Capitolo 14 - Dovresti starmi lontana

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Ashley
Mi giro verso la figura e il viso ora è leggermente illuminato da un lampione facendomi vedere chi è.
È solo Ethan...
Ora che ci penso, è tutto il giorno che non lo sento.
«Che hai?» chiede alzando un sopracciglio.
«Niente, pensavo che fossi un'altra persona»
«Chi? Arthur? Giuro che se quello stronzo ti sta-»
Lo blocco subito. «No no, non ha fatto niente»
Lui annuisce più calmo «Dove sei stata? Ti aspetto da un po'. Tua zia ha detto che eri uscita»
Ha parlato addirittura con lei? «Si infatti, ero con un'amica»
C'è un po' di tensione nell'aria. Io sono un po' arrabbiata con lui, ma soprattutto mi sento in colpa per aver insistito ieri. Lui invece... beh non lo so, non so nemmeno perché sia qui.
«Oggi era il tuo primo giorno alla Juilliard. Com'è andato?»
«Molto bene» rispondo semplicemente.
«Senti, mi dispiace» dice sospirando. Non me lo aspettavo.
«Hai fatto tutto questo viaggio per dirmi che ti dispiace?»
Non è un brutto gesto, ma non me lo aspettavo...
«Si, e poi volevo vederti ma sei stata fuori tutto il giorno»
«Stai cercando di scaricare la colpa su di me?» incredibile!
«No! Assolutamente. Però volevo stare un po' in tua compagnia»
«E perché?» sono confusa. Prima mi dice che devo stargli lontano, poi diventa mio amico e fa il protettivo e poi mi evita.
Lui esita a dirlo ma alla fine cede «Non so, ma quando sono con te mi rilasso. Non penso a mio padre e non provo odio verso il mondo. Quando sono con te so di poter stare tranquillo e che non devo stare sempre allerta»
Rimango qualche secondo in silenzio. Non so cosa dire, non mi aspettavo che mi dicesse una cosa del genere. Oggi mi sta sorprendendo molto.
«Comunque dispiace anche a me. Non avrei dovuto insistere ieri, in effetti non sono nessuno per farti domande del genere»
«Tranquilla. Anche se, alla fine, parlo più con te che con mia madre o chiunque altro. Non so perché»
Quelle parole mi entrano dentro. Davvero parla solo con me? Perché? Com'è possibile? Ci conosciamo da poco...
«Ti và di entrare? Sicuramente mia zia avrà fatto porzioni esagerate come al solito, se vuoi puoi restare per cena»
Lui ci pensa un attimo ma poi accetta.
Entriamo in casa con un po' di imbarazzo e subito mi dirigo in cucina da mia zia, seguita da lui.
«Ciao zia» le dico entrando.
Lei si gira e mi sorride «Sei tornata giusto in tempo. La cena è quasi pronta»
Poi sposta lo sguardo su Ethan «Oh, ciao. È un piacere rivederti!»
«Anche per me è un piacere, April» Risponde lui educatamente.
Aspetta un momento. Mia zia gli ha dato il permesso di chiamarla per nome? Questa si che è una sorpresa...
«Zia, Ethan può rimanere qui per cena?»
«Ma certo! C'è abbastanza cibo per tutti e tre. Tesoro puoi aiutarmi a preparare la tavola?»
«Certo, vado a lavarmi le mani»
Faccio segno a Eth di seguirmi e saliamo al primo piano. Lo porto al bagno degli ospiti.
«Tu puoi lavarle qui, io vado sopra a posare le buste in camera mia e uso il bagno di sopra»
Lui annuisce ed io esco per poi salire le scale.
Non so perché ma sento un po' di imbarazzo con Ethan adesso. Forse perché mi ha detto quelle cose e ora non so cosa pensare. Gli piaccio? Se così fosse, non so se mi sentirei pronta ad un'altra relazione.
Poso le buste con i nuovi vestiti in camera mia, vicino all'armadio e poi vado in bagno a lavarmi le mani.
Che casino... perché mi ha detto quelle cose? Non voglio perdere la sua amicizia per una relazione. Ma che sto dicendo? Mi sto montando la testa, non può essere interessato a me! Ci conosciamo da solo una settimana e non credo che esista l'amore a prima vista. Forse si, ma solo per poche persone e noi non ne facciamo parte.
Sono dell'idea che una persona la si deve conoscere prima di innamorarsi.
Mi porto un po' d'acqua fresca sul viso. Sono solo stupide paranoie! Mi ha detto quelle parole perché con me si sente libero di parlare, perché sa che non lo giudicherei mai. Fine! Devo calmarmi.
Velocemente scendo le scale e trovo il bagno di sotto vuoto, Ethan deve essere già sceso.
Vado in cucina e infatti lo trovo ad aiutare mia zia a finire di preparare la cena mentre parlano cordialmente.
Mia zia sta facendo il pollo fritto, mentre Ethan finisce di fare le patatine fritte. Non sapevo che sapesse cucinare.
«Ash eccoti! Ho scoperto che Ethan è un ottimo cuoco!» dice sorridendo e io ricambio.
«Ma no, tu sei molto più brava di me. Io so fare giusto le cose basi»
Ora sono diventati super amici?
«È solo modesto» mi sussurra mia zia e io rido.
Inizio a preparare la tavola e accendo la tv sul telegiornale.
Quando la cena è pronta ci sediamo a tavola e facciamo le porzioni.
Riguardo ai posti, mia zia si siede a capotavola e io ed Ethan ci sediamo vicini, alla sua destra.
«Il pollo è ottimo, April» dice Eth.
«Concordo, è buonissimo»
«Le patatine sono anche meglio!» dice lei ed Ethan ride scuotendo la testa e tornando a mangiare.
Sono felice che vadano d'accordo.
A un certo punto il telegiornale ci parla di una notizia di qualche giorno fa.
«Ultima notizia: sono stati avvistati a Manhattan un gruppo di ragazzi del Bronx che spacciavano droga. Non sono riusciti a prenderli o ad individuare i loro volti ma il direttore generale della pubblica sicurezza ci ha assicurato che se torneranno, non se li faranno scappare una seconda volta»
Di seguito a queste parole ci mostrano un video di un gruppo di ragazzi che scappa, seguiti da un poliziotto. Il video è visto dall'alto quindi non si vedono i volti di nessuno.
Ricordo bene quel giorno... è quando Ethan mi è venuto addosso... Il nostro primo incontro.
Lo guardo e subito vedo che sta pensando esattamente a quello che penso io.
«Quelli del Bronx sono incredibili! Non dovrebbero nemmeno farli uscire da quel quartiere! Sono troppo pericolosi, non possono venire qui e farci preoccupare»
«Zia!» la rimprovero. Ethan la guarda senza esprimere espressione. Fantastico! Ora lui inizierà ad odiare mia zia e se si innervosisce la cena sarà rovinata, e cosa ancora peggiore, mia zia capirà che lui è di quelle parti!
«Che c'è Ashley? Ti ho detto quanto è pericolosa quella gente. Il loro non è un modo di vivere normale. Perché fare tutte quelle cose?»
«Molti lo fanno per fare soldi, altri solo per divertimento. Per quelli del Bronx non è facile guadagnare per poter vivere, al di fuori di quel quartiere nessuno li prenderà mai a lavorare e quindi si riducono a quello» Dice Ethan senza nemmeno pensare mentre guarda il suo piatto.
Mia zia lo guarda interrogativa. Ti prego, dimmi che non ha capito niente...
«Conosci qualcuno di loro?» chiede poi e io quasi faccio un sospiro di sollievo.
«No, però mi sono informato sulla loro zona per un progetto, tempo fa, e secondo internet è per questo motivo che lo fanno»
«Internet dice tante cose, non dovete credere a tutto quello che leggete»
Ethan stringe a pugno la mano che ha sulla sua coscia.
A guardarlo in viso non sembra arrabbiato: fa un sorriso tirato a mia zia e torna a mangiare. Sta mantenendo la calma, non deve essere bello sentir parlare male della propria casa e dei propri amici.
Poggio la mano sulla sua e lui mi guarda leggermente sorpreso, ma poi lo vedo calmarsi e la sua mano si apre per accogliere la mia e accarezzarla.
Sono leggermente rossa in viso, per fortuna mia zia non ha visto niente. Non voglio che faccia domande, perché non saprei rispondere.
Non mi piace Ethan, questo è sicuro. Però sto iniziando ad affezionarmi a lui; pian piano lo capisco sempre di più e quando lo guardo vedo tutto il dolore che si tiene dentro.
Ethan è un ragazzo complicato. Fa tanto per apparire premuroso, dolce e simpatico ma dentro di lui c'è una guerra in atto.
A fine cena io ed Eth aiutiamo mia zia a pulire tutto e poi saliamo in camera mia e ci sediamo spalla a spalla sul mio letto.
«Mi spiace tanto per quel che ha detto mia zia» Sentivo il bisogno di dirglielo.
«Tranquilla. E comunque ha ragione, forse dovresti stare lontana anche da me»
Mi alzo subito in piedi e mi metto davanti a lui per poi prendergli il viso tra le mani costringendolo a guardarmi «Non dirlo nemmeno! Tu non sei come quella gente, sei un ragazzo troppo buono e dolce»
«Non dire mai più che sono dolce» mi guarda male.
Io premo le mani sulle sue guance e il suo viso prende una forma dolcissima, le sue labbra ora sporgono prendendo una forma strana e sembrano morbidissime... un momento! Ma che dico?
«Guarda che faccino dolce che hai! Sembri un orsacchiotto!» rido.
Vedo un sorriso nascere sul suo viso, poi mi prende per i fianchi e mi butta sul letto.
Lancio un urlo ridendo e lui si mette sopra di me e inizia a farmi il solletico.
«NO! Ti prego smettila!» rido come una matta e lui con me.
«Sono ancora dolce?»
«Se continui, si!»
E finalmente la smette... si stende al mio fianco e continua a ridere.
«Sei un'idiota» dico io ridendo.
«Si si, un'idiota carino» mi fa l'occhiolino.
Poi si alza dal letto e si siede alla mia tastiera.
«Che fai?» chiedo.
Lui mi guarda e sorride, poi la accende e inizia a fare qualche accordo per scherzare.
«Sai suonare qualcosa?»
«Mmh si, mi ricordo solo una canzone... ma non so come si chiama»
Inizia a suonare e subito riconosco la melodia.
«È Claire De Lune» dico.
Lui mi sorride e continua a suonare. Ha il viso concentrato e le sue dita scorrono velocemente sulla tastiera. È più rilassato, le sue dita si muovono con così tanta facilità che sembra semplice suonare il pianoforte.
Mi siedo vicino a lui, poggio la testa sulla sua spalla e chiudo gli occhi per godermi quella magnifica melodia.
«Come hai imparato a suonare?» gli chiedo non appena finisce.
«Mia madre, quando aveva tempo per me, mi insegnava a suonare il pianoforte. Ha sempre amato questo strumento.
Mi portava a casa di una sua carissima amica che ne aveva uno e mi insegnava a suonarlo per ore» Sorride malinconico «All'inizio la odiavo, non volevo imparare a suonarlo, mi rendeva uno sfigato agli occhi dei miei amici. Ma col tempo ho iniziato ad amarlo, e lo suonavo sempre. Questa era la nostra canzone»
Parla con tanta tristezza che mi fa male al petto.
«Perché hai smesso?» chiedo a voce più bassa.
Lui porta lo sguardo su di me «Mio padre ha iniziato a essere quello che è: si ubriacava, è stato licenziato e a casa urlava sempre contro a mia madre. Poi sono arrivati i debiti e mia madre lavorava sempre di più per pagare tutto. Abbiamo perso entrambi la passione e ora quello è solo un ricordo lontano»
Poggio la mano sulla sua, che è ancora sulla tastiera «Mi spiace tanto...»
Lui sospira e mi accarezza la mano col pollice.
«Invece dimmi un po': qual è stata la prima canzone che hai imparato a suonare?» mi chiede con curiosità.
Rido leggermente e con imbarazzo poso le dita sulla tastiera e inizio ad intonare il ritornello di Tanti Auguri A Te.
«Non ci credo. Scherzi vero?» inizia a ridere.
«Dai! Ero piccola ed ero alle prime armi!»
«Imbarazzante...» ride ancora.
Io lo spintono leggermente e lui con ancora quel sorriso sulla faccia mi lascia un bacio sulla guancia.
Inizia a bruciarmi la zona dove le sue morbide labbra hanno toccato la mia pelle e inizio a sentire caldo. Non me lo aspettavo ma devo ammettere che non mi è dispiaciuto.
«Scusa, io...» tenta di dire qualcosa.
«Tranquillo» gli sorrido.
Per fortuna non finiamo per imbarazzarci nuovamente e non so come finiamo stesi sul mio letto, spalla a spalla.
Parliamo del più e del meno quando, senza rendercene conto, ci addormentiamo abbracciati: la mia testa poggiata sul suo petto e le sue braccia attorno ai miei fianchi.

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