Capitolo 41- Io sono qui

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Ashley
Il pomeriggio con Ethan è letteralmente volato: l'ho aiutato con le ferite che aveva, che erano meno gravi di quanto dicevano in tv. Per fortuna lo schianto con l'auto l'ha avuto dalla parte del passeggero quindi non si è fatto molto male.
Gli ho chiesto di noi e beh a quanto pare lui vuole provarci! Non è tipo da relazioni, come già so, e infatti mi ha detto che non sarà il fidanzato perfetto, ma ho sempre preferito le relazioni semplici e tranquille rispetto a quelle troppo sdolcinate.
Sono tornata a casa poco fa e mia zia non mi ha degnata di una parola, sicuramente si rifarà a ora di cena.
Mi arriva un messaggio e quando sblocco il cellulare vedo che è da parte di Eth:
"Mi manchi"
Beh forse un po' sdolcinati possiamo esserlo, ogni tanto.
Mia zia mi chiama per dirmi che la cena è pronta e già da questo posso notare che il suo tono di voce è diverso dal solito, infatti dopo nemmeno cinque minuti che siamo sedute a tavola inizia a parlare: «Ho chiamato tua madre e tuo padre»
La cena mi va quasi di traverso «Che cosa?» non mi sarei mai aspettata un passo del genere da mia zia.
«Ti avevo detto quanto è pericoloso il Bronx e tu non mi hai dato retta, mi hai obbligata a mettere in mezzo loro» mi guarda severissima e quasi non riconosco più la mia dolce e comprensiva zia April.
«Ma perché chiamare loro? Cosa potranno mai fare a chilometri da qui?»
Quando mi risponde che dopo cena mi chiameranno inizio a preoccuparmi seriamente: non ho paura di cosa dirà mia madre, mi preoccupa mio padre. Non voglio deluderlo, ha fatto tanto per me, per farmi studiare in questa scuola, in una delle città più belle e costose del mondo. Penserà che io non mi impegno abbastanza e che sono qui per rilassarmi!
Ovviamente non è così, mi sto impegnando tantissimo in questa scuola e ci tengo molto a restare, non sa quanto gli sono grata e deve sapere che quello che succede con Ethan non è un pericolo e nemmeno una distrazione.

...

«Ashley forse non ci siamo capiti, tu sei lì per studiare, non per divertirti o a rischiare la vita in un quartiere come quello!» non ho mai amato litigare con mio padre, perché ogni volta l'ha sempre vinta lui e ogni parola che dico riesce solo a ritorcerla contro di me.
Non capisco che fretta c'è nel doverne parlare proprio ora con i miei genitori, contando il fatto che da loro è ormai passata mezzanotte!
«Papà non sto trascurando la scuola, non lo farei mai ci tengo troppo. Non vedo niente di male a frequentare un ragazzo!» sono in vivavoce in cucina con mia zia che è sempre pronta a ribattere quello che dico, come in questo caso.
«Non ci sarebbe niente di male se lui non fosse del Bronx!» alza la voce di nuovo e inizio davvero a perdere la pazienza.
«Il fatto che vive in quel quartiere non significa che è un assassino o un pedofilo o non so che altro! Ha dei gravi problemi familiari e deve mantenere lui la sua famiglia, o meglio quello che ne rimane, e vivere in zone come queste è troppo costoso per lui» man mano che parlo la mia voce si abbassa sempre di più nel pensare a quanto deve essere davvero dura per lui andare avanti. Gli rimane solo Matias ora e deve continuare a fare tutti i suoi lavori per potergli dare una casa, del cibo e un'istruzione.
Vorrei tanto correre da lui, aiutarlo in qualche modo e dargli conforto...
«Io non capisco perché tu devi intrometterti nella vita di quel ragazzo, invece di frequentare gente più tranquilla e pensare allo studio» ribatte nuovamente mia zia, e dopo questa dico parole che forse non avrei voluto dire.
«Perché lui mi piace ed è importante! Se zio fosse stato del Bronx che avresti fatto? Non penso che lo avresti lasciato» sbotto e mi pento subito delle mie parole. «Zia...»
Lei alza una mano per fermarmi «No, hai ragione. Io ti ho avvisata su quel posto, ora sta a te decidere cosa fare» si alza ed esce dalla cucina.
Mi sento così in colpa... mi sono fatta prendere dalla rabbia e non ho pensato a quello che ho detto, so quanto le fa male ricordare lo zio eppure io ho detto quelle parole senza pensarci due volte.
«Hai esagerato, sai che non dovevi» dice mia madre, senza urlare.
«Lo so. Io non volevo ma sono uscite da sole» sospiro «Ci sentiamo domani ok?»
Alla fine, quindi, ci salutiamo e chiudiamo la chiamata.
Quando ho provato a parlare a mia zia l'ho trovata addormentata sul divano col televisore acceso e un'espressione triste in volto. Le ho steso una coperta per non farle prendere freddo e poi sono salita in camera mia.
Mi sento davvero orribile per aver messo lo zio in mezzo alla questione. Da quando è morto nessuno osa più parlare di lui e, anche se sono passati anni, a lei fa ancora male come la prima volta.

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