Capitolo 32.

644 41 42
                                    

Don't go away, Oasis

Dimmelo che non sono pazza a voler credere ancora alle favole;
Dimmi che vorresti crederci anche tu.
E dimmi, ti prego, dimmelo che anche io sono quell'amore di cui hai tanta paura.
(Serena Pacettini)

Erik's pov.

Non ero certo che in fondo fosse stata una buona idea.

«Credi che sia stata una buona idea?» mi chiese Jackson, guardandomi accigliato.

«Lo è stata.» annuii, cercando di convincermene.

Mugugnò qualcosa, guardandosi allo specchio. Salii sulla pedana di lato a lui, sistemandomi il papillon. «Da quel che so, Florencia detesta le imboscate.» mi guardò storto, mentre mi spingeva giù.

Lo guardai col completo elegante, quello con cui avrebbe detto il fatidico , e scossi la testa. «Adesso ti calza a pennello.» fu la mia risposta.

Lui si voltò verso di me, puntandomi il dito. «Spero che tu sappia quello che stai facendo, amico.»

«Già, lo spero anch'io.» bofonchiò mia sorella, spuntando fuori dal camerino, con i capelli più vaporosi che mai. «O dovrai vedertela con quella furia argentina...»

«Puoi ricordarmi perché diavolo ce la siamo portati dietro?»

Lui la guardò, e sorrise. «Perché è l'unica persona senza peli sulla lingua, e lo apprezzo. Devo essere certo di essere perfetto quel giorno.»

«Bleah, ma come sei smielato.» ridacchiò Janel, mettendosi davanti a lui. «Ho guardato gli altri gemelli, ma questi sono decisamente i più belli.» gli sorrise, aiutandolo a metterli.

«Stavo dicendo a tuo fratello che non so se quello che ha in mente sia una buona trovata, Janel.» si schiarì la voce, guardandomi di sbieco. «Insomma, Flor è...»

«Esplosiva?» rispose lei.

Sorrisi, sistemandomi i capelli ribelli e disordinati davanti allo specchio. «Flor è...»

Flor's pov.

«Stupenda!» esclamò Joe, sistemandomi le due ciocche di capelli che ricadevano sul viso. Mi guardò, soddisfatto del suo lavoro, mentre Lavone di lato a lui annuiva.

«Hermosa, Florcita mia.» mi sorrise mia madre, con occhi lucidi. «Una chica muy linda! Una mujer!»

«Oh, dai mamma...» mi guardai allo specchio, spostando la testa prima a destra e poi a sinistra. «Non pensate che sia..." troppo"?»

Le due donne davanti a me si guardarono, mentre Joe si mise una mano sulla fronte, e poi tutti e tre scoppiarono a ridere. «Ma bambina mia, sei la semplicità fatta persona! Così elegante e carina. Perché mai dovresti essere esagerata?» Lavone alzò gli occhi al cielo, guardando il suo orologio.

«E i lavori di Joe, non sono mai "troppo", tesoro.» mi disse lui, prendendo a sistemarmi qualche boccolo fuori posto.

«Vedi di non arrivare in ritardo, stavolta.» mi additò Lavone.

«Nessun ritardo, lo giuro.» ridacchiai. «Puoi già iniziare a dirigerti. Ho quasi finito qui.»

Si scambiò un'altra occhiata con mia mamma, e dopo aver preso la sua borsa e la stola in seta, uscì insieme a Joe, non prima di avermi fatto mille raccomandazioni su come non far diventare crespi i miei capelli.

«Sei agitata, niña?» mi domandò mia madre, sistemandomi il vestito.

«Un po'.» ammisi, pensierosa. «Il pensiero di vedere Erik mi eccita, ma al tempo stesso mi mette in agitazione.» mi voltai per guardarla. «Non so che cosa aspettarmi, mamma. Vorrei che vedendolo non provassi assolutamente nulla. Ma già al solo pensiero mi sento cedere le ginocchia.»

Dalla tua parteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora