Capitolo 36- Desiderio

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Ashley
Sono un po' in ansia, tra poco devo incontrare Jack fuori scuola, non appena finisco lezione di tiro con l'arco.
Ho paura di fare la cosa sbagliata o di non essere all'altezza! Cavolo che casino...
"«Ashley tocca a te!» mi dice Joshua risvegliandomi dai miei pensieri.
Velocemente mi metto al centro dell'area, il campo è enorme dato che è quello di football e oggi il coach ha messo i bersagli più lontani del solito: per farvi capire io sono a centro campo e il bersaglio è nell'area di difesa!
Non posso sbagliare, devo prendere bene la mira e fare il centro perfetto, per una vittoria personale e beh anche per avere un argomento per niente imbarazzante per dopo!
Posiziono con attenzione la freccia e alzo l'arco pensando alle parole del coach durante gli allenamenti precedenti, dopodiché faccio un respiro profondo e scocco; alla velocità di un lampo la freccia è già sul bersaglio ed è sul pallino giallo al centro.
Tiro un urlo che non era previsto, cavolo ci sono riuscita! Non ci credo!
Mi giro verso i miei compagni che sono rimasti senza parole come anche il coach Grant.
Sono la prima ad esserci riuscita da quando ha allontanato il bersaglio.
«Molto bene signorina Parisi. Vedete ragazzi? Non è così difficile!» dice lui sorprendendomi, non è un tipo che fa molti complimenti.
Torno al mio posto vicino a Joshua e Samantha che ancora non hanno spiccicato parola.
«Come hai fatto?» chiede lei a occhi sbarrati. I suoi capelli biondi sono scombinati dal vento.
«Oh sono solamente la ragazza più brava del mondo» fingo di vantarmi ridendo.
«Si certo, è solo fortuna!» Josh mi da un colpetto sulla spalla ridacchiando.
«Silenzio!» il coach ci lancia un'occhiataccia prima di tornare a seguire il prossimo ragazzo che non prende nemmeno di striscio il bersaglio.

A fine lezione esco velocemente prima di Josh e Sam perché non voglio che mi facciano domande vedendomi con Jack. A proposito chissà se si sarà ricordato, e se arrivasse in ritardo? Il mio piano andrebbe a monte e i ragazzi lo vedrebbero iniziando già a pensare alle trecento domande da farmi per il giorno dopo.
Inizio a pensare a quale scusa potrei inventare se tutto questo accadesse ma non appena esco da scuola lo trovo già davanti a me sorridente.
È davvero un bel ragazzo, il suo sorriso gli illumina il viso e cavolo i suoi occhi sono così penetranti! Oddio Ashley perché ora pensi a Jack se poi dici che ti piace Ethan? Anche se in effetti ho ancora dubbi su di lui, ma allora perché con Jack non li ho? Loro sono così simili e fanno anche parte dello stesso gruppo! Dovrei usare Jack per riuscire a tirargli fuori qualche informazione in più sulle attività che fanno? Oddio ma come mi viene in mente di fare una cosa del genere?! E poi non ne sarei nemmeno capace. Però non posso credere che Ethan, il mio Eth, sia il cattivo.
Il mio Eth, sono impazzita, non è mai stato mio.
«Ehi Ash!» dice lui per poi stringermi in un abbraccio affettuoso. Non me lo aspettavo ma ricambio
«Ehi! Pensavo che arrivassi in ritardo sai?» gli dico quando soglie l'abbraccio.
«Sono un tipo puntuale» risponde sorridendomi e mostrando dei denti perfetti.
Mi fa cenno col capo verso la sua sinistra «Andiamo a bere qualcosa?»
Si e magari potrei accidentalmente cacciare fuori l'argomento dei loro lavori in modo del tutto casuale.
No, devo smetterla!
Accetto la sua proposta e ci incamminiamo verso un bar in fondo alla strada che di solito è pieno di gente ma per fortuna oggi la folla non è poi così tanta.
Quando entriamo subito noto gli arredamenti moderni color marroncino e bianco; a sinistra la parete è occupata da un lungo bancone con dietro scaffali pieni di alcolici di vario tipo e alla mia destra lo spazio è occupato da tavolini rotondi in legno chiaro e le pareti bianche sono occupate per lo più da enormi finestre, diciamo che danno più l'impressione di essere un'enorme vetrata.
È bellissimo questo posto, mi fa sentire in pace, e ho sentito anche che al piano superiore hanno una biblioteca dove gli studenti possono studiare e consumare delle pietanze prese dal bar al piano terra. È fantastico, sicuramente un giorno dovrò passarci.
Io e Jack ci mettiamo in fila e quando arriva il nostro turno lui prende del semplice caffè americano e io un cappuccino al caramello.
Ancora non riesco a capire come possono gli americani amare il loro caffè! Una volta in vacanza con i miei un bar lo faceva, così decisi di provarlo e beh penso che non lo berrò mai più! È caffè con acqua, fa più che schifo!
Quando ci danno le nostre bevande, Jack decide di pagare per entrambi per poi andare a sederci a un tavolino libero vicino alla vetrata.
«Mi spieghi come fa a piacerti quel caffè?» non ce la faccio a trattenermi, dovevo assolutamente chiederglielo!
«Beh non sono italiano, so che il vostro è molto più buono ma molti qui conoscono solo questo e sai dopo un po' non è più così male di sapore» ridacchia facendo un sorso «Ne vuoi un po'?»chiede.
Faccio una faccia disgustata «Ti prego, no»
Lui ride di gusto «Ma lo hai mai assaggiato?»
«Certo che si! E penso che le mie papille gustative stavano per uccidersi» inizio a bere il mio cappuccino ed è davvero buonissimo! «Mmm questo invece si che è una delizia!»
Lui ride scuotendo il capo «Ti sei sporcata»
Ecco era ovvio che facessi una figuraccia! Sembro una bambina in questo momento.
Velocemente prendo un tovagliolo dal centrotavola e mi pulisco.
«Allora...» guardo la mia tazza sul tavolo prendendomi qualche secondo per pensare a come formulare la frase.
Dovrei stare zitta e farmi i fatti miei, sono cose che non mi riguardano assolutamente!
«Che fai di bello nel Bronx?» no niente, non ci riesco a farmi i fatti miei! Ma più che razza di domanda è!
Beh dovrò pur sapere in qualche modo cosa mi nasconde Ethan.
Forse se me lo nasconde è per un motivo preciso? Ma insomma, mi ha detto tanto sul suo passato e su questo si fa problemi? Oh al diavolo!
«Cosa vuoi sapere di preciso?» dice continuando a bere quel caffè che è tutto tranne che caffè.
«Beh ad esempio che altro fate oltre lo spaccio?» chiedo abbadando la voce.
«Come fai a parlare di questa cosa come se non fosse niente? Non hai paura di noi?» dice lui sorpreso.
«Ethan non è un cattivo ragazzo, e so che fa questo per la madre e il fratello. Non tutti gli spacciatori sono cattivi» rispondo per poi fare un altro sorso al cappuccino.
Se c'è una cosa di cui sono certa è che lui ama la sua famiglia e che se è in quel giro è per loro. Però sono sicura che c'è dell'altro e se è così perché lo fa e perché lo nasconde?
«Capisco, in ogni modo non posso dirti che altro facciamo, spiacente» alza un sopracciglio sorridendo.
«Oh ma andiamo! A me puoi dirlo»
«Assolutamente no, l'ho promesso, però puoi chiedermi altro»
Bene a questo punto dovrò fare da me per capirci qualcosa.
«Beh dovrete pur avere un capo no? Oppure gestite tutto da soli?» chiedo.
Sarà meglio che inizio con domande innocue sperando che mi portino a qualcosa.
«Si, ovviamente abbiamo un capo ma noi lo chiamiamo boss. All'apparenza può sembrare il solito tipo pieno di soldi con donne e guardie del corpo, ma credimi se ti dico che è il demonio. Mai far arrabbiare il boss» dice lui in modo talmente freddo da farmi rabbrividire.
«Ma allora perché nessuno ha pensato di eliminarlo se è un tipo che crea problemi?» Lui mi guarda «Eliminarlo? Perché dovremmo? È lui che ci da soldi per poter mangiare, soprattutto alle gare-» subito si blocca rendendosi conto di aver parlato troppo.
Gare? Fanno delle gare? Ma di che tipo? Non credo proprio che facciano gare di ballo, quindi cosa?
«Le gare? Di che tipo?» chiedo confusa, poi ho un'illuminazione «è questo che Ethan fa il sabato sera, non è così? Ma certo! L'altra volta andava di fretta» inizio a pensare a che tipo di gare possa mai fare Eth ma davvero non mi viene in mente niente.
«Basta io non ti dico più niente, ho parlato fin troppo!» dice lui.
Non credo che abbia più importanza, quest'informazione potrà bastarmi. Chissà se su internet posso trovare informazioni utili.
Il resto del pomeriggio con Jack passa tranquillamente e non torniamo più sull'argomento 'Ethan' o 'Bronx'. Spero di non essere sembrata troppo maleducata, però adesso almeno sono arrivata ad avere una traccia.
Mi ha accompagnata fin sotto casa verso ora di cena e mi ha salutata con un delicato bacio sulla guancia dicendo che si sarebbe fatto risentire presto.
Non so cosa pensare di lui, sembra un ragazzo così dolce, però potrei sbagliarmi e ricredermi come con Ethan. Un momento, su di lui non ho dubbi che è dolcissimo e premuroso; mi sono solo resa conto che non lo conosco poi così bene e che mi sono fidata troppo.
«Zia sono tornata» urlo mentre mi tolgo le scarpe all'ingresso.
Oggi non sono affatto tornata a casa, ho pranzato fuori per non fare avanti e dietro avendo il corso pomeridiano, quindi solo ora vedo mia zia.
«Oh Ashley, eccoti, fa veloce che è pronta la cena» dice quando mi vede entrare in cucina.
Ha cucinato un'insalatona e il pesce, il profumo riempie la stanza. Non vedo l'ora di mangiare, solo ora mi sono resa conto di avere famissima.
Velocemente salgo fino al mio bagno e mi lavo le mani, poi entro in camera per posare la borsa con i libri e quando butto lo sguardo sulla sedia della mia scrivania noto che il giubbotto di Ethan non c'è più.
No no non è possibile, io lo avevo messo lì! Com'è possibile?
Cerco nel mio armadio sperando che zia lo abbia messo lì dentro mentre faceva le pulizie ma niente da fare, è sparito!
Non sarà che... no, non voglio crederci.
Velocemente scendo al piano terra e mi catapulto in cucina. «Zia, hai visto il giubbotto che stava sulla sedia in camera mia?» chiedo ansiosa.
Lei intanto mette la cena a tavola «Oh mi sono dimenticata di avvisarti, stamattina è venuto Ethan a riprenderlo, gli ho detto di entrare direttamente in camera tua perché io avevo un problema con la lavatrice. Spero che non ti dia fastidio. Ah e dovevi vedere com'è stato carino! Quando si è ripreso il giubbotto è venuto ad aiutarmi e ora la lavatrice è come nuova!»
Ethan è venuto a riprenderlo, non c'è più niente da fare. Non ho più una scusa per rivederlo. L'ho davvero perso, quindi?

Ethan
«Sei un idiota» dice Phil.
Sono le quattro del mattino e sono ancora in questo bar a parlare col ragazzo più impiccione che abbia mai conosciuto in vita mia. A quanto ho capito il bast rimane aperto ventiquattro ore su ventiquattro e lui fa i turni di notte.
«Se lo dici un'altra volta ti tiro un pugno in faccia» dico finendo il mio bicchiere d'acqua.
Al secondo boccale di birra mi sono obbligato a fermarmi e sto andando avanti da due ore solo ad acqua e stranamente ancora non vado in bagno.
«Scusa amico, però hai sbagliato. Sei innamorato di lei e ti sei portato in camera quella tipa e in più hai dato la possibilità a un tuo amico di soffiartela sotto al naso» dice confuso.
Il bar ovviamente è vuoto, ci siamo solo io e Phil. Dovrei tornare a casa ma non me la sento proprio.
«Non sono innamorato di lei» dico velocemente.
«Certo, Ethan non sono stupido» dice lui .
Alzo prontamente un sopracciglio guadagnandomi una sua occhiataccia «Ok facciamo che non la ami, però ti piace e non puoi negarlo» continua convinto.
Cazzo quanto è insopportabile «Si ok, mi piace» sbuffo. Ormai sa tutto di me e lei quindi questo particolare, che nemmeno io avevo ancora del tutto capito, può saperlo.
«Ma allora perché l'hai lasciata ad un altro?!»Chiede esasperato.
Sbuffo rumorosamente «Senti, non voglio che si senta imprigionata da me, ok? Voglio che abbia la possibilità di scegliere con chi stare e se sceglie un altro tanto meglio dato che io la farei solo star male» guardo altrove perché ammettere tutto ad alta voce fa male e fa capire che è tutto vero, la sto perdendo.
Phil mi guarda comprensivo «Non sei così orribile come credi, e quel tipo, Jack, non è sicuramente migliore di te» mi sorride incoraggiandomi invano.
Porto lo sguardo sul bancone col cuore infranto. Si esatto, io col cuore infranto.
«Non mi conosci Phil, credimi, ho tanto marcio dietro di me» detto questo mi alzo e lascio una banconota sul bancone «Ci vediamo» ed esco. Lui non mi ferma. Forse ha capito che le cose non sono così semplici.
Quando sono fuori sento subito freddo... com'è possibile? Mi guardo i vestiti e mi rendo conto di non indossare il mio giubbotto. Merda l'ho lasciato da Ashley!
In mattinata dovrò passare a prenderlo, così non la incrocerò.
Velocemente torno a casa e quando entro è tutto buio e silenzioso. Controllo le stanze di Mat e di mia madre e dormono entrambi profondamente, poi entro in camera mia, che ora come ora mi sembra fredda e sconosciuta, mi svesto rimanendo in boxer e mi butto a letto addormentandomi velocemente.

...

La mattinata è letteralmente volata, mi sono svegliato tardi con un fortissimo mal di testa e gli occhi rossi, Mat era già a scuola e mia madre era stranamente uscita.
Sono andato da Ashley per prendere il mio giubbotto e come immaginavo lei non c'era.
La sua stanza era perfettamente in ordine e profumava di lei, più il tempo passa e più mi manca. Ma passerà.
Essendo ora di pranzo, e il mio stomaco brontolava da un po', sono andato sulla collinetta dove avevo portato Ash alla prima uscita. Come dimenticare quella serata, una delle più belle...
E ora eccomi qui che mi incammino verso un uomo che vende hot dog in un furgoncino e ne prendo uno insieme a una bottiglia d'acqua, dopodiché salgo sulla collinetta sedendomi esattamente dove ci eravamo messi io e Ash quella sera.
Mentre finisco il mio pranzo improvvisato penso a tutti i momenti più belli avuti con Ashley, in particolare quando ci siamo baciati.
La prima volta, è vero, ero sconvolto per mia madre ma non l'avrei mai baciata se non l'avessi voluto per davvero. Desideravo troppo baciarla, non riuscivo ad impedirmelo.
La seconda, in camera sua, è per lo stesso motivo: desideravo  risentire le sue labbra su di me, sentire che aveva bisogno del mio tocco e di baciarmi anche lei. Sapevo l'effetto che le facevo e mi faceva impazzire, non avevo secondi fini con lei, volevo solo sentirla mia per un po'. Davvero me la sto facendo scappare? Ha ragione Phil, sono davvero un idiota.
Quando mi alzo mi rendo conto che sono già passate le tre del pomeriggio, devo tornare a casa, mia madre sarà preoccupata.
Mi metto in auto e in mezz'ora sono già davanti la porta di casa.
«Sono tornato mamma!» urlo entrando ma non sento risposta.
«Mamma! Ci sei?» dico appendendo il giubbotto all'attaccapanni all'ingresso.
Possibile che non sia ancora tornata a casa?
Entro in cucina e quello che vedo mi fa perdere la ragione.

E poi sei arrivato tu...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora