Capitolo 4 - Luna Park

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Ashley

È ormai sera e sono appena tornata a casa dalla giornata con le ragazze: sono stanchissima.
«Sono tornata» Dico entrando.
«Ashley vieni un attimo in salotto» Dice mio padre.
Stranita faccio come mi ha detto.
«Che succede?» Trovo i miei seduti sul divano con davanti a loro il computer.
«Leggi un po' questa e-mail» Mi sorride mia madre.
Prendo il computer e la leggo.

"Signorina Ashely Parisi,
abbiamo letto il suo curriculum e siamo lieti di informarla che ha ottenuto un provino per poter entrare nella nostra scuola. È pregata da inviarlo entro la fine di questo mese.
Per maggiori informazioni può contattarci tramite e-mail.
Juilliard School."

Rileggo più volte il messaggio e quasi non ci credo.
«Che significa? Vi giuro che io non ho inviato il mio curriculum se è questo che pensate» Subito li avverto.
«Lo sappiamo Ashely» Dice mia madre.
«Siamo stati noi ad inviarlo» Dice questa volta mio padre.
«Come? E dove lo avete trovato?»
«Sul tuo computer, ti conosciamo abbastanza da sapere che lo avevi già preparato»
«Quindi mi fate andare a New York?» Chiedo titubante.
«Se passerai il provino, si. Potrà servirti allontanarti un po' e vivere la vita che desideri. In più sai bene la lingua, ti ambienterai bene»
Abbraccio forte i miei e li ringrazio.
«Non vi deluderò,lo prometto»
«Ne siamo sicuri. Ora vai a riposarti che da domani tuo padre ti aiuterà con le canzoni per il provino»
«Davvero?» Chiedo sorpresa.
Mio padre è stato il mio primo "insegnante" per canto e pianoforte;
la musica è una passione di famiglia e lui è quello che ne sa di più.
«Certo, da domani ci mettiamo a lavoro»
Lo abbraccio e lo ringrazio.
«Ora vado a letto, a domani»
Li saluto e salgo al piano di sopra, prendo il cellulare e scrivo alle ragazze:

"Vado a New York!"

Passo almeno un'oretta a spiegare loro il tutto e a organizzarci per quando partirò, sempre se riesco a superare il provino,
poi mi metto a letto.
Domani sarà una lunga giornata.

Ethan

«Allora campione, dove vuoi andare?» Chiedo a Matias non appena esce da casa della nonna.
«Non sali a salutare nonna?» Mi chiede lui.
«No, avrà da fare, e poi ti ho promesso un pomeriggio insieme.» Lui sorride e corre verso la macchina impaziente di iniziare.
A dir la verità non voglio salutare la nonna perché poi inizia col farmi tantissime domande su qualsiasi cosa: la scuola, la famiglia, le ragazze e poi inizia a dire come devo comportarmi con una donna per farla felice e bla bla bla...passano le ore e inizio a rompermi e quando le dico che devo andare ci sta male.
Capisco che mi voglia bene ma proprio non ce la faccio a sentirle dire tutte quelle cose.
«Andiamo al Luna Park?» Mi chiede Matias non appena entro in auto.
«Luna Park? Va bene, ci sta» Gli sorrido e metto in moto.
Passiamo il pomeriggio a provare tutte le giostre che voleva Matias.
Ha vinto anche un pupazzo.
Abbiamo mangiato lo zucchero filato e un panino, infatti credo che mia madre stasera si infurierà perché gli ho "rovinato l'appetito".
Mentre torniamo a casa mi arriva una chiamata proprio da lei.
«Non preoccuparti, stiamo tornando» Le dico subito.
«No Ethan, veramente volevo dirti che tornerò tardi a casa»
Stringo forte il telefono per contenere la rabbia.
«Che succede a lavoro?»
«Ma no, niente, è solo che c'è molto da fare quindi tornerò tardi» Dice lei.
«Quanto tardi?»
«Non lo so, credo intorno le 4 di mattina» Risponde.
«Stai scherzando? Mamma devi smetterla di ucciderti così per questo lavoro dove ti danno uno stipendio di merda» Non sopporto il suo lavoro: la fanno lavorare tanto per poi darle un piccolo stipendio che serve a malapena per sfamarci, per questo devo darle un aiuto.
«Lo so Eth ma è sempre meglio di niente»
Sospiro e annuisco anche se lei non può vedermi.
«Va bene, allora ti aspetto» Le dico.
«Non c'è bisogno, vai a dormire»
«Mi conosci, vado a dormire sempre tardi, non preoccuparti»
«Va bene, però metti a letto Matias, deve andare a scuola»
«Ok, a più tardi» E chiudo subito la chiamata.
«Mamma non viene a cenare?» Mi chiede Mat.
«No, torna tardi» Rispondo un po' freddo.
Non appena arriviamo a casa Matias va a lavarsi mentre io prendo una birra dal frigo e la bevo mentre accendo il notiziario.
Sempre le solite cose, niente di nuovo.
Qualche ora dopo Mat è andato a dormire e io sono seduto sul divano a rileggere Orgoglio e Pregiudizio.
I libri sono un punto a favore che posso avere con alcune ragazze, ma non lo è se qualche ragazzo del mio gruppo lo venisse a sapere.
Qui i libri sono cose da ragazzine o secchioni, come dicono loro, e ovviamente non sono soggetti che si possono trovare nel Bronx.
Non so perché mi piaccia tanto leggere questi romanzi, è una cosa che faccio sin da piccolo.
Ho questo segreto da quando ero bambino, credo di aver ereditato da mia madre questa passione della lettura.
Dopo aver letto un po' di capitoli sento la porta di casa aprirsi rivelando mia madre con un'espressione stanchissima che non le ho mai visto in viso.
Chiudo il libro e mi alzo andandole incontro.
«Mamma, sei distrutta» Dico guardandola tristemente, mi fa male vedere la donna più importante della mia vita così.
«Si lo so, e devo anche piegare i panni» Sbuffa e qualche lacrima le scende sul viso, odio vederla piangere.
Le asciugo subito le lacrime.
«Vai a dormire, ci penso io» Non lo faccio mai, ma per questa volta posso fare un'eccezione.
«No non ti preoccupare» Scuote il capo.
«Mamma a malapena ti reggi in piedi, vai a dormire, ci penso io» Le accarezzo le spalle.
A volte sembro il padre che manca in questa casa.
«Sei sicuro?»
Annuisco e le lascio un bacio sulla fronte.
«Buonanotte» Le dico.
«Buonanotte» Risponde quasi sussurrando, per poi andare in camera sua.
Sospiro e passo la notte in bianco a stirare e piegare panni.

E poi sei arrivato tu...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora