Per quanto il sole riscaldasse il gelido freddo della notte, e la sua luce nascente illuminasse quelle tenebre anguste, Tony non era comunque riuscito a dormire. Aveva passato tutta la notte sveglio a fissare il tetro soffitto di quella stanza, mille domande tormentavano la sua testa, ma tutte senza una risposta. Di tanto in tanto guardava il capitano dormire, quelle splendide parole che gli aveva detto poc'anzi avevano dato un leggero sollievo al suo cuore, che comunque era ancora tormentato. Invidiava Steve, il suo placido essere, la sua timida presenza. Era in grado di vedere la luce anche quando non c'era. Tutti quei problemi, quelle situazioni che per Tony sembravano irrisolvibili, un qualcosa che andava al di sopra della semplice capacità umana, il capitano le affrontava fiducioso, il suo cuore al posto giusto, conscio che avrebbe potuto vincere qualsiasi sfida, qualsiasi battaglia. A volte trovava leggermente fastidioso quel suo essere sempre così positivo, il suo voler affrontare ogni sfida con il sorriso, ma allo stesso tempo, era la cosa che più lo attraeva in lui. Erano come due facce della stessa medaglia, il giorno e la notte, oscurità e luce, e in qualche maniera, a Tony andava bene anche così. Si stava sforzando di fare come il capitano, di vedere quella dannata e luce alla fine di quel tunnel buio ed angusto che era la sua vita, e poteva giurare di aver visto quel timido bagliore di tanto in tanto. Ma ora... Ora non c'era più niente. Non c'era una luce da inseguire, non c'era un sorriso da sfoggiare o un cielo limpido da guardare con la speranza negli occhi. Ora c'era solo la notte, le tenebre e i mostri che vi si annidavano dentro. E quei mostri, ora, erano nella sua testa. Parassiti di una colpa che si era addossato, ombre del suo passato che tornavano a tormentarlo.
Il cinguettio degli uccelli, i primi raggi del sole che filtravano tra le foglie degli alberi, la tenda bianca che risplendeva di una luce che gli era stata appena donata. Il capitano si rigirò nel letto, quel mattino era lui a non volersi alzare. Allungò una mano alla ricerca di un qualcuno che non era più lui. Lentamente, e con sua sorpresa, Steve aprì gli occhi: Tony era sparito.
"Che cosa?..." pensò il capitano mentre i suoi occhi misero a fuoco ciò che aveva davanti.
Confuso, si alzò sui gomiti, la schiena riscaldata da quei raggi che ora filtravano nella stanza «Tony...».Il meccanico era seduto in veranda, guardava distratto l'acqua di quel lago risplendere della luce riflessa del sole, mentre una lieve brezza muoveva appena le foglie degli alberi li accanto. Tony chiuse gli occhi e respirò profondamente, cercava in tutti i modi di soffocare quelle tremende voci, quella sensazione di colpa che non lo aveva fatto dormire. Ma improvvisamente, una porta si aprì, e sentì il leggero rimbombare di bassi sul legno.
«Ti sei alzato presto» disse Steve appoggiandosi al parapetto della veranda.
«In realtà non ho proprio dormito» disse Tony bevendo un sorso di caffè.
Il capitano incrociò le braccia al petto, sospirò e lo guardò. Tony cercò di ignorarlo, ma non ci riuscì.
«Che cosa vuoi Steve?» disse spazientito il meccanico.
«Che mi dici che cosa succede» rispose con tono fermo il capitano.
Tony sbuffò, non ne poteva più di quella situazione «Lo sai già che cosa succede».
Il capitano sospirò «Non mi riferisco ad Ultron».
«Steve...» cercò di dire Tony, poco prima che qualcuno lo interrompesse.
La porta si aprì di scatto «Ragazzi, dovete venire dentro» disse Natasha preoccupata.
Steve e Tony si alzarono e corsero dentro. Tutti erano radunati in cucina a guardare il notiziario del mattino. Il meccanico si avvicinò a Peter e gli mise una mano sulla spalla.
«Ascoltate qua» disse il ragazzo alzando il volume, i loro occhi puntati sullo schermo.
«Sono di questa notte le immagini di un oggetto non ancora identificato, mentre sorvola a piena potenza il cielo di New York. L'aeronautica militare ha preso le distanze da questa vicenda, dichiarando di non aver autorizzato test operativi di alcun genere. Ancora da chiarire è la posizione delle Stark Industries, in quanto, alcuni teorizzino, essere una delle nuove invenzioni del miliardario Tony Stark. Ma adesso vediamo il servizio».
Tony sospirò rumorosamente con il naso «Merda!» esclamò sotto voce, mentre si allontanava dal resto del gruppo.
«Tony! - disse Steve andandogli dietro - che cosa vuoi fare?».
«Non lo so, pensavo di invitarlo per una cenetta padre e figlio. Secondo te Steve?! Devo andare a fermarlo» disse deciso il meccanico.
Il capitano lo prese per il braccio e lo fermò. Tony si voltò di scatto e lo guardò furioso negli occhi. Ed eccole, quelle fiamme che sapevano di rabbia, che ardevano di odio. Troppe volte il capitano le aveva viste bruciare nelle sue perfette iridi nocciola, troppe volte le aveva sfiorate con la punta delle dita, rischiando di scottarsi. Ma non poteva farci niente, amava quegli occhi e amava quelle fiamme, e sapeva che quando queste ardevano di quei sentimenti, quegli stessi che aveva visto in quella lontana Brooklyn del passato, nulla lo poteva più fermare.
«Non puoi andarci da solo» disse il capitano sotto voce.
«L'ho creato io, è un mio problema» ribatté il meccanico togliendosi bruscamente la mano del capitano di dosso e sparendo dietro l'angolo del corridoio.
Peter si avvicinò al capitano, «Che cosa gli prende?...» disse preoccupato il ragazzo.
«Non lo so - rispose il capitano altrettanto preoccupato - Ma questa volta non penso che lo possiamo aiutare».
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Fire on Fire
FanfictionDAL CAPITOLO 5: «Io ti ho odiato Steve - riprese Tony - non ho mai odiato nessuno nel modo in cui ho odiato te. E Dio! Vorrei poterti odiare ancora, ma non posso... Non ci riesco». È il 1991, sono appena iniziate le vacanze di Natale, e gli studenti...