CAPITOLO 34

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RYLAND

Stavo guardando la bottiglia nella mia mano,una bottiglia di whisky e riuscivo a scorgere il mio viso sul vetro lucido,un viso affranto.

-"Posa la bottiglia,Ryla,non ti serve quella roba"-.

-"C-cosa ne sai tu di quello che mi serve?"-.

-"Lo so"-.

La mano stava tremando e per questo che appoggio la bottiglia sul pavimento prima di farla cadere e quando osservo il suo viso,di nuovo,capisco che è finita.
Avevo smesso,mi stavo arrendendo.

Ariel aveva ragione.

Crollo.

Le mie gambe crollano,atterrano con un tonfo sul pavimento e le mie spalle si curvano.
Dalla mia gola arrivano dei singhiozzi e i dai miei occhi stava affiorando qualcosa di umido. Mi ero arresa. Le spalle tremano ma subito arrivano delle braccia che mi circondano completamente.

-"Per favore,non..."-.

-"Shh"-.

Mi avvolge completamente e li,su quel pavimento,tra le sue braccia,stavo lasciando andare anni di lacrime represse,anni di sensi di colpa,anni di dolore,anni di vane speranze,anni trascorsi a maledire chiunque ci sia nel cielo per aver lasciato che accadesse questo a mia madre. Stavo lasciando andare tutto e non riuscivo a fermarmi.

-"È m-morta,Simone,mia m-madre non c'è più,non sa più nulla,non sa di me,non sa di Heyden,n-non...non riesco a..."-. Respirare.

-"Respira,Ryla,fai come me"-. La sua mano preme la mia al centro del suo petto,lì dove il battito era quasi furioso quanto il mio.
-"Senti,respira,segui me"-.

Un respiro alla volta,dovevo solo fare un respiro alla volta.

Le mie braccia si aggrappano a lui,a Simone,si aggrappano in modo così prepotente che non riuscivo a distinguere dove finissi io e dove iniziava lui. E lui mi stava stringendo con la stessa intensità.

-"Piano,Ryla,respira"-.

Non riuscivo a tenere il suo passo,non riuscivo a calmarmi,non riuscivo e basta. La mia mente era ancora in quella stanza,era ancora davanti a mia madre che mi diceva di non conoscermi.

-"Non sa c-chi sono"-. Era l'unica frase che riuscivo a far uscire dalle mie labbra.
Era l'unica frase che aveva un significato troppo profondo e troppo doloroso.
Era l'unica frase che mai avrei voluto dire.
Era l'unica cosa che mai avrei voluto ricordare.

La sua mano si insinua tra i miei capelli e la sua stretta mi stava dicendo troppe cose contemporaneamente.

Come faceva mio padre a farle visita ogni giorno? Come faceva mio padre a sopportare tutto questo? Come faceva mio padre a vedere l'amore della sua vita in quelle condizioni? Come faceva a non..

I miei occhi si serrano così forte da farmi male. Le mie dita stringevano i capelli di Simone alla base del collo,le mie narici erano affondate li,tra collo e spalla. La sua testa bassa mi faceva percepire l'ombra spigolosa della sua barba e quando avverto quel bisogno così troppo naturale di essere qui,con lui,non posso fare altro che abbandonarmi a lui. Il suo profumo avvolgente era familiare e penso che non avrei mai voluto essere da nessun'altra parte.

NON RIESCO AD ODIARTI Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora