CAPITOLO 47

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RYLAND


Mai avrei pensato di vedere la mia macchina in quelle condizioni. Lo avevo messo in conto,certo. Il vandalismo era sempre più diffuso e quello che sapevo da una vita era che riciclavano tutto quello che potevano da auto sportive,per venderle ad un prezzo maggiore.

Ma nella cittadina di St.Louis atti del genere non erano mai troppo frequenti.
St.Louis pullulava di persone e al tempo stesso era una zona molto tranquilla. Atti del genere erano più frequenti nei bassi borghi,dove c'erano persone che a stento potevano permettersi un tetto sulla testa e per racimolare più denaro prestavano il loro aiuto in cambio di soldi.

Quindi se vivessi in una piccola zona come quei borghi,avrei già dimenticato tutto perché erano all'ordine del giorno e quasi diventava normale. Perché le persone facevano quel che potevano. Anche la persona più onesta si sarebbe inasprita dalla vita e al diavolo la morale.

Forse lo avrei fatto anche io,per una causa maggiore. Se avessi saputo di non riuscire a pagare le cure per la mamma,per il suo posto alla clinica,per le visite con i migliori specialisti...forse mi sarei prestata anche io a tutto ciò che potevo.

Ma,se così fosse,non riuscirei ad essere arrabbiata più di tanto.
Forse stavo giustificando un vero atto di vandalismo...e se non fosse così?
E se qualcuno ce l'avesse con me?
Il mio ritorno,il mio atteggiamento avevano forse fatto arrabbiare qualcuno?

Ero certa solo di una cosa,questo non era un atto volto a nuocere la mia auto. Perché se così fosse stato,avrebbero preso tutto quello che c'era nell'albero motore e avrebbero lasciato solo la carcassa dell'auto. Vuota. Inerme.
E invece hanno solo squarciato le gomme invernali che avevo cambiato appena tornata a casa e avevano sfasciato lo specchio sinistro rigandomi la cromatura all'esterno,di quest'ultimo.

Per questo stavo pensando sempre di più che fosse qualcosa inerente a me.
Era per me.
Credevo che l'incidente alla palestra,fosse stato un caso isolato.
Adesso non lo credevo più.

Simone,appena aveva visto tutto ciò,aveva chiamato Manley,il suo meccanico e gommista di fiducia.
In poco tempo,entrambi avevano sistemato la mia auto.

Solo una cosa era ancora rotta,però.
La mia gabbia toracica.
E l'aver fatto visita a mia madre non credo l'avrebbe migliorata.

Ma ero qui,dopo aver chiesto a Simone di andare in palestra per la riapertura. Lui non mi aveva fatto domande,mi aveva solo ascoltata e aveva annuito. Anche se i suoi occhi mi erano arrivati fin dentro le ossa. Ma lui era così.
Aveva capito già tutto e nel suo silenzio mi stava dicendo di non preoccuparmi.
Che ci sarebbe stato lui con me.
Come aveva sempre fatto.

-"Devo ammettere che quando ti ho vista scappare via,l'altra volta,ho pensato tu fossi strana"-. La mamma mi guarda circospetta.

Si,una pazza dai capelli scuri era scappata via,mamma. Solo perché avevo avuto una botta al cuore troppo forte.

Una che mi avevi inflitto tu.

-"Ammetto di aver dimenticato di dover fare una cosa urgente"-. Stavo iniziando a raccontare bugie a mia madre. Una cosa che mai avrei pensato di fare.

-"Sembrava tu avessi visto un fantasma"-.

Si,è esattamente questo quello che avevo visto. Il fantasma di mia madre.
Il tuo.

-"Allora,come mai lei è qui?"-. Le chiedo nonostante questa conversazione so per certo non porti a niente,nella sua mente.

-"Esami vari,sai. A una certa età si deve tener conto di tutto"-.

NON RIESCO AD ODIARTI Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora