CAPITOLO 11

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SIMONE

Mentre osservavo i miei due clienti guardare meravigliati la planimetria che avevo fatto per loro,riuscivo a pensare solo due cose.

La prima era che,da quando lavoravamo sotto lo stesso tetto io e Ryla,avevo un erezione perenne nelle mutande e questo non era una cosa nobile. Continuavo a ripetermi che era normale perché era del tutto un atto fisiologico e involontario e che non avesse nulla a che vedere con il corpo mozzafiato di Ryla stretto in quei suoi pantaloni così stretti da impedirle quasi la circolazione e in quelle maglie ultra aderenti che strizzavano a meraviglia il suo seno.

Mi ripetevo che non dovevo guardarla perché l'unica cosa che dovevo fare era evitarla.
Ma non ci riuscivo.

La seconda cosa,invece,era che quel tatuaggio sul collo lo avesse fatto in un momento di ira assoluta. Quella scritta non era per niente vera,quella scritta non sapeva che,prima,quella persona si era lasciata volentieri stringere fra le mie braccia,si era lasciata così andare che non era vero,non era vero che non si voleva arrendere a nessuno...perché con me lo aveva fatto,per un piccolo istante.

Da cretino,voglio pensare che quel tatuaggio sia anche per me,che sia un suo modo di ricordare che prima si era abbandonata a qualcuno,che prima lo aveva fatto...e non era andato bene. Perché? Perché sono un coglione.

Se sapesse invece,quali tatuaggi avevo io...sarebbe andata su tutte le furie,sarebbe letteralmente esplosa di rabbia.

-"Simone,dolcezza,credo che la piscina interrata debba essere più larga e il gazebo in ferro battuto e vetro anziché in legno di quercia"-.

All'appellativo della Signora Dallas,mi fa storcere la bocca. Quello che proprio non tolleravo era la troppa vivacità che prima o poi sarebbe sfociata in maleducazione.

Se davo rispetto,mi aspettavo di ricevere altrettanto rispetto.
Se mi rodeva che una persona,la quale mi conosceva solo perché sapeva che ero bravo nel mio lavoro,mi chiamasse usando termini come "dolcezza"? Si,cazzo.

Se mi dava fastidio il modo in cui adesso mi stava osservando? Assolutamente,si.

Se fossi stata un'altra persona,una più timida,mi avrebbe fatto sentire come carne da macello.

Non aveva ancora capito che c'era un perché delle mie scelte,la scelta della piscina meno larga bhe...chi cazzo aveva bisogno di una piscina ancora più grande di quanto già non lo sia? 

La scelta del gazebo in legno di quercia invece,mi era sembrata giusta perché tutta la casa sarebbe stata costruita di quel legno.

-"Certo,Signora Dallas,c'è altro?"-.

Il sorriso affabile che corre sulle sue labbra mi fa vergognare per suo marito,seduto accanto a lei,che guarda il disegno difronte ai suoi occhi.

-"Non c'è altro e...puoi chiamarmi Teresa"-.

La penna nella mia mano era sul punto di spezzarsi. -"Allora,se non c'è altro..."-.

Ignorando quel commento e facendo capire le mie intenzioni,mi alzo e loro mi seguono.

Una volta rimasto solo,capisco un'altra cosa,la mia terza certezza della giornata : le voci che girano sulla donna della famiglia Dallas non sono del tutto infondate.

C'è chi dice che lei era un' arrivista a caccia di dote e ha sposato il marito per questo,c'è chi dice che lo tradisce alle sue spalle quando lui non è in casa ,c'è chi dice che lui abbia accettato di sposarla perché è stato ricattato da quest'ultima,c'è chi dice che il figlio è stato concepito con l'inganno e addirittura che il figlio stesso non sia opera di letto del marito...ma in ogni caso,una verità di fondo ci sarà sicuramente.

Una volta arrivato alla Stay happy Stay fit,dopo aver fatto un salto da mia sorella alla clinica e aver visto con i miei occhi la sua prima seduta di fisioterapia,mi sento più leggero.

Il dottor Backingam mi aveva assicurato che lei era forte,era giovane e ce l'avrebbe fatta.
Io volevo solo crederci.

Di solito la struttura chiude alle 22,ma è raro che qualcuno si trattenga oltre le 21:30 quindi,quando arrivo,scorgo solo alcune persone con i borsoni in spalla,freschi di doccia,pronti ad uscire.

-"Stephany,c'è qualcosa che devo controllare?"-.

Stephany aveva il compito di farmi sapere se qualcosa,durante la mia assenza,dovesse essere controllata,aggiustata o sostituita.

-"No Simone,l'unica cosa che ho notato però è la luce nella stanza buia. Sembra che il led si stia fulminando"-.

La stanza buia era il nome che avevamo dato ad una stanza che,effettivamente,era buia. Veniva rischiarata solo dalla luce di piccolì faretti a led posizionati sulle pareti piene di specchi.

A seconda di come si impostavano,tramite telecomando,avevano la facoltà di cambiare colore e se non erro,quel giorno dovevano essere di un azzurro vivo che riuscivo a scorgere nella parte bassa dalla porta chiusa.

E quando la apro,vedo lei intenta a chiudere
con la mano il bilanciere,piegare il braccio e portarlo al petto.

Era china,con un ginocchio e una mano sulla panca,nella posizione del rematore e non ci sarebbe nulla di male,se fosse stata qualcun altro.

Vedere il suo sedere strizzato da un completino sportivo mi stava facendo sudare parecchio e i miei jeans si stringono un po' troppo nel basso sud. 

-"Mi è mancato vederti allenare"-.

La sua testa si alza di scatto. -"Tu e la tua faccia invece,non mi siete mancati per niente"-.

Si,prima era solito vederci insieme,in questa palestra,prima della sua fuga e adesso che è tornata sembra quasi che il destino si diverta a giocare con noi,facendoci rivivere le stesse situazioni...un po' diverse certo,perché se prima era un volto sorridente quello che vedevo,adesso la sua faccia era di pietra.
O meglio,voleva riuscirci.
Ecco la parola del giorno,voler riuscire in qualcosa.

-"La parte da bad girl non ti si addice per niente,Ryla,perciò è meglio che tu la smetta"-.

Il suono del bilanciere che cade sul pavimento,ricoperto da un materiale apposito per gli urti di questo genere,rimbomba all'interno della sala.

Si erge in tutto il suo metro e settanta e cammina verso di me.

-"Ciò che credi io stia facendo,non è assolutamente la realtà. Non mi sto comportando come una cazzo di ragazza dura che odia il mondo intero,Simone.
Mi sto comportando nel modo in cui sono stata trattata,quello che vedi è il riflesso di quello che ho subito.
E se credi che un minimo sia dovuto a te,allora complimenti,ci hai azzeccato.
Ma non venirmi a dire che il mio comportamento ti urta,perché non ti riguarda. Non ti è mai riguardato e non ti riguarderà ne adesso né mai"-.

Le sue parole intrise di rabbia sono lapilli incandescenti.

-"Non mi urta,il tuo comportamento,avvalora solo di più la tesi che ce l'hai con me. Ma,Ryla,non ti ho mai promesso niente"-.

Le parole appena uscite dalla mia bocca hanno il potere di farla arretrare,quasi come fosse scottata.

E io appena vedo quegli occhi che faticano a trattenere la delusione,giro le spalle e vado via...perché sono stato un coglione.

NON RIESCO AD ODIARTI Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora