RYLAND
Erano trascorsi due mesi dal mio ritorno a St Louis. Ciò che mi mancava di più,di Salem,era la nonna,colei che aveva sempre una risposta pronta,colei che aveva sempre la parola giusta da darmi.
La nonna emanava una tranquillità di cui avevo troppo bisogno.Lavorare nella palestra di mio padre,adesso apparteneva a me è vero ma mi piaceva sempre accostarla a lui perché per me è sempre sua,non si era rivelato così brutto.
Era si una noia perché non c'era molto da fare ma non potevo lamentarmi.
I personal trainer era tutte persone qualificate e competenti,le insegnanti di danza e pilates erano rigorosamente persone tranquille e si facevano voler bene.Stephany,la ragazza che si occupava della reception,era una persona seria e adorava quello che faceva. Ci accomunava la stessa età e l'aver frequentato lo stesso liceo poi le nostre strade si sono divise per specializzazioni diverse.
Stephany aveva scelto statistica e tutta quella roba di calcoli e numeri,io avevo scelto grafica. Amavo disegnare,amavo riempire il foglio bianco di piccolì e strambi figure. Avevo agende e blocchi da disegno pieni dei miei schizzi.
Non mi ritenevo bravissima,ritenersi super dotati non era lo scopo di ogni artista.
Il vero scopo era quello di trasmettere qualcosa,nei disegni,di lasciare che la passione che avevi dentro si trasmettesse all'interno della figura che avevi disegnato.C'era solo un elemento che mi piaceva pensare non c'entrasse niente,Simone.
Mio padre aveva detto che voleva che lui mi affiancasse perché poteva dare davvero una mano e perché aveva grande stima in lui...oltre al fatto che lo conosceva da anni.
Ma io sapevo che questa non era tutta la verità e sapevo che prima o poi me ne avrebbe parlato. Trovare Simone è stata la punizione divina più grande che potessi avere. Cercare di eliminato dai miei pensieri e poi ritrovarlo li...non era stata una bella cosa.
-"Ryland"-.
La voce di Alvaro mi fa destare dai pensieri e appena giro il viso,lo trovo a meno di qualche metro da me.
-"Come stai?"-.
Ecco una cosa che odiavo,questa frase.
Odiavo questa frase quasi quanto odiassi l'ananas sulla pizza,quasi quanto odiassi sentire l'accostamento parmigiano e vongole.-"Bene,tu?"-.
Bene.
Alvaro era uno dei personal trainer della palestra,uno di quelli pompati al massimo ma che non farebbe mai male ad una mosca. È sempre stato gentile con me,dal mio arrivo,mai invadente e sempre attento a cosa dire,conoscendo tutta la situazione.
-"Idem"-. I suoi occhi azzurri mi accecano.
-"Volevo solo vedere se era tutto apposto,mi sembri un po' tra le nuvole,oggi"-.-"Ti ringrazio,è tutto apposto però,adesso torna da quella povera cinquantenne,Dio non voglia si rompa qualcosa vista la tua assenza"-.
La risata che esce dalle sue labbra è piacevole e dopo aver fatto il saluto militare va dalla signora che si stava sbracciando per attirare la sua attenzione.
-"Fatto colpo?"-.
-"Ovvio che no"-. Rispondo a Stephany che mi guarda scettica.
-"È un bel tipo,sai? Approverei e approverebbe anche Brandy"-.
Alzo gli occhi al cielo. -"Brandy approverebbe chiunque pur di vedermi ad un appuntamento"-. Picchietto il palmo della mano un paio di volte sul bancone.
-"Forza,a lavoro,la mia vita sentimentale inesistente non approva che si parli di lei così apertamente"-.Lascio la sua zona seguita dalla sua risata e vado in corridoio.
-"Bella la scenetta con Alvaro"-.
Un sorriso di sfida mi apre le labbra mentre mi giro per osservare Simone dietro di me.
-"Piaciuta? In effetti era bellissima"-.-"In realtà mi è piaciuta di più la parte in cui lui è ritornato al suo lavoro e tu sei andata da Stephany"-.
-"Geloso?"-.
Scuote la testa con aria divertita.
-"No,quella non era gelosia,Zucca,perché so che non ti piacerà mai quanto me"-.
-"Oh,Simone,questo si chiama peccare di presunzione"-.
-"La mia presunzione,però,ti è sempre piaciuta,o sbaglio?"-.
I miei occhi si assottigliano. -"Mi piaceva quando non ti faceva sembrare un idiota totale,ma non posso dire lo stesso adesso"-.
-"Quindi sembro un idiota"-.
-"Non solo lo sembri,lo sei"-.
La sua risata è una melodia troppo armoniosa per ignorarla.
-"Se lo dici tu...a proposito hai scambiato questo posto per una stanza da letto?"-.
I suoi occhi perlustrano i miei pantaloni morbidi di tuta che scendevano dritti e la mia felpa abbinata.
-"Non devo nessuna spiegazione"-.
-"Ed anche stamattina ci siamo alzati dalla parte sbagliata del letto,vero?"-.
Sbuffo incamminandomi alla porta dello studio ma prima di entrare,il mio viso va a sinistra,nella sua direzione.
Quei jeans addosso gli stanno una meraviglia e quel maglioncino aderisce alle sue spalle in un modo troppo invitante. I capelli raccolti e la barba incolta sono una tentazione troppo grande per gli occhi...e mi impongo di non fissarlo.
-"Se proprio lo vuoi sapere,Simone,quando sono nella mia stanza da letto...il mio abbigliamento si riduce a niente. Se avessi scambiato questo posto per una stanza da letto,fidati,non avrei avuto nulla addosso"-.
E no,non è vero che non indosso nulla,era solo un modo per ritorcere la sua battuta contro di lui. E ci sono riuscita.
Il suo viso? Epico.

STAI LEGGENDO
NON RIESCO AD ODIARTI
ChickLitQuando il dolore diventa troppo grande da sostenere,si pensa spesso che l'unica cosa da fare sia abbandonare tutto e cercare di respirare,cercare di vivere una vita che non sia all'insegna del dolore e della sofferenza...ma Ryland non sapeva,forse,c...