Capitolo 43-Fragile

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Ethan
Quando esco di casa, dopo la litigata con Ashley, l'unico posto dove mi viene in mente di andare è il bar di Phil.
A pensarci è da un po' che non lo sento...
In realtà vado lì perché hanno gli alcolici migliori, anzi preferirei che lui non fosse di turno altrimenti inizierebbe a parlare senza sosta.
L'unica cosa che al momento ho in mente è l'espressione delusa di Ashley che ho visto sin da quando siamo entrati in macchina per tornare a casa.
Perché non riesce a capirmi? Quell'idiota mi ha provocato di proposito e l'unica cosa che lei riesce a pensare è che non so controllare la mia rabbia! Merda, vorrei tornare da quello stronzo e continuare con quel che ho lasciato in sospeso.
Le mani mi tremano dalla rabbia, ho bisogno di calmarmi e di bere.

Quando entro nel bar che ormai conosco fin troppo bene, vado dritto al bancone e chiedo un doppio whisky mentre mi guardo intorno: il locale è quasi vuoto, perfetto.
«Ethan, sei tu?»
Merda, riconoscerei ovunque quella voce fastidiosamente limpida, squillante e gentile.
«Ciao Phil, puoi prepararmi quello che ti ho chiesto?» speravo davvero di non incontrarlo, non lo sopporto quando vuole provare a risolvere i miei problemi e soprattutto non sopporto il fatto che abbia sempre ragione.
«Scorbutico come sempre eh? Problemi con quella ragazza?» prende un bicchiere pulito alla perfezione e versa il whisky, poi lo poggia sul banco davanti a me.
«Non sono affari tuoi» prendo il bicchiere e velocemente lo svuoto. «Fanne un altro»
«Sai, ubriacarsi di martedì sera non è una bella idea secondo me» mi guarda con la sua solita e fastidiosa espressione contrariata.
«Sono da cinque minuti in questo bar e già mi sono rotto il cazzo, sei un pessimo dipendente se fai scappare così tutti i tuoi clienti» il mio sguardo è freddo e sento addosso ancora tutta la rabbia per oggi.
Phil fa un sorrisino e riempie di nuovo il mio bicchiere «Beh i miei clienti mi adorano per fortuna, forse sei tu che devi provare a guardare la gente in modo diverso»
Lo ignoro e faccio un paio di sorsi.
«Ho saputo di tua madre, le voci girano, mi spiace» dice dopo alcuni secondi di silenzio.
Come fa a essere così gentile nei miei confronti se mi conosce a malapena e lo tratto male?
«Grazie» gli rispondo silenziosamente.
Passano altri secondi di continuo silenzio e la cosa non mi dispiace ma, come immaginavo, Phil ritorna a parlare.
«Devo chiedertelo di nuovo o mi dirai come mai sei così nervoso?»
Ma perché diavolo non si fa gli affari suoi? Mio Dio com'è ficcanaso!
«Sono fatti miei Phil, non impicciarti» poggio il bicchiere vuoto sul bancone ma non ne chiedo un altro. Per quanto odio ammetterlo, ha ragione: ubriacarsi durante la settimana è una pessima idea.
Dopo alcuni minuti passati in silenzio cedo e gli racconto tutto, anche perché so bene che non aspettava altro e in un modo o nell'altro sarebbe comunque riuscito a sapere tutto. E si lo ammetto, ho bisogno di sfogarmi e ricevere consigli, anche se sono da parte sua.
«Sei un idiota» dice non appena finisco di parlare.
«Chissà perché non mi meraviglio della tua risposta» la prossima volta cambierò bar. Si beh, dico sempre così...
«È preoccupata per te e che tu possa finire nei guai. È preoccupata come lo era tua madre. Hai sbagliato a trattarla in quel modo» ribatte.
«Cosa ne sai tu di mia madre?» non sopporto quando la gente la mette in mezzo senza nemmeno conoscerla.
«Le voci girano e tutti qui sanno quanto lei ti amava e quanto sperava in un futuro migliore per te"» mi guarda con sincerità.
Rifletto più di quanto avrei voluto sulle parole di Phil e forse, anche se odio ammetterlo, non ha tutti i torti.
Il punto forse è proprio questo: lei si sta affezionando troppo a me e io faccio solo del male alle persone che mi stanno accanto.
«Sai, potremmo diventare una sorta di amici se smettessi di essere così scorbutico» ridacchia alla sua affermazione, forse ha capito anche lui quanto sia bizzarro quello che ha detto?
«Neanche per sogno» ribatto con sicurezza e lui scoppia a ridere.

Dicembre
Ashley
Le vacanze di Natale sono sempre più vicine: le strade sono coperte dalla neve, i negozi sono ricchi di decorazioni natalizie e dai bar esce un odore inconfondibile di cioccolata calda.
Il Natale è la mia festa preferita dell'anno, amo il clima natalizio e amo la neve anche se dopo un po' il freddo inizia a essere insopportabile, come quando in estate fa troppo caldo.

Io ed Ethan dopo quella sera abbiamo risolto e chiarito: erano passate un paio d'ore da quando era uscito di casa e quando è tornato e puzzava di alcool ma non era ubriaco. Ha iniziato a scusarsi e mi ha detto che ho ragione sul fatto che deve controllare la sua rabbia e infine mi ha raccontato il modo in cui si sente quando ha questi scatti d'ira e come sia difficile per lui controllarsi. Mi ha promesso che vuole cambiare per me e per sua madre e io gli ho promesso che gli sarei stata vicino e che lo avrei aiutato.
È stata una serata speciale perché Ethan è scoppiato in lacrime tra le mie braccia e mi ha aperto davvero il suo cuore, ho avuto la certezza di quanto lui sia fragile e io non voglio far altro che rimanergli accanto il più possibile.

Tra pochi giorni i miei genitori saranno in città e non posso non essere più che felice, mi mancano tantissimo.
Proprio ieri ho fatto gli ultimi esami prima delle vacanze e per fortuna sono andati molto bene quindi ora posso passare le mie giornate a rilassarmi e a preparare tutto per le feste.
Sono un po' preoccupata per la cena che faremo con Ethan e la sua famiglia, non so come la prenderanno i miei (soprattutto mio padre) e non so come faranno a dialogare! Mio padre conosce la lingua ma non alla perfezione quindi suppongo che toccherà a me e a mia zia fare da traduttrici per tutti.
Al momento il mio pensiero principale è quello di prendere i regali, quest'anno ho deciso di anticiparmi per non arrivare agli ultimi giorni, quindi ho chiamato Ethan e gli ho chiesto se volesse accompagnarmi a Times Square.

«Assolutamente no, fa schifo» in questo momento mi sta aiutando a prendere un regalo per sua nonna dato che non la conosco e non so cosa può piacerle, ma non è molto d'aiuto e per di più mi sta facendo fare delle figuracce con la commessa che ci guarda male da più di mezz'ora.
«Signore questo è della nuova collezione ed è molto ricercato dalle donne più anziane» dice la ragazza con espressione indignata.
Ci ha mostrato un cappotto blu scuro molto semplice ma anche elegante, secondo me è molto carino ma ad Ethan non piace, come non gli sono piaciuti gli altri cinque che la commessa ci ha proposto!
«A me piace molto» gli lancio un'occhiata e lui sbuffa.
«A me no, è da vecchia» dice lui con espressione disgustata.
Lo guardo male «È adatto per l'età di tua nonna, deve piacere a lei non a te!» da come parla sembra che lo debba indossare lui!
«Non mi è mai piaciuto lo stile di mia nonna» si guarda intorno con la stessa espressione che ha da quando ha visto il primo cappotto.
Diciamo che mi ha aiutata ben poco...
Esasperata mi giro verso la commessa e le dico che lo prendiamo. Credo che quella donna non veda l'ora di vederci fuori dal negozio.
«Vuoi smettere di essere così insopportabile?» sospiro girandomi verso di lui.
«Hai chiesto tu il mio aiuto» scrolla le spalle.
«Mi stai dando tutt'altro che un aiuto!» sbuffo sonoramente.
Decido di avvicinarmi alla cassa così posso finalmente pagare e uscire da questo negozio.

Abbiamo passato il resto del pomeriggio a fare altri regali e lui si è comportato nel medesimo modo! Non gli chiederò mai più di fare compere insieme, questo è certo.
Avrei voluto prendere un regalo anche per lui ma sicuramente mi avrebbe scoperta quindi dovrò tornarci da sola. Il problema? Non so cosa fargli! Non conosco bene i suoi gusti, cosa ha già e cosa potrebbe piacergli... magari posso chiedere qualche consiglio alle ragazze.
«Siamo arrivati» mi risveglia dai miei pensieri e vedo che siamo già arrivati a casa mia.
«Allora ci vediamo» gli lascio un bacio sulla guancia e apro la portiera della macchina.
«Quando torneremo a fare di nuovo shopping?» chiede con quel sorrisetto insopportabile ma bellissimo.
Lo guardo male «Con te mai!» chiudo la portiera e lo sento ridere mentre urla un «che peccato!»
Resta con la macchina davanti casa fin quando non vede che sono entrata. Adoro quando è così premuroso nei miei confronti.
Ora che ci penso: non ci siamo mai detti un Ti Amo.
Siamo entrambi così freddi e timidi... immagino che ci vorrà tempo per dirlo e non poco.
Io sento che provo qualcosa di fortissimo nei suoi confronti, cose che col mio ex non provavo, eppure non riesco ancora a dirgli quelle due paroline.
Devo smetterla di farmi continue paranoie! Stiamo insieme da nemmeno due mesi, è troppo presto.
Dato che non ho nulla da fare decido di ordinare e pulire camera mia che ultimamente sembra più la tana di un orso, inoltre tra pochi giorni arriveranno qui i miei genitori quindi dovrei anche preparare la loro stanza. In questo modo posso far passare il resto della giornata in modo 'produttivo'.
Nascondo le buste dei regali nel mio armadio e mi metto all'opera.

E poi sei arrivato tu...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora