Capitolo 40- Che vorresti dire?

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Ethan
Si è fatta sera e Ashley è da poco andata via. Non ha voluto che la accompagnassi in macchina quindi l'ho portata alla fermata della metro e ho aspettato con lei che questa arrivasse.
Ieri ho saltato di nuovo la gara infatti prima Zack, il mio capo, mi ha scritto dicendo che stasera non devo mancare. Forse mi farà bene correre un po', ho bisogno di sfogare la rabbia.
Con che faccia quell'uomo si è presentato al funerale di nostra madre? Ma soprattutto come crede di poter rientrare così nella nostra vita? Come se niente fosse successo! Ha portato mia madre a doversi spezzare la schiena ogni giorno per ricoprire i suoi debiti, ha lasciato crescere un bambino senza un padre e a me invece... no, non posso ricordare quei giorni: il mio peggior incubo.
Ho bisogno di andare a correre, anche se quelle della domenica sono le più pericolose.
Mat resterà tutta la notte con la nonna quindi non devo preoccuparmi di lui.
Velocemente mi cambio i vestiti e metto un vecchio jeans e una t-shirt nera, inizia a far freddo la sera ma penso che questo ora è l'ultimo dei miei problemi.

Quando arrivo al punto d'incontro trovo già Zack alla sua solita postazione, e appena mi vede capisco che mi stava aspettando.
Le macchine sono tutte in fila, pronte a correre, e sono tutte di colori appariscenti. Dietro a queste c'è tantissima gente pronta ad assistere e a scommettere sul vincitore.
Mi avvicino a Zack, circondato da due guardie del corpo che sembrano dei bestioni.
«Ethan! Sapevo che saresti venuto» Zack apre le braccia entusiasta ma senza avvicinarsi per abbracciarmi.
«Non avevo altra scelta, no?» non ho tempo da perdere, voglio salire su un'auto.
«Esattamente. Rendimi fiero anche questa sera» risponde guardandomi come se fossi la sua carta vincente.
«Quando si inizia?» chiedo impaziente.
«I concorrenti inizino a prendere postazione!» urla un ragazzo col microfono, solitamente è quello che gestisce queste gare. È un tipo un po' bizzarro soprattutto perché i suoi capelli sono dei rasta lunghissimi che gli arrivano a metà busto, inoltre si veste sempre in stile hawaiano.
«Direi ora, buona fortuna ragazzo» Zack mi dà una pacca sulla spalla e io non aspetto altro se non andare lì e scegliere l'auto migliore.
Alla fine riesco a prendere la Toyota Supra gialla prima che lo facesse un altro. Non mi spiego mai come riescono a procurarsi auto del genere, cazzo è bellissima.
L'accendo e il rombo del motore quasi mi spaventa.
«Bene ragazzi, l'unica regola è arrivare al traguardo. Tutti in posizione?» urla il ragazzo di prima.
Gli spettatori iniziano a urlare impazienti e dopo alcuni secondi una ragazza in pantaloncini e reggiseno si mette al centro con un foulard che tiene in alto, quando lo abbassa partiamo tutti a massima velocità e inizia la gara.

Ashley
Lunedì mattina
Non ho più sentito Ethan da ieri sera, quando me ne sono andata. Sarei rimasta con lui anche per la notte ma mia zia non avrebbe approvato e in più oggi devo andare a scuola.
Chissà come sta, il ritorno del padre sicuramente lo ha fatto impazzire ma spero col tutto il cuore che sia riuscito a mantenere la calma.
Scendo in cucina già vestita per andare a lezione e mi siedo a tavola per fare colazione.
«Buongiorno zia» le sorrido e intanto spalmo la nutella su una fetta di pancarrè.
«Buongiorno tesoro, fai presto altrimenti perdi la metro» risponde mentre beve la sua tazza di caffè e torna a guardare il telegiornale.
Velocemente finisco di mangiare per poi prepararmi anche il caffè.
«Mio Dio quella gente del Bronx è davvero fuori di testa! Guarda cosa hanno fatto ieri sera» alza il volume del piccolo televisore in cucina e io subito scatto per vedere di cosa parla.
"Pare che ieri sia ci sia stata una corsa clandestina tra auto al Bronx, un'attività che sembra essere molto comune per loro, ma nessuno si aspettava che ci sarebbe stato un morto e un ferito che ora è ricoverato in ospedale in condizioni molto gravi. I due ragazzi sembrano chiamarsi Jason Chase ed Ethan Scott. Inoltre sembra che..." Il giornalista continua a parlare ma le mie orecchie hanno iniziato a fischiare da quando ho sentito il suo nome.
Ethan è in ospedale e potrebbe essere morto. No non è possibile, devo andare assolutamente da lui.
«Ashley cosa significa?» mia zia mi risveglia dai miei pensieri e immediatamente mi ricordo che lei non sa niente di lui, ovviamente.
«Zia posso spiegarti...» da dove comincio? Non mi farà mai più vedere Ethan, ne sono sicura, non le importerà che già lo conosce e sa che è un bravo ragazzo. Aveva una sola regola ed era molto chiara: stare lontana dal Bronx e dalla gente che ci vive, e io non l'ho mai rispettata.
«Ti prego dimmi che ho sentito male o che è un'altra persona, Ashley» mi guarda furiosa, non ho mai visto mia zia così.
«Ok si, è Ethan però zia ti prego tu lo conosci! Sai che è un bravo ragazzo e non è come quella gente!» non so mentire quindi ormai è inutile, dovevo pur provare qualcosa.
«Non è come quella gente?! Ma hai visto cosa ha fatto ieri sera? E ora potrebbe essere morto, sai forse ben gli sta!» si alza dalla sedia e con rabbia inizia a sparecchiare.
«Come puoi dire una cosa del genere? Va bene è del Bronx, ma è pur sempre una persona!» le urlo contro e inizio a sentire gli occhi che pizzicano.
Si gira verso di me «Ashley ero stata molto chiara fin dall'inizio! Dovevi stare lontana dalla gente come lui!» alza la voce anche lei. «O mio Dio e sei anche andata a casa sua! Sei andata nel Bronx! Ma ti rendi conto di quanto sei irresponsabile? Non ci si può fidare di te, ti ho dato troppa libertà! Tu non vedrai più quel ragazzo»
Fa male sentire mia zia rivolgersi in questo modo a me, soprattutto perché la consideravo un'amica invece che un familiare. Ero sicura che lei non si sarebbe mai arrabbiata con me, non così.
Velocemente mi avvio verso la porta di casa, prima che lei possa fermarmi.
«Ashley! Dove vai?!» mi segue.
«Io devo andare da lui, scusami ma devo accertarmi che sta bene» metto velocemente le prime scarpe che trovo.
«Non ti azzardare! Non andrai in quel posto, ma ti rendi conto di quanto è pericoloso?!» mi raggiunge e mi blocca per il polso.
«Zia lasciami andare, devo andare da lui» la guardo fisso negli occhi e dopo alcuni secondi riesco a sfilare velocemente il polso dalla sua presa ed esco di casa iniziando a correre più velocemente possibile verso la stazione.

...

Quando sono arrivata in ospedale è stato difficile convincere la receptionist a farmi entrare e dirmi la stanza di Ethan, ma per fortuna sono riuscita a convincerla.
L'ospedale del Bronx è del tutto diverso da tutti gli altri, è mal ridotto e sembra che quasi cade a pezzi, ma ora non è la mia priorità concentrarmi sull'estetica di questo posto.
Quando trovo la stanza dove hanno ricoverato Eth inizio ad esitare, ho paura di come potrei trovarlo e spero che almeno respiri perché potrei davvero crollare.
Apro la porta e nella stanza trovo solamente un tavolino, una poltrona marrone scuro vecchia e consumata e un letto. Ethan è steso lì ed è sveglio con lo sguardo su di me.
«Ashley? Che ci fai qui?» chiede con fatica e la voce è più roca del solito.
Il cuore inizia a battermi forte e sento delle lacrime scendere sulle mie guance.
«Ethan, oddio stai bene» corro verso di lui e lo stringo forte, forse un po' troppo perché lo sento lamentarsi.
«Scusami ti ho fatto male? Come stai?» mi stacco velocemente da lui ma lo vedo sorridere.
«Non preoccuparti calmati, sto bene. Piuttosto dimmi, come hai fatto a sapere che ero qui?» a fatica si mette a sedere e io lo aiuto facendo attenzione.
«Prima di venire qui stavo facendo colazione e la notizia è passata al telegiornale» abbasso lo sguardo pensando alla litigata di nemmeno un'ora fa.
«Che hai?» mi stringe la mano e con l'altra mi alza il viso.
«Mia zia ha saputo di te...» gli rispondo.
Per qualche secondo rimane in silenzio e io continuo a parlare «Si è arrabbiata tantissimo, e non vuole più che io ti veda» riabbasso lo sguardo.
«Merda... e tu? Perché sei qui allora? Non voglio che finisci nei guai per me» dice.
«Non è evidente?» riporto lo sguardo nel suo e lo vedo confuso. Come faccio a dirglielo? So che mi ritroverò col cuore spezzato ma non posso più tenerlo nascosto. E se mia zia riuscisse davvero a non farmelo più vedere? Deve saperlo.
«Non posso stare lontana da te, Ethan» gli dico «Ho provato a farlo, anche provando a uscire con Jack, ma niente»
Non stacca il suo sguardo dal mio e non riesco a trapelare nessuna emozione, ho paura che mi rifiuti. Beh è normale che lo faccia, non vuole una cosa seria. O mio Dio perché gliel'ho detto? Posso ritirarmi tutto?
«Che vorresti dire con questo?» chiede.
Cosa voglio dirgli? Non è chiaro? Cavolo perché questo ragazzo ama vedermi in difficoltà?
«Beh che... insomma hai capito!» sbuffo.
Lui ridacchia prendendosi gioco di me «Non ho capito, puoi essere più chiara?»
«Ok mi piaci, va bene?» sospiro buttando fuori il rospo.
Lui ride per quel poco che può, non ci credo che dice di stare bene...
«Perché diavolo ridi?» sbuffo e incrocio le braccia al petto.
«Sei bellissima quando sei imbarazzata» poggia la sua mano sulla mia guancia sinistra e senza dire niente si avvicina e mi bacia.
Un bacio che entrambi, a quanto pare, aspettavamo da molto. Avevo dimenticato quant'erano morbide e accoglienti le sue labbra: una sensazione bellissima.
«Perché mi hai baciata?» gli chiedo dopo poco staccandomi leggermente.
«Non posso?» continua ad accarezzarmi la guancia e a guardarmi le labbra.
«Si certo, ma hai sempre detto che non vuoi relazione e che noi dobbiamo rimanere amici» parlo a voce bassa per paura che con le mie parole possa cambiare idea e far tornare tutto come prima.
«Noi due non potremo mai essere solo amici» sorride e mi lascia un altro, dolce, bacio.
«Con tua zia come facciamo?» chiede mentre poggia faticosamente la schiena alla testata del letto.
«Le parlerò, non può vietarmi di stare lontana da te, soprattutto ora che stai così»
Lui mi sorride e mi prende la mano. Incredibile, ora cosa siamo quindi? Ma cosa più importante: lui fa gare clandestine!
«Perché non mi hai mai detto di queste gare?» gli chiedo.
Sospira «Non volevo che mi guardassi con occhi diversi, le faccio solo per portare un po' di soldi a casa. Prima aiutavo mamma con le spese ma ora devo riuscire a mantenere me e Matias» dice.
«Sai credo che non ti avrei giudicato diversamente, capisco perché lo fai e questa è un'ennesima prova che tu non sei come tutti gli altri» gli sorrido e lui ricambia.
«Ora ti prego fammi vedere come posso aiutarti, in tv hanno detto che eri messo male!» continuo.
Lui ride e alza gli occhi al cielo.

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