Capitolo 19.

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L'anima te la prende solo chi è davvero in grado di vederla.
(Massimo Bisotti)

«Non posso crederci.»

«Erik...»

«Sono deluso, Florencia. Davvero, tanto ma tanto deluso.» non mi guardava, ma il tono della sua voce era duro e rabbioso.

Prese a fare avanti e indietro di fronte a me, mentre io avevo ritirato le ginocchia contro il petto, e mi stringevo nel mio cappotto.

Tremavo. E non per il freddo. Ma per la rabbia che stavo leggendo nei suoi occhi.

Sapevo che non avrei ricevuto comprensione da parte sua. Soprattutto, non dopo aver saputo quello che gli era successo.

Eppure, una piccola, insulsa parte di me, sperava che avrebbe capito.

«Ma come si può essere così meschini? Come si può arrivare a tanto? Porca puttana!»

Tirò un pugno contro la parete, e sobbalzai.

«Avrei voluto saperlo prima. No, ma che dico, avrei voluto saperlo subito! Perché non ne sapevo niente?! Perché me lo hanno tenuto tutti nascosto?»

«Erik, ti prego, ascoltami un momento...»

«Grandissimo stronzo, figlio di puttana...»

La sua risposta iniziò con queste docili parole, e continuò con altrettante, forse un po' meno gentili.

«Quello lì è un pezzo di merda! Uno stronzo manipolatore, falso e crudele proprio come quella zoccola di sua madre! C'era da aspettarselo, che prima o poi ti avrebbero pugnalato alle spalle.»

Cosa?!

«Quei due maledetti bastardi avevano architettato tutto, in modo che passassi tu come l'approfittatrice, e non lui. Il santo della famiglia Shelley, cosa che non è mai stato. Dovevano pararsi quel culo pieno di soldi, quei luridi tirchi senza cuore, in modo da non infangare il loro dannato cognome.»

«Ma di cosa stai parlando?»

Si fermò al centro della stanza. Mi guardò per qualche secondo, e poi venne verso di me, chinandosi davanti al divano.

«Non credo ad una sola parola di quello che ho sentito uscire dalla tua bocca.»

Restai senza fiato. «M-ma tu...»

«Non so perché non fossi al corrente di tutta questa storia. Questo è un gran casino. Un gran bel casino, Flor, cazzo. Avrei dovuto saperlo prima. Io...avrei per lo meno impedito che la voce si spargesse, o anche solo che quelli vicino a me pensassero una simile stronzata.»

«Come fai ad essere sicuro...»

Mi interruppe subito, penetrandomi con il ghiaccio dei suoi occhi. «Perché io ti conosco, Flor. So cosa c'è dentro di te. So chi sei. E non ho bisogno di sapere altro, o di avere spiegazioni da parte tua.»

Si passò nervosamente una mano tra i capelli e sospirò. «Ti conosco troppo bene per credere a delle cattiverie simili. E tu invece di scappare avresti dovuto darle pane per i suoi denti a quella...»

«Io l'ho saputo tardi. Troppo tardi perché potessi fermare tutto quel casino. Noely aveva già un anno.»

«Santo Iddio.»

«Già...un pomeriggio mi chiama tua sorella, e mi dice...bè...»

«Non capisco perché né lei, né mia madre, me ne abbiano mai parlato. Era una cosa importante. Ma a chi è mai potuto venire in mente...»

Ci guardammo per un momento, e poi esclamammo insieme «Janel.»

Sua sorella non gli aveva detto niente. Non gliene aveva mai parlato per proteggere lui, e anche me.

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