CAPITOLO 39

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SIMONE


Da quella notte,un senso di calma mi aveva investito in modo così prepotente che risultava surreale ai miei stessi occhi. Da quella notte avevo capito che mai avrei potuto dimenticare tutto quello che avevo provato con quella donna tremendamente testarda,a tratti ingestibile ma completamente arrogante da non ammettere che anche lei non avrebbe potuto negare l'evidenza.

Quella donna che appena aveva visto quei tatuaggi sul mio corpo,era andata completamente in blackout e poi mi si era aggrappata addosso così forte che era impossibile allontanarmi da lei.
Non lo avrei voluto,sia chiaro.

Quella donna che in quel momento aveva degli occhi così profondi e brillanti che era impossibile non morirci. Quei dannati occhi continuavano a perseguitarmi durante tutto il giorno e non potevo ignorare la loro presenza,anche se guardarli a volte faceva male. Faceva male perché riuscivo ancora a leggere quanto dolore avesse nel suo corpo piccolo e modellato ad arte. Faceva male perché lei,quegli occhi,non voleva cederli a me,era un continuo sfuggire. Ma lo sarebbero stati.

Volevo guardarli per il resto della mia vita,averla al mio fianco per tutto il tempo possibile. Mi aveva lasciato entrare solo poche ore,nella sua vita,mi aveva fatto assaporare cosa significasse averla tra le braccia,averla addosso,sentirla percepire il mio tocco e vederla andare in estasi per causa mia.
E lei,invece,mi aveva fatto capire che dovevo averla perché tutto quello che mi aveva dato in poche ore,avrei voluto averlo ogni giorno...per sempre.

Non sapevo neanche se il per sempre potesse mai esistere,sapevo solo che ad ogni angolo,nonostante il mondo fosse tondo,c'era sempre un insidia pronta a colpire,pronta ad abbattersi su di noi che di sciagure ne avevamo già avute.

Era diventata una furia quando è venuta a sapere dell'incendio,non voleva essere lasciata fuori e mai avrei voluto farlo. Ma in quel momento,non potevo dirle quello che era successo. Non stava bene per niente e non le avrei dato altre preoccupazioni.

E quando avevo menzionato la sua piccola fuga,il suo corpo si era bloccato per qualche secondo. Avevo avvertito un'elettricità passare dal suo corpo e mi diceva che neanche lei voleva realmente andare via. Ma lo aveva fatto.

Perché? Perché era giusto così,perché mi aveva fatto capire che non voleva avere niente a che fare con quello che era successo nelle ore precedenti e non si doveva verificare più.

Le credevo? Non lo so.

Ryland era sempre stata una persona determinata,voleva una maglia gialla? Allora prendeva una maglia gialla nonostante sua madre le diceva che era più carina quella verde. Voleva andare a quella festa? Allora faceva il possibile per andarci nonostante gli altri impegni. Voleva portarmi a letto? Allora lo stava facendo,ma poi l'ho bloccata. Voleva andare via? Lo ha fatto.

L'avevo accusata,sapevo di averla fatta sentire in difetto ma se c'era una cosa che sapevo davvero,al cento percento,era che Ryla odiava essere accusata per quello che lei credeva non fosse. Quindi si,lo avevo fatto anche a posta,ma era anche quello che credevo. Dovevi pungerla per avere una vera reazione da parte sua...quella reale.

Così,per i giorni successivi,ho cercato di evitarla il più possibile e ho cercato di non essere nella sua stessa stanza. Me e lei in una stanza affollata era meno pericoloso,perché sapevo contenere la mia smania di toccarla (anche se avrei voluto stringerla a me e non lasciarla andare) ma me e lei in una palestra vuota sarebbe stata la fine.

E in più,non volevo darle modo di allontanarmi di più da lei con i suoi discorsi alla "non deve ripetersi più".

-"Capo,cosa sta facendo?"-.
La voce di Orion mi aveva fatto sobbalzare.

-"Non lo vedi che sto facendo?"-.

-"Oh,vedo che sta cercando di mettere delle viti con un curvatore per l'acciaio. Se la buona memoria non mi inganna,e a meno che io non abbia perso la testa,le serve un martello.
Lo conosce vero? Uno di quelli a tes..."-.

-"Ma smettila con questa ramanzina,non ti si addice per niente Orion. Piuttosto,perché non sei ancora a scuola?"-.

Guardo l'impugnatura del curvatore di acciaio nella mia mano e lo butto di lato.

Alza gli occhi al cielo. -"Le ho già detto che non ci andrò"-.

-"E io ti ho già detto che lo farai,a fine agosto ritornerai al campus e non si discute"-.

-"Neanche la mia famiglia mi fa tutta questa pressione sociale"-.

-"Allora,per fortuna,ci sono io quindi..."-. Il suo sorriso sghembo però mi fa accigliare. -"Che diavolo ti prende adesso"-.

-"La conosco?"-.

-"Eh?"-.

-"Dico,la conosco?"-.

-"Ho capito,razza di bipede che preferisce spaccarsi la schiena piuttosto che studiare. Manca il soggetto"-.

-"La ragazza,quella che ti fa sbagliare nel prendere un curvatore al posto di un martello. La conosco?"-.

Ma come diavolo...

-"Sei fuori come un balcone,Orion. Ritorna a lavorare e non rompere"-.

-"Capo,la parte dei lavori sotto la mia supervisione sono stati ultimati"-. Incrocia le braccia al petto. -"Io sono fuori come un balcone? No,lei lo è"-.

-"Non darmi del lei,mi fai sentire vecchio"-. Si avevo trentatré anni,ma non lo ero così tanto. -"E smettila di lagnarti. Io alla tua età,adesso,stavo correndo in un campo da rugby con tutti alla calcagna per dimostrare quanto fossi bravo come leader"-.

-"E perché invece adesso è un architetto anziché un leader fantastico della World Rugby ?"-.

Alzo lo sguardo e osservo i suoi occhi,così giovani e così speranzosi con ancora tantissime cose da fare nei suoi anni migliori.

-"Giocare a Rugby nella nazionale mi piaceva,anzi lo adoravo. Grazie a questo mi ero guadagnato una borsa di studio. Le giornate in campo erano atroci,ma bellissime. Ricordo di non vedere l'ora del termine delle lezioni mattiniere per tornare in campo agli allenamenti. Ero uno dei Piloni,quello sinistro,Wajette era il Pilone destro e al centro c'era Olly, il Tallonatore.
Eravamo sulla stessa linea,la prima,e insieme eravamo davvero fortissimi"-. Un sorriso involontario mi spunta fuori. -"Giocare,di per se,era bello,ma essere accompagnato e circondato dai tuoi amici...era magnifico. Ma non ho mai pensato di fare questo a lungo termine. Gli sport così,a contatto pieno,a lungo andare causano danno irreversibili al corpo,alla muscolatura,alle articolazioni.
E poi la mia strada l'avevo scelta già da piccolo"-.

Si,ero solito rimanere affascinato dalle fondamenta e dalla struttura di un'abitazione,di un museo,di una biblioteca. Oserei dire che lei aveva scelto me,lei mi era venuta a prendere e non il contrario. Io avevo solo abbracciato quella prospettiva.

-"Sarebbe stato bello vederla in tv,però"-.

-"Il tu,Orion. Il Tu. E in tv ci sono andato,se cerchi le vecchie partite mi vedrai"-.

-"Sisi,insomma,da stella del rugby ad architetto,passando per una donna. Chi lo avrebbe mai detto"-.

Scuoto la testa reprimendo un sorriso.

-"Neanche la smetti eh?"-.

-"Se mi dite il nome...si"-.

Questo ragazzo è un impertinente nato,somiglia a qualcuno di mia conoscenza.

-"Continui a farmi sentire vecchio perciò niente nome per te"-.

-"Quindi lo avete ammesso?"-.

In un attimo mi rendo conto dell'errore commesso e faccio per acciuffarlo ma è già corso via come un ladro. Adesso non mi lascerà più in pace,ne sono consapevole.

Sospiro e scuoto la testa divertito. No,non gli avrei parlato di Ryla,non ancora.
Adesso dovevo solo terminare quello che stavo facendo e portare gli acquirenti alla loro nuova casa. E per ultimo,ma non meno importante,avrei riavuto mia sorella a casa,nella sua stanza,insieme a mia madre.

E non c'era niente al mondo che poteva farmi sentire meglio di così.
O forse,una persona c'era,ed era proprio tatuata sul mio petto.

NON RIESCO AD ODIARTI Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora