Capitolo 2 - sabato sera

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Ashley

«Ciao Carla» Saluto il mio capo non appena entro.
«Ashley, sei arrivata. Forza mettiti subito a lavoro, oggi abbiamo tanto da fare»
Passo così il resto del mio pomeriggio.
Mi piace dove lavoro, ho sempre amato leggere; Lavorare in questa libreria mi dà un senso di leggerezza, mi fa sentire a casa.
Prima di uscire Carla mi dà lo stipendio di questo mese.
Forse se iniziassi a mettere dei soldi da parte...ma cosa sto dicendo? Sto dando retta alla psicologa? Non andrò mai a New York.
Torno a casa giusto in tempo per cenare con i miei.
Sono figlia unica, ho sempre voluto avere una sorellina però per i miei genitori non è stato più possibile.
«Com'è andata la prima seduta con la psicologa?» Chiede mia madre non appena siamo tutti seduti a tavola.
«Bene, mi ha dato qualche consiglio e abbiamo parlato un po'»
Vado sul vago, preferisco non dirle niente riguardo New York almeno per adesso.
«Secondo me è esagerato averla mandata lì: tutti ci sono passati a quest'età. Se andassimo tutti da uno psicologo per ogni singolo problema allora al mondo nessuno saprà più ragionare con la propria testa»
Mio padre è un uomo un po' complicato: mi vuole bene però non gli piace quasi niente delle cose che faccio, si aspetta sempre di più da me.
«Caro però per lei sono stati 5 anni di relazione, se le consigliano lo psicologo perché con le sue amiche ha funzionato allora vale la pena tentare, no?»
Mia madre invece è sempre dalla mia parte: a volte si è ritrovata a litigare con mio padre per questo.
«Io rimango della mia idea...»
Mia madre sta per rispondergli ma la blocco.
«Lascia stare mamma, non fa niente» Finisco di cenare, sparecchio e salgo in camera mia.
A volte capisco mio padre: i suoi genitori non gli erano mai stati molto vicini, infatti è sempre stato indipendente. Ma questo non vuol dire che non si deve chiedere aiuto qualche volta.
Mi siedo al pianoforte e inizio a suonare qualche accordo per rilassare un po' la mente.

Ethan

«Dai amico tanto lo sai che ci vai sempre bene»
«Fallo per le nostre nuove amiche»
È un altro sabato sera e come sempre qui nel Bronx c'è una gara di corse d'auto clandestine.
La polizia evita di venire in questo quartiere di New York: sa che non gli conviene, soprattutto dati certi soggetti che vivono qui. Quindi non ci hanno mai beccati.
Io ovviamente partecipo sempre a queste gare e le ho sempre vinte, e infatti i miei amici, se così posso chiamarli, mi chiedono di farne una anche stasera solo per fare il figurone con delle ragazze che si sono appena unite a noi.
«E va bene» Sbuffo.

Sia chiaro, ho accettato solamente perché il vincitore si prende un bel mazzetto di soldi, e ne ho bisogno.
Più che altro servono a mia madre:
quello stronzo di mio padre ci ha abbandonati non appena lei gli ha detto di essere incinta di mio fratello minore, è scappato a gambe elevate per non prendersi altre responsabilità. Io gli bastavo e avanzavo.
Da una parte è stato meglio così: tornava sempre a casa ubriaco marcio, l'ho sempre odiato, non è mai stato un buon padre e nemmeno un buon marito.
Quello che più mi innervosisce è che ha abbandonato mia madre con un bambino che ora ha 6 anni e un altro figlio di 21, e in più con dei debiti da pagare.

Per questo faccio le gare: oltre al fatto che mi aiutano a sbollire la rabbia, mi fanno portare anche abbastanza soldi a casa per pagare qualche bolletta e un po' da mangiare.
Poi ovviamente mi metto sempre dei soldi da parte, non si può mai sapere.
Mia madre non sa da dove li prendo: crede che io faccia qualche lavoretto part time.
Lei è l'unica donna del Bronx che conosco che odia tutta la merda di questo posto, se viviamo qui è solo perché non abbiamo abbastanza soldi per andarcene e anche perché in questa zona l'affitto costa poco e possiamo permettercelo.
«Zack voglio fare una corsa»
Zack è come il Boss del quartiere.
«Ethan, certo, prendi l'auto che preferisci: iniziamo tra poco»
Mi avvio verso l'auto che uso quasi sempre per queste corse e inizio ad accenderla.
Si mettono in postazione anche gli altri concorrenti e quando siamo pronti, dopo un fischio, partiamo.
Corro per provare a dimenticare un po' i problemi a casa, premo sempre di più sull'acceleratore.
Il ricordo di quell'uomo mi fa andare su tutte le furie, vado al massimo della velocità: ho superato tutti.
Dopo una quindicina di minuti raggiungo il traguardo finale e come sempre vinco, esco dalla pista e parcheggio l'auto.
«Fantastico come sempre Ethan, ecco i tuoi soldi.» Si congratula Zack.
Prendo i soldi e gli faccio un cenno col capo per poi tornare dagli altri.
«Sei stato grande amico!»
«Si Eth dovevi vederti, sei stato fantastico»
«Si grazie ragazzi, sentite andiamo a prendere qualcosa da bere?»
«Avete sentito? Forza tutti in disco!»
Si prendono le nuove ragazze e ci avviamo.
Arrivati in discoteca ci dirigiamo verso il piano bar.
Prendo qualcosa di forte e uno tira l'altro: io e i ragazzi siamo completamente andati, finalmente ho la mente più leggera.
Ho voglia di divertirmi, hanno ragione, basta col muso lungo.

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