CAPITOLO 20

159 12 0
                                    

RYLAND

Appena chiudo la porta,i miei vestiti volano sulla panca bianca e mi immergo completamente nella piscina riscaldata al piano inferiore. Un piano che era sgombro di qualsiasi cosa,eccetto questa.

Non era accessibile agli abbonati quindi era sempre desolata e...intima.
Mi piaceva nuotare per qualche vasca,senza essere rotta da nessuno,o semplicemente immergermi fino al collo e azionare il massaggiatore.

E questo era uno di quei giorni in cui mi sentivo a pezzi,mi ero svegliata sudata e con il pigiama zuppo. Avevo sognato mia madre,avevo sognato una scena in particolare,avvenuta durante la mia adolescenza quando ancora era...lei.

Quella giornata l'avevamo trascorsa insieme,quella mattina ero andata a scuola ma un'improvviso dolore alla testa (scoperto poi fosse cervicale) mi aveva costretta ad andare a casa. Quando mamma era venuta a prendermi,si era presentata con una tisana fatta da lei e una miriade di caramelle.

Tornate a casa,eravamo sole. Mio fratello,a quel tempo,aveva appena iniziato l'università e papà era via per svolgere il suo ruolo da generale dell'esercito americano.

Ricordo come spense quasi tutte le luci e rimase accesa solo una lampada nel soggiorno,televisione al minimo giusto da sottofondo e un plaid sulle nostre gambe unite sul divano.

Mia madre era una persona empatica,molto,infatti il mio carattere lo devo a lei.
Ricordo come ho odiato assomigliarle in questo,perché non è una benedizione ma neanche una maledizione. Era solo così e basta.

Quel giorno,con voce flebile e appena udibile per non farmi sentire ancora più male,mi parlò dei suoi studenti. Mi disse che stava cercando di far rigare dritto alcuni di loro,ragazzi che si erano lasciati andare ad una vita non proprio bella,ragazzi che non venivano seguiti dalle loro famiglie e quindi non erano abituati a sentirsi dire cosa fare.
Mi disse che voleva salvarli.

E alla fine,mi disse quello che avevo sognato stanotte. Mi disse che presto o tardi sarebbe arrivato qualcuno che mi avrebbe amato così tanto da farmi dimenticare tutto. Una persona che,quando sarebbe entrata nella mia vita,avrebbe sconvolto tutto senza neanche chiedermelo. Che mi avrebbe amata così tanto da farmi dimenticare quanto io abbia sofferto.

Ad oggi,potevo solo crederci in parte.
Ad oggi,potevo affermare che qualora quella persona mi avesse amata sarebbe stato di riflesso al mio amore per lui.

Ad oggi potevo dire che se mai avessi avuto una persona al mio fianco sarà perché ci compensiamo a vicenda...e che con lui tutto sarebbe andato meglio.
Con lui il dolore non sarebbe sparito,perché non poteva,si sarebbe solo alleviato e sarebbe stato più facile conviverci...perché era così che andava.

Brandy,il giorno prima,mi aveva chiesto se mi fosse piaciuto,se avessi trovato familiare quella sensazione di parlare con Simone.

Se mi era piaciuto? L'avevo adorata.
Io e Simone non siamo mai stati migliori amici,no. Eravamo solo due persone affini che trovavano divertente la compagnia dell'altro. Eravamo solo due persone che insieme stavano bene e funzionavano alla grande,anche nel fare una cosa sciocca come andare insieme alle fiere della città.

Non l'ho mai considerato come un fratello,un fratello c'è l'ho e Simone è la cosa più lontana alla figura fraterna che conoscessi.
Il rapporto che avevamo,mi piaceva definirlo platonico. Gli volevo bene,si,e forse gliene volevo ancora.

NON RIESCO AD ODIARTI Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora