«Papà, finisci la storia.»
«È tardi, devi andare a dormire?»
«Ma io voglio sapere come va a finire!»
Sospirò «D'accordo...»«E Thanos morì sotto la furia vendicativa di Thor. "Dovevi mirare alla testa!" gli disse sul campo di battaglia, a Wakanda, mentre la sua ascia gli trapassava il petto spaccando a metà la possente armatura che lo avvolgeva. E così, dopo che i più potenti eroi della terra avevano perso, si riunirono per cercare il luogo dove Thanos si fosse nascosto, e una volta scovato il suo nascondiglio, in un piccolo pianta lontano anni luce da qui, Thor, insieme agli altri Avengers, viaggio per tutto lo spazio, è una volta giunto su quel pianeta, ascoltò il suo consiglio.»
«E che cosa ha fatto?»
«Ha mirato alla testa.»
«E poi?»
«Beh... le gemme erano andate perdute per sempre, distrutte dal titano folle per far sì che ciò che era stato fatto, fosse irreversibile. E così, con la sua morte, il loro piano di usare quelle stesse gemme per riportare tutti indietro, andò in fumo.»
«E poi? Cosa è successo?»
«Tornarono a casa, qui sulla terra. Ognuno afflitto dalle proprie colpe. Gli Avengers avevano perso, e con la loro sconfitta, morì anche l'ultimo barlume di speranza per l'umanità.»
«E poi?»
«E poi sei arrivata tu.»
«E vissero tutti felici e contenti?»
«E vissero tutti felici e contenti. Ora però, devi dormire.»
«Papà?»
«Si?»
«Mi racconti un'altra storia?»
«Mh... no. Ma ne ho una speciale per domani sera se ora fai la brava e ti metti a dormire.»
Tony si inginocchiò nuovamente accanto al suo letto, le passò una mano sulla fronte scostandole i capelli, le rimboccò le coperte e la guardò per qualche secondo.
«Ti amo centomila.»
«Io ti amo tremila.»
Tony sorrise «Wow... tremila» disse sussurrando mentre si alzava.
Afferrò la maniglia della porta «Ora però dormi o domani mattina vendo tutti i tuoi giocattoli.»
Morgan rise.Il corridoio era buio, e si vedeva soltanto il piccolo lumino da notte di Morgan filtrare lievemente da sotto la porta. I passi di Tony rimbombavano sordi e lievi, ma improvvisamente si fermarono. Ancora una volta, si era bloccato davanti alla porta della camera di Peter. Non sapeva nemmeno lui il perché, credeva di essere andato avanti dopo tutti questi anni, ma forse, con il senno di poi, si rese conto di essersi sempre illuso. Chiuse gli occhi ed inspirò profondamente, poi riprese a camminare.
Scese le scale, il fuoco del camino illuminava il salotto, facendo tremare l'ombra del capitano proiettata sul pavimento.
«Dorme?» gli chiese Steve girando appena la testa.
«Si.» Rispose Tony avvicinandosi al divano su cui il capitano era seduto. «Che stai leggendo?»
«Un libro sul giardinaggio.» Rispose Steve senza distogliere lo sguardo.
«Wow - disse Tony scherzoso - lettura interessante.»
«Si lo è. È davvero... È davvero una noia mortale!» concluse il capitano ridendo.
Rimasero seduti, in silenzio a contemplare il fuoco. Tony si chinò verso il capitano e gli appoggiò la testa sulla spalla. Sentiva il calore di quelle fiamme sul proprio viso, e per un istante, si dimenticò di tutto ciò che ancora lo affliggeva.
«Tutto questo mi riporta indietro.» disse improvvisamente il capitano.
Tony girò la testa verso di lui «Cosa?»
«Si. Il nostro primo incontro, te lo ricordi?» disse Steve guardandolo, per poi riportare la sua attenzione sul fuoco.
«Eri seduto in un bar, io ero con i miei commilitoni. Poi ad un certo punto- ».
«Bucky si è messo a cantare.» lo interruppe Tony.
«Ah ah, si...»
«Beh, tecnicamente, prima ho cercato di ucciderti. Quello è stato il nostro primo incontro.» ribatté Tony.
«Sorvoliamo.» ribatté a sua volta Steve.
Risero.
«Si comunque, me lo ricordo. È salito su quel tavolo e si è messo a cantare. Sembrava così triste. Mi ricordo ancora le facce dei clienti del bar, erano tutti soldati.»
«Già... E poi sei scappato.»
«Si - rispose Tony divertito - ero letteralmente terrorizzato e l'unica cosa che mi è venuta in mente di fare e stata darmela a gambe.»
«Perché?» gli chiese il capitano.
Tony alzò le spalle, era il suo modo per dire che non aveva voglia di parlarne.
«E dopo - riprese il capitano - siamo entrati in un bar. Tu stavi male e ti sei addormentato su di me.»
«Già, me lo ricordo ancora quel bar.»
Tony guardò le fiamme e sorrise. Lo scoppiettio della legna nel fuoco riempiva a stento quei momenti di silenzio, regalando a quel momento una magia che non avevano mai vissuto. Questa era la vita che avevano sempre sognato, loro due davanti al fuoco, a ricordare i tempi in cui Steve altro non era che un soldato, e Tony era poco più di un ragazzo al di fuori del suo tempo. Il capitano guardava le fiamme danzare, vi vedeva riflesse scene della sua vita, la guerra, l'amore, la morte. Vi vedeva lingue di fuoco animarsi e prendere forma, Howard, Natasha, Bucky... Ed eccolo lì, quel ricordo, quel peccato. Quella macchia sul suo onore, nera come la pece, rossa come la passione, come quel fuoco. Dio, se solo avesse potuto sarebbe tornato indietro per cambiare le cose, ma sarebbe veramente servito? Alla fine Tony lo aveva perdonato, quindi perché si fustigava ancora cosi? Sentiva il calore irradiarsi sulla sua faccia, le sue iridi azzurre che si mischiavano con i colori di quelle fiamme. Si, quelle fiamme, le stesse di Tony, le stesse dei suoi occhi. Tutto riconduceva sempre a lui e ai suoi occhi color nocciola, così vivi e carichi di passione, che nel tempo Steve si era convinto che, se solo li avesse sfiorati, ne sarebbe rimasto bruciato.
«Sai, quando sei sparito... mi hai ferito Tony. E non voglio dire di averti odiato, perché sarebbe una bugia. Ma ero arrabbiato. Ero triste perché sei entrato di prepotenza nella mia vita e così come sei arrivato... te ne sei andato via. Mi hai lasciato da solo, in un vicolo di New York a piangermi addosso perché ti eri portato via tutto. Non ero più niente senza di te, e lo so, come uno stupido mi sono innamorato di te nell'arco di due giorni, e se guardo al passato, mi rendo conto che tutto questo è stato una follia, ma era la mia follia. La mia stupida e folle storia d'amore, e me l'hai strappata dalle mani. Ma quando sei tornato... dio non so nemmeno come descrivere la gioia che ho provato nel rivederti. Era come se tutto fosse tornato alla normalità, come se il tuo ritorno avesse cancellato il dolore. E- »
Tony si agitò. Il capitano si voltò e lo guardò, un lieve sorriso comparve sulle sue labbra. Perso ad osservare le fiamme, ad ascoltare lo scoppiettio della legna nel camino, Steve non si accorse che Tony si era addormentato sulla sua spalla, e capì che quelle parole appena pronunciate non sarebbero mai arrivate alle sue orecchie, ma gli stava bene anche così. Finalmente, dopo anni, Steve si era tolto un peso dal cuore che lo schiacciava come un macigno, e adesso, per la prima volta, era come se si sentisse leggero, spogliato di ogni suo dolore. Finalmente era un uomo libero dai tormenti del suo passato, e forse, per la prima vera volta, era in grado di guardare dritto davanti a sé.
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Fire on Fire
FanfictionDAL CAPITOLO 5: «Io ti ho odiato Steve - riprese Tony - non ho mai odiato nessuno nel modo in cui ho odiato te. E Dio! Vorrei poterti odiare ancora, ma non posso... Non ci riesco». È il 1991, sono appena iniziate le vacanze di Natale, e gli studenti...