Capitolo 27.

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Leggete l'angolo autrice alla fine del capitolo!!

Conserva un po' di spazio nel tuo cuore per l'improbabile. Non te ne pentirai.

(Dal web)

Se c'era una cosa che poteva congelare un attimo di passione, ancor più di una secchiata di acqua gelida, era la voce di un bambino che raffreddava i tuoi bollenti spiriti per chiederti un bicchiere d'acqua e la favola della buonanotte. E un pezzo di nastro adesivo colorato di tua figlia.

Lo sguardo di Erik era così buffo e carino, che non avevo avuto nemmeno il coraggio di scoppiare a ridere. Eravamo stati interrotti. Ancora.

Avevo capito che il destino, per me ed Erik, riservava solo cose del tutto spontanee ed insolite. Come la nostra prima ed unica volta, nel sottoscala a casa dei genitori di Allison.

E se per una volta avevo deciso di lasciarmi andare completamente di mia spontanea volontà, ecco che il destino si bleffava di me, mandandomi contrattempi che mi permettevano di fermarmi a riflettere.

Ma quella volta, quella sera, non avevo nulla su cui riflettere, se non sul bellissimo uomo che in quel momento si trovava al piano di sotto a leggere la favola della buonanotte ad un bambino che non era suo, ma che lui amava come se lo fosse.

E quello era un motivo in più per cui io non riuscivo a togliergli gli occhi di dosso. E avrei tanto voluto spiarlo, ed osservarlo mentre lo faceva. Perché doveva essere tremendamente dolce. Ma sapevo bene che Tyler era stato guidato al piano di sopra da qualcuno...e quel qualcuno, era Janel, che dedicava quel momento della giornata per fare i suoi corsi personalizzati di yoga.

Quindi lei sapeva.

Allison sapeva.

Jackson sapeva.

Io ed Erik, a quanto pare, eravamo gli unici a non sapere cosa diavolo stesse succedendo tra di noi.

Mi misi il cuscino sulla testa, e chiusi gli occhi per un momento.

Poi tolsi il cuscino, li riaprii, e osservai la stanza in cui mi trovavo.

Ed ecco che di nuovo, i miei occhi andarono a posarsi sui vecchi mobili della nonna di Allison. Avrei potuto fare meraviglie, rimettendoli a nuovo, mi ritrovai a pensare.

Non avrei sciupato la loro bellezza, ma li avrei fatti apparire più moderni. Semplici, ma con delle nuove finiture, e con qualche dettaglio più curato qua e là.

Mi alzai, immaginando il lavoro che avrei potuto fare. Sfiorai la cornice che contornava lo specchio posizionato al centro della stanza, scheggiato e usurato dal tempo. Poi andai verso uno dei comodini, e notai la particolarità del legno massello, le sue varie sfumature, e anche lì, le diverse usure del tempo.

Non persi tempo, e presi un foglio, dove feci alcuni schizzi, ispirandomi a ciò che avevo davanti.

Ci lavorai per quasi mezz'ora, incurante del tempo che scorreva.

E mentre ero intenta a concentrarmi su uno dei dettagli più belli dei comodini, istintivamente, presi il mio computer portatile, e lo accesi.

La connessione era pessima, e dovetti girare in lungo e in largo per la stanza, prima di trovare un punto in cui potessi usare internet.

L'ultimo ricordo, prima di crollare sulla vecchia scrivania in legno massello, è la pagina aperta su Uffici e Servizi, del Middlebury College.

La mattina seguente, il rumore di un cellulare che vibrava, mi fece svegliare di soprassalto.

Mi guardai intorno, confusa, e la prima cosa che fece andare i miei sensi allerta, fu il forte odore di bagnoschiuma maschile.

La seconda, che ero sotto le coperte.

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