Capitolo 18 - Geloso?

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Ethan
L'ho presa per mano e una scossa mi è salita per tutto il braccio.
L'alcool mi fa brutti effetti, devo smettere.
Comunque alla fine l'ho portata in un pub lì vicino; Se c'è una cosa che ho capito di lei è che ama il nostro "cibo spazzatura".
Come biasimarla...
Il pub non è pieno, ci sono solo alcune coppie o famiglie attorno a noi, e il colore predominante è il rosso.
Ci sediamo uno di fronte all'altro, mi tolgo gli occhiali e in silenzio ordiniamo.
So che non vuole farmi innervosire, glielo leggo in faccia, muore dalla voglia di sapere perché ho bevuto e perché sono venuto subito da lei. Vuole risposte chiare ma non posso dargliele.
Questa è una cosa troppo grande e personale. Cazzo non lo sa nemmeno mia madre, non lo sa nessuno, l'ho sempre tenuto per me.
Se volesse potrei dirle anche tutte le cose illegali che faccio, ma questo non posso.
«A che pensi?» mi chiede abbassando il menù, vedendo che io invece di scegliere da mangiare sto guardando il vuoto.
«Niente. Tu che prendi?» cambio argomento.
Il suo viso concentrato torna sul menù e storce le labbra pensierosa. «Non ne ho idea, mi piace tutto!»
Sorrido nel vederla così: con le sopracciglia corrugate che legge il menù come se stesse leggendo la traccia di un esame importante. È così buffa.
Le prendo il menù dalle mani e lo chiudo poggiandolo sul tavolo. «Scelgo io per te, sono sicuro che ti piacerà»
«Non lo leggi nemmeno?» chiede confusa.
Le faccio l'occhiolino «Tranquilla»
Chiamo il cameriere che ha più o meno la nostra età. «Siete pronti per ordinare, signori?» chiede.
«Si, due porzioni di Mac&Cheese. Poi da bere, per me una birra. Tu Ash?»
Lei mi guarda male perché non vuole che bevo ancora. «Anche per me una birra» dice e sorride cortesemente al cameriere che...arrossisce! Oddio che idiota.
«Puoi andare» gli dico con un tono un po' troppo brusco.
Beh perlomeno ha funzionato perché lui imbarazzato si allontana.
«Ma che ti ha fatto quel poveretto?» mi chiede non appena scompare dalla nostra vista.
«A me niente, ma hai visto come ti guardava? Lo hai conquistato con un sorriso» ridacchio.
Lei arrossisce imbarazzata «Si vabbè, certo»
Si sminuisce troppo, lei non vede come la guardano i ragazzi quando gli passa davanti. E la cosa bella è che lei non se ne rende minimamente conto e quando glielo dico non mi crede.
Ogni volta che facciamo qualche giro per la città c'è sempre qualcuno pronto a sbavarle dietro.
Beh non gli do torto, è una ragazza bellissima. Ma non devono avvicinarsi a lei, non è adatta a tutti questi idioti.
«Ashley chiama Ethan! Ci sei?» mi sventola una mano davanti al viso.
«Sono qui»
Lei ridacchia «oggi sei nel mondo delle nuvole. Mi dici a che pensi?»
«No» faccio un sorrisetto provocandola e lei sbuffa.
«Si vede che sei ancora ubriaco»
«Da cosa lo noti?» chiedo confuso.
«Sei ancora antipatico» dice serissima, ma non le riesce perché sto già ridendo.
«Sappiamo tutti benissimo che il ragazzo stronzo attira» dico.
«Si, nei libri» ribatte.
Poggio i gomiti sul tavolo e mi sporgo verso di lei. «Vorresti dirmi che non ti attiro nemmeno un po'?» la provoco.
Si sporge anche lei verso di me e i nostri nasi quasi si sfiorano. «Per niente» sorride.
Fisso i miei occhi nei suoi e noto che non sono di un semplice marrone, ci sono molte sfumature che creano quel colore. Sono bellissimi: gli occhi sono lo specchio dell'anima. Lei ha tantissime sfumature di sé nascoste e improvvisamente ho il bisogno di scoprirle tutte.
«Io credo che sei tu quello attratto da me» dice poi, notando il mio silenzio.
«Pff, ti piacerebbe» mi allontano e mi rimetto seduto sulla sedia. Lei copia il mio gesto.
In quel preciso istante arrivano le nostre ordinazioni.
«Avete bisogno d'altro?» chiede lo stesso cameriere di prima.
Beh chiede ad Ashley, più che a me.
«No, se abbiamo bisogno ti chiamiamo» rispondo con lo stesso tono di prima.
Lui si allontana annuendo silenziosamente. Bene.
«A me questa sembra una piccola scenata di gelosia» dice Ashley con il solito sorrisetto.
«Figuriamoci... piuttosto mangia e dimmi com'è»
Entrambi facciamo un boccone e l'espressione sul suo viso mi fa sorridere spontaneamente. «Ti piace?»
Lei con gli occhi spalancati e la bocca piena annuisce. Sembra proprio una bambina, il che la rende buffa e dolce allo stesso tempo.
Ma che dico? Mi sembra di essere in uno stupido film per ragazzine.
«Sapevo ch ti sarebbe piaciuto»
Lei si pulisce la bocca «è squisito, davvero»
Continuiamo a mangiare e rimaniamo in silenzio perché: uno, non abbiamo niente da dirci e due, entrambi stavamo morendo di fame.
Non appena finisce di mangiare, prende il telefono con urgenza e guarda l'orario.
«Che succede?» le chiedo mentre bevo un ultimo sorso di birra.
«Stavo per dimenticarmi che alle 16:30 ho una lezione a scuola ma per fortuna ci vuole ancora un'ora. Ho tempo»
«Che lezione?»
«Tiro con l'arco. È un corso pomeridiano gratuito, mi incuriosisce»
Ridacchio al pensiero di Ashley che lancia una freccia contro il suo insegnante, per sbaglio.
«Perché ridi?» mi guarda male.
«Stavo pensando che ucciderai qualcuno con quelle frecce. Posso venire a vedere la lezione?» sorrido.
Lei sbuffa «Assolutamente no, e non farò male a nessuno! Chiaro?»
Annuisco ridendo.
Continuiamo a parlare un altro po' fin quando quel cameriere ritorna e ci interrompe.
Non lo sopporto.
«Tutto bene, signori?»
Io lo guardo male e Ashley se ne accorge, infatti risponde subito per non far parlare me «Tutto buonissimo, grazie» sorride gentilmente.
Il cameriere le sorride contento, ma so che non è per il complimento del pasto.
«Volete che vi porti un dolce?» chiede, ovviamente più ad Ashley che a me.
Lei mi guarda sorridendomi e pregandomi con lo sguardo di non fare scenate stupide.
Non faccio scenate!
«AMORE, devi assolutamente provare i brownies» dico mettendo in risalto il nomignolo che le ho dato.
Lei come risposta alza gli occhi al cielo e si rivolge al tizio col solito sorriso. «può portarci due porzioni di brownie?»
Lui sorride «Certamente!» sta per andarsene ma poi ci ripensa. Quasi quasi lo mando in cucina a calci.
«Non vorrei sembrare scortese e impiccione ma, sei straniera?» chiede imbarazzato e incuriosito.
Ok ora basta «Se non vuoi essere impiccione allora non chiedere, non ti pare?»
Ashley mi guarda male «Ethan, smettila. Non ha chiesto niente di male» poi si rivolge allo stronzo «Si sono italiana» e gli sorride ancora. Perché non la smette? E perché a me interessa qualcosa?
«Sentivo, in effetti, un accento diverso. Sei qui da poco giusto?»
Ma questo qui lo pagano per dialogare o per servirci?
«Si, da qualche settimana»
Sbuffo ma Ash non mi da retta.
«Ti troverai molto bene qui! Se vuoi posso farti vedere la città qualche volta»
Ashley sta per rispondere ma questa volta la interrompo. Ora è il mio turno di parlare.
«Ei, perché non ti levi dalle palle? Se non te ne fossi accorto lei è fidanzata e il ragazzo in questione, cioè io, le ha fatto già vedere la città quindi tu non servi. Ora vattene e fai il tuo lavoro»
Sarò stato troppo scontroso ma non me ne importa, se quest'idiota sapesse che sono del Bronx non girerebbe più intorno ad Ashley.
Non so perché io abbia detto che lei è la mia ragazza ma questo tizio mi ha stancato e se serve a mandarlo via allora lo ripeterò all'infinito.
Alle mie parole Joe, a quanto dice il suo cartellino, mi guarda dispiaciuto «Mi scusi, ora vi porto i Brownies» e se ne va in cucina.
Finalmente!
Ashley ora mi sta guardando malissimo, ho quasi paura. Quasi...
«Sei stato veramente odioso sai?»
Io faccio spallucce.
«Quindi vorresti dirmi che questa nemmeno era una scenata di gelosia?»
Io le punto un dito contro «Assolutamente no! Sai che non voglio relazioni»
«E quindi? Questo non significa che non le voglia anche io! Sembrava simpatico e sei stato veramente stronzo con lui» incrocia le braccia al petto e continua a guardarmi con quello sguardo. Se gli sguardi potessero uccidere, ora sarei stecchito.
«Lui non era alla tua altezza, so io chi può andar bene per te»
Lei ride «E chi? Sentiamo»
«Per ora ancora non lo so, si vedrà» dico indifferente.
«Non sei mio padre Ethan, ne ho già uno e non ne ho bisogno di un altro. Puoi fare da padre a tuo fratello ma a me no, chiaro? Le decisioni che devo prendere le faccio da sola, decido io della mia vita e se pensi che io sia diventata la tua bambolina che puoi manipolare quanto ti pare allora io non voglio più vederti»
Detto questo si alza dalla sedia, prende la sua borsa e fa per andarsene. Le sue parole mi hanno colpito, sono stato esagerato ma è stato più forte di me.
Le prendo il polso e la fermo «aspetta, ti prego scusami. Non volevo, è solo che mi sento molto protettivo nei tuoi confronti»
Lei sospira e torna a sedersi «Beh vedi di tenerla a bada questa cosa perché quello che hai detto prima mi ha infastidita molto»
Ha ragione, sono stato un idiota; l'ho fatta sentire un oggetto parlandole in quel modo. È stato un colpo basso anche per uno come me.
«Hai ragione, scusami»
Lei annuisce e mi sorride per farmi capire che non si è offesa.
A portarci i brownies è un altro cameriere e io gioisco mentalmente. Devo averlo spaventato e credo che Ashley stia pensando quello che penso io perché mi guarda con un sopracciglio alzato.
Io ridacchio e faccio un morso al dolce e lei copia il mio gesto.

...

«Vuoi che passo a prenderti quando finisci?»
A fine pranzo ci siamo fatti portare il conto e io le ho vietato di pagare metà del conto. Io l'ho "invitata" a pranzo e io devo pagare. E poi non può pensare che glielo avrei fatto fare, sono un gentiluomo oltre che a essere uno stronzo.
Abbiamo fatto due passi per smaltire un po':io l'alcool ancora nel mio corpo e lei il cibo, poi siamo tornati in auto ed essendo che mi sentivo meglio mi sono messo al posto guida e l'ho portata davanti scuola per la lezione pomeridiana.
«No non preoccuparti, ho molto da studiare per domani quindi non potremmo nemmeno uscire» mi guarda dispiaciuta.
Un po' dispiace anche a me, non voglio tornare a casa perché non sono pronto a riaffrontare tutti i miei problemi. Quando sono qui, con lei, mi sembra di avere una vita tranquilla e perfetta: la vita che ho sempre desiderato; poi non appena rimetto piede nel Bronx mi ricordo chi sono veramente...
«Va bene, allora poi ci sentiamo»
Lei annuisce e mi lascia un bacio sulla guancia. Non me la sento a lasciarla andare, ho bisogno di lei.
«Non farti arrestare mentre io non ci sono» scherza mentre esce dalla macchina.
«Non ti prometto niente» le faccio un sorrisetto e non appena la vedo entrare nel grande edificio, sfreccio via tornando dai miei problemi.

E poi sei arrivato tu...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora