Capitolo 9 - sei fidanzata?

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Ashley

Lunedì pomeriggio.
Dovevo fare l'ultimo esame per la Juilliard e non mi sentivo affatto pronta. E se avessi avuto un vuoto di memoria? Se avessi sbagliato qualcosa?
Qualche ora prima dell'audizione i miei mi hanno telefonata e incoraggiata dicendomi che sarebbe andato tutto alla grande ma io per tutto il tempo ero col pensiero che avrei potuto sbagliare qualcosa, o peggio, stonare.
Non appena sono salita su quel palco enorme con davanti tre professori, l'ansia pian piano scompariva. Iniziavo a essere più sicura di me.
Ho cantato le mie canzoni e di tanto in tanto mi fermavano e alla fine dell'audizione mi hanno detto che avrebbero deciso con calma e che avrei ricevuto un'e-mail con scritta la loro decisione.
Mi sentivo davvero preoccupata, però allo stesso tempo ero sicura di aver dato tutta me stessa.
E poi, mentre uscivo dalla Juilliard, ho visto lui...

***
Entro in casa dopo aver salutato Ethan e trovo mia zia che mi si avvicina sorridendo. «Hey tesoro! Allora? Com'è andata l'audizione?»
«A dirla tutta è andata bene, ho dato tutta me stessa»
«Bravissima, stai tranquilla che ti faranno passare»
Le sorrido e vado a prendere un bicchiere d'acqua in cucina.
Lei mi segue. «Allora, dimmi un po', chi era quel ragazzo che parlava con te?»
Cavolo, ci ha visti.
«Quello che ho salutato prima? Ah si, lo conosco da poco... sembra simpatico» Le do ancora le spalle intanto che bevo l'acqua.
«Ah si? E come l'hai conosciuto?» Si siede su una sedia e mi guarda sorridendo.
Mi giro verso di lei. «Alla Juilliard» Mento.
«Davvero? Va alla scuola lì?»
«Si.» Rispondo semplicemente.
«Beh mi fa piacere, almeno conosci già qualcuno... E poi devo dire che è proprio carino»
«Oddio, zia, ti prego!» Divento leggermente rossa e lei ride.
«Promettimi che non lo dirai a mamma e papà, soprattutto a papà!» Le punto un dito contro.
Lei alza le mani sorridendo. «Lo giuro»
«Bene. Ora vado in camera mia» Le dico.
«Ok. Ah dimenticavo, per cena ti va bene il pollo?»
«Si, va benissimo» Le sorrido e salgo le scale per andare in stanza.
Non ho niente da fare quindi decido di prendere il computer, andare su Netflix e vedere un film che avevo messo nella mia lista già da un po' di tempo ma che non ho potuto vedere per i troppi impegni.

Giorno dopo
9:00 di mattina

La sveglia suona e quasi mi rompe i timpani. Con gli occhi ancora chiusi la spengo e sto per riaddormentarmi ma poi ricordo perché l'ho azionata: devo uscire con Ethan.
Scatto in piedi e vado ad aprire il mio armadio per vedere cosa mettere.
Oggi sembra che faccia abbastanza caldo quindi opto per un paio di pantaloncini e una t-shirt della Levis nera, come scarpe decido di mettere le Vans old school (anche queste nere).
Mi trucco leggermente e per le 10:00 sono già pronta.
«Zia io esco!» Le dico velocemente mentre scendo le scale.
«Con lui?» Mi chiede guardando fuori dalla finestra.
Mi avvicino a lei e trovo Ethan fuori il cancelletto di casa con le mani nelle tasche anteriori dei jeans. «Si.» Le dico.
«Va bene, per pranzo ci sarai?»
«Sicuramente.» La saluto con un bacio sulla guancia ed esco di casa.
«Wow, sei in orario, ti facevo una di quelle ragazze che fanno minimo 30 minuti di ritardo» Dice lui non appena mi vede.
«Ciao anche a te, e comunque no, sono una di quelle che preferisce essere puntuale»
«Tutte scuse, in verità non vedevi l'ora di vedermi» Sorride.
«Si è vero, mi hai scoperta» Scherzo ridendo.
Guarda dietro di me e lo vedo alzare un sopracciglio. «Lei è tua zia?»
Mi giro e la trovo ancora dietro alla finestra. «Ehm si, credo che tu le piaccia»
«A chi non piaccio?» Si vanta.
Io alzo una mano sorridendo e lui mi da una leggera spinta sulla la spalla. «Tu sei un caso a parte, non puoi capire certe cose»
«Si si, ok. Allora? Che si fa?»
«Hai fatto colazione?»
«No.» in effetti ho un po' fame...
«Ti va di andare da Starbucks?»
«Certo»
Mi fa segno di seguirlo e a qualche passo da casa di mia zia c'è la sua auto. «Wow che macchina!» Rido scherzando.
«Tutta invidia perché tu non ne hai una»
«Per ora! Intanto la patente la ho quindi se volessi potrei guidare la tua»
«Certo, scordatelo» Ride ed entra in auto.
Faccio lo stesso e chiudo la portiera. «Perché no? Cosa ne sai tu di come guido io?»
«Sicuramente so che voglio continuare a vivere per ancora un bel po'»
«Simpatico.»
Lui mette in moto e automaticamente si accende la radio che ci fa un po' compagnia durante il traffico mattutino di New York.
Entriamo da Starbucks e, dopo che entrambi abbiamo ordinato un cappuccino, ci sediamo a un tavolo a consumare la nostra colazione.

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