Capitolo 30.

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"Volevo dirti che stare lontani non vuol dire perdersi, vuol dire solo far fare all'amore salti più grandi"
(Gio Evan)

Una settimana dopo

«Devi andare a casa a riposare un po', mi amor.» sospirò mia madre, scostandomi una ciocca di capelli dal viso. «Hai l'aria distrutta.»

«E di chi non vede il letto da mesi.» l'apostrofò Lavone.

Mia madre annuì. «Noely sta meglio, mentre tu no. Per niente. È stata una settimana difficile, lo comprendo. Ma adesso che hai la certezza che tua figlia sta bene, e che è completamente fuori pericolo, devi riprenderti, e riprendere in mano la tua vita.»

Mi voltai verso Lavone, che mi rivolse uno sguardo accigliato. «Anche se quel coglione del tuo ex è ricomparso, piccola, questo non deve in alcun modo buttarti giù o condizionarti. La bambina ha reagito bene, alla vista del padre, e non ha nessun trauma. Adesso meriti un po' di pace, Flor. E guarda il lato positivo, ogni tanto avrai del tempo in più per te stessa. Soprattutto per studiare.»

«Ti hanno presa?!» esclamò mia madre, incredula.

Guardai Lavone, scioccata. «Mi hanno presa?» per poco non caddi dalla sedia.

Lei ci guardò entrambe con sguardo fiero, e annuì. «Ti hanno presa, bambina.»

«Mi hanno presa...» mormorai, sconvolta.

Guardai mia figlia, coricata ancora nel letto di ospedale, mentre dormiva, e feci cenno a mia madre e a Lavone di andare in corridoio.

Non appena chiusi la porta, iniziammo tutte e tre a saltellare come delle bambine, e continuavamo a ripetere «Mi hanno presa!» e «L'hanno presa!»

«Ma in così poco tempo, tesoro...»

Lavone mi fece l'occhiolino.

«In realtà è da un paio di mesi che avevo mandato la domanda, mamma. Non vi avevo detto nulla per non illudere anche voi che potesse andar bene. In fondo, era solo un'idea. E non potrò accettare, se non mi daranno una borsa di studio. Ma sono così felice che mi abbiano presa...» mi portai le mani alla bocca, e per la prima volta dopo diversi giorni, non dovetti fingere un sorriso.

«Doris, le ho scritto una lettera di raccomandazione con i fiocchi. E anche qualche mia conoscenza...ha aiutato.» sorrise, orgogliosa. «Sono così felice che possa coronare il suo sogno.»

Mia madre annuì, ancora senza parole. «Questo è un gran traguardo, niña.» mi prese le mani tra le sue, e vidi i suoi occhi farsi lucidi. «Borsa di studio o meno, tu andrai in quel college. Io e tuo padre ti daremo una mano.»

«Non posso accettare, mamma. Tu e papà avete fatto così tanto...»

Mi liquidò con un gesto della mano. «Non esiste una quantificazione a "quanto" possa fare un genitore per il proprio figlio. E questo lo capisci bene, adesso che sei mamma.»

Annuì.

Presi il telefono, e inevitabilmente restai delusa quando non vi trovai nessun messaggio.

La prima cosa che avrei voluto fare, non appena Lavone mi aveva dato la notizia, era quella di correre da Erik per dirglielo. Non lo avevo detto neanche a lui che avevo fatto domanda per il college. Avevo solo accennato al fatto che avrei voluto farlo.

Lui era sempre stato il mio più grande sostenitore...

Presi un respiro profondo, e posai il telefono in tasca.

«Ancora niente?» mi chiese Lavone, facendo un cenno con la testa in direzione della mia tasca.

Guardai mia madre, che in quel momento era al telefono con qualcuno.

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