CAPITOLO 24

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SIMONE

Aveva maledettamente ragione.
Aveva ragione quando diceva che la odiavo.
Aveva ragione quando diceva che l'avevo fatta sentire sbagliata,umiliata...perché infondo era quello che avevo cercato di fare quella sera.

Non volevo illuderla e alla fine mi ero allontanato da lei nonostante avessi desiderato davvero poterla avere senza inibizioni.
Non volevo farla sentire sbagliata,o non all'altezza,perché era la cosa più bella e spontanea del mondo averla con me...ma dovevo farlo.

Dovevo farlo perché era piccola,era un'ingenua a volere qualcosa da me che non potevo darle,non potevo evitarle di pensare,una volta stati insieme,che c'era qualcosa in me che valeva la pena rincorrere.

Non volevo vederla soffrire,una volta capito che in me c'erano solo pezzetti sparsi e crepe. Però,nonostante questo,bastava un tocco,un suo tocco su di me per farmi sentire bene,spensierato,felice.

"Sei tu che non mi meriti".

Si,ero io che non la meritavo,ero io il bastardo egoista che voleva averla ben consapevole di non poter dare nulla in cambio.
Ero io a non meritarla.

Ma su una cosa si sbagliata. Aveva detto che non mi piaceva e che non la desideravo.
Non c'era affermazione più falsa di questa,perché io la desideravo,la bramavo eccome. Mi ero detto che questo sentimento così forte era dovuto al fatto che più una cosa era irraggiungibile e fuori dalla nostra portata,più la si voleva.

Ma non era così,io volevo davvero Ryla e non era irraggiungibile,solo non era pronta ad ammetterlo. Lo sapeva anche lei che era così,per questo cercava di allontanarsi sempre di più nonostante a volte quel luccichio negli occhi mi facesse capire che si stava trattenendo.

Cosa volevo?
Avrei tanto voluto vederla senza restrizioni,volevo vedere quell'animale che era in lei uscire fuori e sbranare tutto,sbranare me. Quell'animale che le era uscito quella sera,quando la allontanai e me ne andai da quella stupida festa a cui ero andato per controllare mia sorella e lei.

Se mi fossi pentito? In parte si. Se non l'avessi respinta,se fossi andato a letto con lei,avremmo trascorso una notte insieme e non riesco ad immaginare come sarebbe andata a finire. Magari mio padre sarebbe ancora con noi,magari Ryan sarebbe ancora vivo,magari mia sorella non avrebbe mai camminato su una sedia a rotelle e io mi sarei sentito meglio.

Dall'altra parte,non me ne pento. Non me ne pento perché sapevo che era la cosa giusta da fare. Avevo trent'anni,all'epoca,e da persona matura avevo rifiutato di toccare una ragazzina appena maggiorenne,di ventidue anni,amica di mia sorella e una delle persone che stava soffrendo più di tutti per sua mamma.

Se avessi pensato che quella sera voleva dimenticare? Si,lo avevo pensato e indipendentemente da ciò,non volevo sentirmi come una possibile valvola di sfogo.

Un sospiro mi sfiora le labbra,non avrei dovuto pensare ed analizzare tutto,troppo.
Non dovevo farlo per la mia salute mentale,anche se,quest'ultima era andata via nel momento in cui era entrata una ragazza con i capelli color zucca nella mia vita.

-"Che diavolo hai combinato?"-.
Olly,da dietro al bancone,urla per farsi sentire.
-"Ho visto Ryland con una faccia abbastanza incazzata andare via e non degnare neanche di un saluto...e sappiamo benissimo che come sai farla arrabbiare tu,nessuno"-.

-"Fottiti"-. Bevo tutto d'un fiato il bicchiere che mi aveva poggiato davanti.

-"Allora?"-.

-"Allora niente,Olly,ha visto i miei polsi e come spiegazione le ho detto che mi mancava,è diventata una furia"-.

NON RIESCO AD ODIARTI Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora