CAPITOLO 09

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RYLAND

Questa mattina sapevo che qualcosa non sarebbe andato bene. Neanche fossi una sensitiva,avevo avvertito uno strano cambiamento nell'aria e speravo di sbagliarmi.

Da quando ero tornata,mio padre non faceva altro che ricordarmi di andare da lei,di smettere di fare la bambina capricciosa...ma quello che non capiva era che il mio comportamento non aveva nulla di capriccioso,se ancora non ero andata da lei era perché non ci riuscivo.

Non riuscivo a vederla lì,ero bloccata all'ultima immagine che avevo conservato di lei quando era ancora spensierata. Se avevo paura di vederla peggiorata? Cazzo,si,e mi avrebbe letteralmente distrutta. Sarebbe stata l'ultima martellata al vaso prima di frantumarsi in mille pezzi.

Il senso di colpa,però,era sempre lì a comprimermi il petto. Mi ricordava che avevo deciso di fare una cazzata.

Poco prima avevo mandato un messaggio ad Ariel,grazie al numero che avevo scavato nel mio cassetto della memoria. Le avevo chiesto come stesse,ma non avevo ricevuto risposta,cosa che mi aveva fatto pensare.

Neanche una volta,dal mio ritorno,Brandy mi aveva parlato di lei.

Sapevo che Ariel era diversa da Brandy,quest'ultima non mi aveva fatto pesare il fatto che fossi andata via per un po',perché l'unica cosa che contava era che fossi di nuovo qui con lei. Ariel è sempre stata quella più particolare,non riusciva a fare finta di niente e se magari qualcuno le aveva fatto un torto oppure qualcosa che a lei non stava bene...era capace di fartelo pesare,era capace di estraniarti da lei e di farti riflettere sulle tue scelte (o comunque,era quello che lei credeva di fare).

Sapevo di non essermi comportata bene,prima di andarmene avevo solo detto loro che avevo bisogno di cambiare aria,per un po'.

Non avevo detto la verità,è vero,avevo omesso.
Omettere non era sempre una cosa buona,non era la scelta giusta,e lo sapevo bene.
Omettere significava tralasciare qualcosa,non includere alcune cose in un discorso per dimenticanza o per scelta.

Quindi,se dobbiamo dirla tutta,credo di meritare il suo silenzio.
Prima o poi mi sarei chiarita anche con lei.

Questa mattina,appena sveglia,sapevo già che qualcosa sarebbe andato in modo diverso da come lo aspettavo. E i miei sensi avevano ragione.

-"Che diavolo ci fa lui qui?"-.

Avevo varcato le porte della struttura neanche cinque minuti fa e già mi ritrovavo a sbraitare.

-"Fammi indovinare,non hai letto la pagina nel mezzo,vero?"-. La voce di Simone mi beffeggia,il sorriso che ha sulle labbra è da sbruffone insolente.

-"Non c'è bisogno di fare del sarcasmo in questo"-. L'occhiata gelida che gli rivolgo lo fa accigliare,ma il ghigno divertito è ancora lì.

-"Ryland pensavo ne fossi già a conoscenza,pensavo tu avessi letto prima di firmare"-. Il rimprovero di lieve entità è proprio da mio padre. -"Ho deciso che Simone ti affiancherà in tutto questo. Mi fido di lui e poi è un architetto,qualora ci dovesse essere bisogno di qualcosa per la struttura lui saprà già cosa fare"-.

Cosa? Cioè,che cazzo..?

-"Cosa?!"-. Il mio tono di voce farebbe invidia ad un tenore,oggi. -"Se avevi già qualcuno a cui affidare tutto questo,che bisogno c'era di coinvolgere anche me?"-.

Fa per dire qualcosa,mio padre,ma poi cambia idea. -"Sei mia figlia,la conversazione finisce qui. Hai firmato quindi non puoi tirarti indietro,non ti ho obbligata e di certo non te l'ho nascosta,la sua presenza"-. Indica Simone che è rimasto in silenzio ad ascoltare. -"È stato un tuo errore di valutazione"-.

Così dicendo,va nel suo studio.

La mia testa,invece,gira come una trottola.
Per colpa mia,adesso,dovevo sopportare tutto.Come cazzo avrei fatto a lavorare a stretto contatto con lui,a vederlo ogni giorno per quasi tutto il giorno,ad avere un ricordo nitido di quello che avevo fatto.

-"Come cazzo ti è venuto in mente di accettare questa cosa sapendo quello che era successo tra..."-. Mi blocco,le parole non riescono ad uscire dalla mia bocca.

-"Sapendo cosa,Zucca? Non riesci neanche a dirlo,ad ammettere che tu possa..."-.

-"Non ti azzardare a chiamarmi come un cazzo di vegetale,Simone"-. La mia mascella faceva male per quanto io la stessi stringendo.

Si avvicina,lento,a pochi centimetri da me.
Non riuscivo più a guardarlo negli occhi,cosa che era una benedizione perché quegli occhi mi incantavano ogni volta.

Quando si abbassa per sussurrarmi all'orecchio,vacillo.

-"Ecco un'altra conferma,Ryla. Non riesci a capacitarti di quello che è successo.
Non riesci ad ammetterlo"-.

Si scosta e mi da un ultimo sguardo,prima di marciare nello studio di mio padre.

Parlava di conferme,lui...eccone un'altra: non avrei più potuto ignorarlo,da oggi in poi.

Secondo voi cosa avrà in mente il padre? Perché si è trattenuto nel dirle la vera motivazione del suo gesto?

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Secondo voi cosa avrà in mente il padre? Perché si è trattenuto nel dirle la vera motivazione del suo gesto?

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