CAPITOLO 40

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RYLAND

-"Hai piegato tutte le tue maglie?"-.

-"Hai preso le tue cianfrusaglie dal bagno?"-.

-"Hai messo nella borsa i tuoi gingilli elettronici e le cuffie?"-.

-"Ariel non vorrai lasciare così la stanza,spero?!"-.

Erano queste le domande senza sosta che Brandy aveva iniziato a sparare,nello stesso momento in cui aveva messo piede nella stanza di Ariel.

Quest'ultima la guardava per nulla turbata dalla sua smania di non vederla più in questo posto. Ed era vero,tutti volevamo che uscisse da questa stanza,tutti volevamo vederla di nuovo nella vita di tutti i giorni e a svolgere il lavoro che tanto amava. Tutti volevamo che capisse di essere fortunata ad essere qui e che Dio non voglio,lo sarebbe stata ancora per molto,cazzo.

In poco tempo,Ariel aveva capito che la vita che stava vivendo le aveva riservato conti amari,con la quale nessuno vorrebbe averci a che fare ma che doveva fare di tutto pur di tornare in piedi.
In piedi più che mai.

Aveva ripreso l'uso delle gambe e la sua spina dorsale non aveva ricevuto danni enormi. Era la sua vita ad averne risentito di più,era la sua mente,erano i suoi ricordi,era suo cugino.
Sapevo che era difficile,sapevo quanto le facesse male,sapevo che questa era una cosa che l'avrebbe segnata per sempre. Sapevo anche,però,che la mia Ariel era in gamba e che poco alla volta si sarebbe ripresa. Sapevo che poco alla volta le giornate trascorse in questa clinica sarebbero state solo un ricordo lontano.

-"Mio Dio non vedo l'ora di festeggiare,cazzo"-. Brandy ci guarda sorridendo.

-"Non credi sia troppo adesso?"-. Incrocio le braccia al petto.

-"No,credo che adesso,quello che ci vuole,sia un bel giro di birre artigianali e tantissimi shot di tequila"-.

-"Io credo che Ariel non voglia"-.

-"Ma certo che lo vuole,non vedi che aria ha?"-.

Mi giro ad osservare l'interessata che al momento stava scuotendo la testa reprimendo un sorriso.

-"Credo preferisca strangolarti in realtà,per tutto il baccano che stai creando tu e queste magliette"-. Gliene strappo una dalla mano e inizio a piegarla.

-"Ma sentila,Tata Matilda è qui e non lo sapevo"-.

-"Ehi,non somiglio per niente a quella tata,però hai ragione,mi sto prendendo cura di una bambina capricciosa"-. Le rivolgo un cenno per farle capire con chi ce l'ho.

Indignata,schiude la bocca. -"Attenta che vado a prendere Bee"-.

-"Accomodati,quella bestiolina ama più me che te"-.

-"Avete finito?"-. Ariel sghignazza dietro la mano.

-"Non abbiamo mai iniziato"-. Dico e passo accanto a Brandy per darle un buffetto sulla fronte,per marcare il concetto.

-"Te le stacco quelle dite"-. Risponde prima di piegare altri vestiti.

-"Quanto mi era mancato vedervi insieme,vederci insieme"-. Il sospiro di Ariel mi fa voltare.

Lo sguardo lontano che aveva poteva significare solo una cosa;stava guardando nel cassetto della memoria tutti i momenti che avevamo trascorso insieme.

-"Ma ricordate quando abbiamo fatto quella figuraccia con la squadra di football,al primo anno?"-.

Cazzo se la ricordo,Brandy. Eravamo delle matricole e l'Orientamento non aveva mai fatto al caso nostro. Dovevamo partecipare ad un musical,uno di quelli che il professore di Teatro insisteva a farci realizzare. Le prove si dovevano tenere nella palestra del college che era abbastanza grande da contenere tutti. Noi eravamo arrivate in ritardo,chissà come mai,e dovevamo cambiarci con i costumi di scena. Non sapendo dove andare e avendo una miriade di porte a nostra disposizione lungo il corridoio,ne aprimmo una a caso. Quello che ne seguì fu una sfilza di ragazzi,alcuni nudi e altri in asciugamano,davanti ai nostri occhi.

NON RIESCO AD ODIARTI Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora