La mattina seguente, Steve si svegliò presto. Il sole era già sorto oltre le nuvole, e i suoi raggi gli battevano sugli occhi, riscaldandone il corpo con il suo calore. Con gli occhi ancora chiusi, sentì come una brezza calda sul viso. Si, qualcuno stava respirando a pochi centimetri dal suo volto. Si girò, aprì gli occhi e, con sua sorpresa, vide che Tony era ancora li. Il capitano lo guardò attentamente, dai suoi occhi traspariva l'infinito amore che provava per lui, così puro e candido, da sembrare quasi irreale. Tony era li, il suo volto a pochi centimetri da quello del capitano. Teneva le mani rintanate sotto il cuscino, mentre il suo corpo era chiuso su se stesso, rannicchiato sotto la coperta. Il capitano lo guardava, scrutando ogni singolo dettaglio del suo volto, le sopracciglia che si aggrottavano leggermente, i primi accenni di una barba incolta, e una piccola cicatrice li sullo zigomo.
«Non ti ha mai detto nessuno che non si fissano le persone mentre dormono?» mugugnò improvvisamente Tony con gli occhi ancora chiusi.
Steve rise leggermente.
«Sei inquietante lo sai?» continuò, poi, aprendo gli occhi e guardandolo.
«Buongiorno anche a te» disse Steve con una leggera risata nel tono della voce e dandogli un leggero bacio sulle labbra.
«Buongiorno» rispose lui piano.
Tony gli guardò dapprima le labbra, per poi spostare lo sguardo sui suoi occhi. Ora, dei riflessi argentei che avevano assunto i suoi occhi la notte prima, non vi era più traccia, e ed essi, adesso, rispecchiavano lo stesso colore del cielo in una limpida giornata d'estate.
«Dormito bene?» gli chiese Steve.
Tony si girò, si mise sulla schiena, e guardò il soffitto «Si» gli rispose, poi, voltando la testa e guardandolo.
Strano a dirsi, ma per la prima volta dopo tanto tempo, Tony era riuscito a dormire. Quella notte non si era svegliato in preda agli incubi, o all'angoscia che spesso ne derivava, no. Era riuscito a dormire sonni tranquilli, e questo grazie a Steve.
Il capitano si girò, appoggiandosi sui gomiti. Tony lo guardò, la schiena nuda del capitano sembrava essere stata scolpita nella roccia, ma allo stesso tempo la sua pelle era delicata e candida al tatto. Il lenzuolo lo copriva dalla vita in giù, ma di certo non lasciava molto spazio all'immaginazione. Tony fece un profondo sospiro e mise le mani dietro la testa, guardando il soffitto.
«Perché?» gli chiese Steve.
«Perché che cosa?» gli chiese a sua volta Tony.
«Quel sospiro» rispose allora Steve.
Tony si mise più comodo «Niente» gli rispose poi.
Il capitano fece una smorfia «Ah si?...».
Tony voltò la testa, incontrando lo sguardo malizioso del capitano «Steve non...!» provò a dire Tony, ma Steve fu più veloce. Con un gesto fulmineo afferrò il cuscino sotto la sua testa e lo gettò addosso a Tony «È guerra Stark!» gli disse poi con un ghigno.
A sua volta, Tony afferrò il proprio e glielo scaraventò contro. In meno di una frazione di secondo, come due bambini, Steve e Tony avevano ingaggiato una lotta all'ultima cuscinata, senza esclusione di colpi. Il cuscino del capitano si ruppe, sprigionando un'immensa pioggia di piume che volarono su tutto il letto. Senza più la sua arma, Steve ricorse, allora, al gesto più infimo che una persona possa commettere su di un altra: il solletico. Steve era a cavalcioni sopra Tony, sollecitandolo senza sosta. Tony cercò di liberarsi da quella presa, ma senza successo.
«Basta! Ahah! Ti prego Steve!» cerco di dire Tony tra una risata e l'altra.
Steve non lo ascoltò, continuando imperterrito quella tortura. Improvvisamente una piuma sfiorò il naso del capitano solleticandoglielo e costringendolo a fermarsi. Tony sfruttò quell'occasione per divincolarsi dalla presa del capitano e atterrarlo. Adesso, Tony era sopra di lui e lo teneva fermo per i polsi, inchiodato al letto. Lo guardava ansimante dritto negli occhi, mentre in volto aveva un mezzo sorriso. Ma più guardava dritto in quei occhi, più era sicuro di vedere la vera anima di Steve. Lentamente quel sorriso scomparve, e i loro volti si fecero sempre più vicini quando, improvvisamente, la porta della camera si aprì. I due rizzarono subito la testa, imbarazzati e rossi in viso, fissarono con occhi sgranati l'inatteso ospite.
«Natasha...» disse Steve.
Si, Natasha era li, in piedi sulla soglia d'entrata, e con occhi sgranati guardava la scena. Tony si alzò «Signorina Romanoff, non è come sembra» gli disse con un leggero tono di preoccupazione nella voce.
«Che cosa avete fatto alla stanza?!» disse lei guardando il disastro di piume sul pavimento.
«Aspetta - rispose confuso Tony - quindi non sei sorpresa che noi due...» disse, poi, indicando se stesso e Steve con la mano.
«Tony, so tutto di te e il capitano, ricordi?».
Tony portò una mano sulla fronte mentre Steve lo guardava confuso.
«Capitano, Fury vuole vederti» disse Natasha.
«Me? Perché?» gli chiese Steve ancora più confuso.
«Deve parlarti di qualcosa - rispose lei - Tony, tu sei atteso in sala macchine, invece».
«Fury non vuole vedere anche me?» gli chiese ironicamente Tony.
«No. Lo sai che vederti lo irrita» rispose lei altrettanto ironicamente.
«Faccio spesso questo effetto» disse lui guardando Steve con un mezzo sorriso.
Natasha si girò di lato «Forza ragazzi, c'è del lavoro da fare» disse poi andandosene.
«E mettete a posto quel casino!» urlò lei dal corridoio.
I due si guardarono negli occhi per poi scoppiare in una fragorosa risata. Tony si accasciò, ridendo, sul corpo di Steve, mentre quest'ultimo era in preda ad una sonora risata. Tony, poi, fece un profondo respiro, cercando di calmarsi. Incrociò le mani sotto il mento e guardò il capitano che stava ancora ridendo. Poi, smise anche lui, e si guardarono negli occhi. Steve notò una cicatrice sul bicipite di Tony, ma poi tornò a guardarlo negli occhi.
«Caffè?» chiese con un mezzo sorriso Tony.
«Caffè» rispose Steve, sorridendo.
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Fire on Fire
FanfictionDAL CAPITOLO 5: «Io ti ho odiato Steve - riprese Tony - non ho mai odiato nessuno nel modo in cui ho odiato te. E Dio! Vorrei poterti odiare ancora, ma non posso... Non ci riesco». È il 1991, sono appena iniziate le vacanze di Natale, e gli studenti...