una mano inerme spuntava da sotto queste, probabilmente quella di una donna. "In guerra ci sono sempre dei caduti" si ripeteva nella testa la Vedova nel vano tentativo di esorcizzare tutto quello che stava accadendo. Ma era inutile, era tutto inutile. Improvvisamente si sentì tirare per un braccio «Forza, andiamo via di qui» disse Barton, ma non fecero in tempo a fare un passo che, dietro di loro, un considerevole numero di macchine nere arrivò di tutta fretta, sgommando tra le macerie. I due eroi si girarono incuriositi, Natasha, per quanto poco, era pronta a scattare e combattere contro chiunque avesse l'ardire di scendere da una di quelle vetture e sfidarla, e lo stesso si poteva dire di Clint, che sgranchì le dita e fulmineo, impugnò l'arco incoccando nel mentre, una freccia. Ma improvvisamente, i loro muscoli da prima tesi si rilassarono quando, dall'enorme jeep nera davanti ai loro occhi, scese il direttore dello S.H.I.E.L.D., Fury.
«Rapporto» gli disse chiudendo la porta e avvicinandosi ai due agenti con sguardo serio e il volto che traspariva sempre e solo una emozione: impassività.
«Signore... - disse Clint in un sospiro di sollievo - Stavamo andando alla Stark Tower quando c'è stato un terremoto. Non sappiamo ancora cosa sia successo, stavamo andando a controllare ma c'è crollato un palazzo addosso».
Fury lo guardò, per poi spostare lo sguardo si Natasha.
«Siete riusciti a mettervi in contatto con Stark?».
«Per pochi secondi signore» affermò Barton.
Fury si girò dando le spalle ai due eroi. Portò l'indice sull'orecchio e premette appena il bottone sull'auricolare che aveva nell'orecchio «Capitano? Mi ricevi?».

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