Capitolo 8 - un ragazzo fastidioso

741 28 3
                                    

Ashley

Era domenica mattina e avevo voglia di visitare un po' Manhattan in modo che poi per l'inizio della scuola non mi sarei persa e di seguito non sarei arrivata in ritardo.
Sono andata in una biblioteca bellissima e ha 3 piani: al piano terra c'è un bar dove puoi prendere qualsiasi cosa e portarlo ai due piani superiori dove ci sono file di librerie con libri di tutti i generi (anche scolastici) con dei tavoli o delle poltrone dove puoi sederti a leggere e bere la tua bibita. È un luogo molto tranquillo e ben fornito, credo che ci andrò spesso.
Di seguito ho fatto due passi per conoscere le strade e sono arrivata anche davanti la Juilliard. È vero, non è lontana dalla casa di mia zia.
Stavo andando a prendere la metro per andare a Times Square quando un ragazzo correndo mi viene addosso facendoci cadere.

«Idiota stai più attento!» Gli dico.
Mi ha fatto battere un po' la testa a terra... se mi viene mal di testa giuro che lo ammazzo.
Intanto lui mi guarda e non si smuove. «Ehi! Vuoi alzarti? Mi stai schiacciando!»
Finalmente si alza e aiuta anche me a mettermi in piedi e poi, come se fosse la cosa più normale di questo mondo, mi tira verso un vicoletto.
«Si può sapere cosa stai...» Subito mi interrompe.
«Stai zitta un attimo» La sua voce è bassa e rauca.
Alzo le sopracciglia sorpresa: come si permette di rivolgersi a me così? Nemmeno mi conosce!
Vedo un gruppo di ragazzi correre e dietro a loro un poliziotto un po' panciuto che gli urla di fermarsi.
Sembra che è da lui che si nascondeva perché non appena il poliziotto passa, lui esce dal vicoletto e torna sui suoi passi come se non fosse successo niente.
«Come ti permetti di rivolgerti a me così? Ma chi ti credi di essere?» Gli urlo.
«Sei sempre così incazzata col mondo? Rilassati» Mi dice.
Non ci credo, nemmeno mi conosce e si rivolge in questo modo a me. Spero che da queste parti non sono tutti come lui!
Devo ammettere, però, che nonostante il suo pessimo carattere... è un bel ragazzo:
Spalle larghe, braccia muscolose e scommetto che lo è anche il resto del fisico...
Ha la mascella pronunciata, le labbra leggermente carnose, un bel ciuffo castano e dei bellissimi occhi tra il verde e il castano
«Nemmeno mi conosci e mi dici di stare zitta e di rilassarmi, non sei mio padre sai?»
Cammino al suo fianco perché non ci pensa nemmeno a fermarsi un attimo.
«Ah davvero? Beh meglio per me se non sono un familiare» Mi sorride provocatorio.
Non ci credo! «Oh mio Dio, sei...» Cerco le parole giuste.
«Sono, cosa?» Mi incita a continuare con quel sorrisetto strafottente che già non sopporto.
«Sei un pervertito e un idiota» Dico le prime parole che mi vengono in mente.
«Cavolo, così mi offendi» Risponde ridendo.
Ha un bel sorriso, devo ammetterlo. Peccato che sia uno stronzo... è sempre così: quelli belli sono tutti insopportabili.
«Ma chi ti credi di essere?» Lo fermo per un polso e lo sento irrigidirsi, si volta verso di me e il suo sguardo mi fa rabbrividire.
«Senti barbie, stai giocando col fuoco, devi lasciarmi stare. Non sei di queste parti, vero?»
«No, sono italiana» Quasi sussurro. Perché ora ho paura?
«Già, si vede, devi migliorare la tua pronuncia. Facciamo così, ti do una rinfrescata: sono del Bronx, hai presente?»
Cosa? Il Bronx? Se mia zia viene a sapere che ho parlato con un ragazzo come lui sono sicura che mi terrà rinchiusa in casa per la mia sicurezza. Per come ne ha parlato sembrava che fosse davvero spaventata e beh, probabilmente ha ragione... anche se questo ragazzo non sembra tanto pericoloso.
«Il Bronx?» Chiedo un po' intimorita.
«Già, quindi stai attenta a come ti rivolgi a me» Detto questo torna sui suoi passi.
«E comunque la mia pronuncia è perfetta!» Gli urlo in modo che mi possa sentire e sono sicura di averlo sentito ridere prima di vederlo entrare in un'auto e sfrecciare via.
Non so perché ma nonostante mi abbia detto da dove viene, non ho paura. Nei suoi occhi non vedevo l'espressione di un maniaco sessuale o di un drogato. Anzi, si capiva bene che vuole tenere le persone il più lontano possibile da lui... nei suoi occhi si vedeva benissimo quanto sia distrutto dentro. Chissà cos'ha dovuto passare.
Mi impongo di non ripensare più a quel ragazzo e di andare a fare shopping a Times Square.
Prendo la metro e dopo un po' arrivo. Guardo il tutto con occhi sognanti, ho sempre visto questa parte di New York per foto (su internet), ma vederlo dal vivo è ancora meglio!
Gli schermi sui muri che trasmettono varie pubblicità, enormi cartelloni di qualche nuovo film, insegne grandi e luminose, i taxi gialli che corrono a destra e a sinistra...
Tutto questo è un sogno!
Faccio qualche giro in buona parte dei negozi e non appena si fa una certa ora decido di tornare a casa.
«Hey Ash, dove sei stata?» Mi chiede mia zia non appena entro in cucina.
«Ho fatto un giro: sono passata davanti la Juilliard e poi sono andata a Times Square» Le dico sedendomi sulla sedia in cucina mentre la guardo preparare il pranzo.
Evito di parlarle di quell'incontro con quel ragazzo, darebbe di matto.
«Ah si? Com'era Times Square? Hai fatto shopping?» Chiede sorridendomi.
«Ovvio! Ho lasciato le buste all'ingresso, dopo le porto in camera mia. Comunque è bellissima, meglio di quello che mostrano le foto»
«Si è vero, io e tuo zio ci andavamo almeno una volta al mese» Dice un po' malinconica «Vabbè dai, ora porta le buste in camera tua e lavati le mani che è pronto» Dice infine.
Dopo aver pranzato vado un po' in camera mia a leggere "Ricordati di guardare la luna" di Nicholas Sparks. Hanno fatto anche il film "Dear John" ed è davvero bello. I due protagonisti per alcuni anni non si possono vedere a causa del lavoro da militare di lui ma nonostante la distanza restano innamorati... è una cosa rara da trovare oggi giorno.

E poi sei arrivato tu...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora